Impresa 4.0: non è un regalo, è un investimento

Tecnologia

Impresa 4.0: non è un regalo, è un investimento

Anche nel 2022 sarà possibile usufruire delle agevolazioni fiscali che sfruttano il credito di imposta. Si passa dal 50 al 40%, ma il vantaggio resta notevole

La ripartenza del Paese passa anche attraverso il 4.0, un articolato dispositivo che gli allevatori dovrebbero aver imparato a conoscere bene nella sue varie declinazioni, siano esse Transizione 4.0, che Industria 4.0 o Impresa 4.0. I vantaggi sono notevoli e il credito di imposta, per quanto ridotto rispetto ai primi anni, nel 2022 consente comunque di risparmiare il 40% dell’investimento ammesso, con l’aggiunta di un altro 10% qualora si decida di fruire della cosiddetta “nuova Sabatini”. La recente legge di bilancio ha ulteriormente prorogato i termini per fruire della 4.0, spingendosi sino al 2025, pur con un’ulteriore riduzione delle percentuali di credito di imposta, che scenderanno al 20%. Ma concentriamoci sul 2022.

L’intendimento del legislatore è chiaro, sfruttare l’effetto positivo del credito di imposta e offrire questa possibilità alle imprese attive sul territorio italiano che decidano di investire per rendere più efficiente la propria attività sfruttando l’innovazione tecnologica messa loro a disposizione dalle industrie produttrici di mezzi tecnici, materiali e immateriali. Il 4.0 è diventato così in poco tempo uno strumento che ha dato agli allevatori la possibilità di effettuare investimenti anche di notevole entità, che altrimenti sarebbero stati preclusi a molte aziende per mancanza di liquidità, e, parallelamente, ha offerto al mercato un sensibile aumento dei potenziali clienti.

Impresa 4.0, agevolazioni fiscali, credito imposta, innovazione tecnologica, Sabatini

Prima di pianificare un investimento 4.0 occorre non solo un’analisi tecnica, ma anche finanziaria 

 

Opportunità concrete

Un bocconcino goloso che ha dato vita ad un vero e proprio assalto alla diligenza, con la nascita di potenziali problemi creati dalla disinvoltura di alcuni venditori e dall’entusiasmo di molti allevatori che, pur di portarsi a casa il trattore nuovo fiammante, sono disposti a sorvolare su aspetti della normativa che invece sono cogenti. Il rischio? Non sapere cosa rispondere all’Agenzia delle Entrate quando verranno ad effettuare i controlli nei prossimi anni, con l’obbligo di restituire all’Erario le provvidenze di cui si è indebitamente fruito, oltre a sanzioni e rogne varie.

La normativa è complessa, i vincoli sono numerosi e le circolari dell’Agenzia delle Entrate (che, lo ricordiamo, non può legiferare, ma emana linee di indirizzo per i controlli piuttosto vincolanti) si moltiplicano, mettendo a fuoco la materia, ma non sempre semplificando il tutto. D’altro canto si parla di agevolazioni ingenti ed è chiaro che lo Stato si debba tutelare. Mentre nel Psr l’istruttoria è più complessa e prevede una valutazione tecnica molto attenta (ma dopo che ti hanno erogato i fondi, hai la garanzia che nessuno te li prenderà indietro), nel caso del 4.0 l’incentivo è automatico e spetterà ai controlli successivi la decisione se lasciare il beneficio o richiederne la restituzione all’erario con una sanzione che va dal 100 al 200%.

 

I prerequisiti formali

Per poter entrare nel mondo del 4.0 ci sono semplici regole da rispettare: 

• occorre essere un’impresa attiva sul territorio nazionale; 

• l’investimento deve servire per acquistare beni strumentali nuovi (il trattore usato, per quanto in condizioni splendide, non si acquista in regime 4.0);

• i beni acquistati devono essere utilizzati sul territorio nazionale (per cui se avete una stalla in Slovacchia scordatevi di installare là il bene 4.0 per il quale avete fruito del credito di imposta in Italia);

• non potete essere in liquidazione, fallimento, ecc.;

• dovete dimostrare di rispettare la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro;

• dovete versare regolarmente i contributi previdenziali e assistenziali ai vostri lavoratori;

• non occorre, lo specifichiamo anche se non è un prerequisito, che l’impresa sia in attivo.

 

I requisiti tecnici

L’altro grande aspetto è quello della “interconnessione”, che è la base per poter essere 4.0. Stiamo parlando dell’indispensabile scambio dati bidirezionale “da” e “verso” il macchinario interconnesso. Questa è la parte concettuale, che il legislatore ha poi normato con una serie di requisiti tecnici contenuti nel famigerato “allegato A”. Ma c’è anche la possibilità di una interconnessione “light”, che prevede solo lo scambio in un senso, per alcuni beni contenuti nello stesso allegato. Può sembrare una banalità, ma il problema principale è avere la certezza che un determinato bene rientri o meno nella 4.0, terreno insidioso e ricco di sfaccettature.

Il nostro consiglio? Sempre, ma specialmente nel caso di investimenti ingenti, è indispensabile il parere di un esperto, sotto forma di perizia. Sopra i 300mila euro di investimento le perizie tecniche asseverate sono obbligatorie, sotto questa cifra facoltative. Costano, ma almeno ci tutelano in caso di interpretazioni contrastanti con l’Agenzia delle Entrate. Ma, lo ricordiamo, la responsabilità primaria resta sempre in capo all’imprenditore.

C’è poi un altro aspetto non meno delicato, l’obbligatorietà dell’utilizzo dei dati. Ci spieghiamo meglio: acquisto un bene che rientra nell’allegato A e che è quindi ammissibile alla 4.0, allego alla mia autodichiarazione una perizia tecnica che attesta la veridicità di quanto attesto, interconnetto la macchina. Tutto perfetto, ma se non utilizzo i dati sono fuori dalla 4.0 e quindi sanzionabile. In questo caso non ci sono perizie che tengano ed è responsabilità totale dell’imprenditore. Ricordiamo anche che durante le verifiche non si controlla solo che in quell’istante la macchina sia interconnessa, ma si andrà a verificare il flusso di dati prima di quella data e si chiederà conto all’imprenditore di come i dati abbiano fatto crescere l’azienda. 

La ratio alla base del provvedimento è infatti che l’impresa abbia sposato la filosofia del 4.0 e non sia solo stata attratta dallo sconto. Con il credito di imposta si finanzia una rivoluzione culturale, non si danno soldi all’allevatore per consentirgli finalmente di acquistare il trattore dei suoi sogni.

Impresa 4.0, agevolazioni fiscali, credito imposta, innovazione tecnologica, Sabatini

Impresa 4.0 può aiutarci rendere più efficiente la nostra stalla, ma è indispensabile dimostrare l’utilizzo dei dati per essere in linea con la norma

 

Capienza fiscale

Chiariamo subito un aspetto delicato. Il Credito di imposta può essere usato esclusivamente per “compensare” imposte e tributi con il modello F24, non posso negoziarlo, cederlo o trasferirlo a nessun titolo. Nonostante le pressioni sul ministero dello Sviluppo Economico, la cessione del credito (che comunque resta sempre non tassato ai fini Irpef, Ires e Irap) non è stata presa in considerazione, per cui è tempo di introdurre un aspetto che ha già creato problemi a molte aziende, quello della “capienza fiscale”. Con questo termine si indica la capacità del contribuente di ridurre imposte e tributi tramite detrazioni. Se le tasse o le imposte da pagare hanno un importo superiore alla somma da portare in detrazione tutto bene, ma se l’azienda ha una capienza inferiore, perdo la quota in esubero del credito di imposta. 

La fiscalità forfettaria del mondo agricolo, a parte le aziende che sono in regime ordinario, diventa quindi paradossalmente un limite. A questo si deve aggiungere che la gestione del personale di un allevamento è estremamente variegata, specialmente quando chi lavora fa parte della famiglia, a differenza di un’azienda dove tutti i dipendenti sono assunti dalla società. 

Il problema è che posso regolarmente acquistare un bene ammissibile al 4.0, fruire potenzialmente di un robusto credito di imposta e poi non poterlo utilizzare tutto per la mancanza di capienza. Per cui, prima di imbarcarsi in questa avventura, è indispensabile fare due chiacchiere con il commercialista e vedere sino a quanto è possibile spingersi con le spese e pensare ad esempio ad altre modalità, come ad esempio i Psr. Altro aspetto da tener ben presente è che, grazie a positive modifiche alla normativa, il diritto all’utilizzo del credito di imposta matura dall’anno dell’avvenuta interconnessione dei beni, cioè dalla loro messa in funzione. Un ulteriore vantaggio per l’allevatore, visto che in passato se ne poteva fruire solo a partire dall’anno successivo all’interconnessione.

Riassumendo, si fruisce del credito:

• in compensazione;

• a partire dallo stesso anno dell’interconnessione;

• in tre aliquote annuali di pari importo.

Massima rapidità, massimi vantaggi, ma solo per chi ha capienza. In ogni caso, prima di decidere se effettuare o meno l’investimento e dopo aver parlato con il vostro commercialista, chiedetevi in che termini l’acquisto del bene 4.0 vi accompagnerà nell’evoluzione della vostra stalla. Perché è quella la vera domanda che dovete porvi.