Biogas: piccola taglia, grande tecnologia

Alberto Zanella è un giovane graniticamente determinato a dare un futuro all’attività agricola avviata negli anni ’60 dal nonno Agostino e attualmente portata avanti insieme al padre Aleardo: una trentina di ettari alle porte di Casaloldo (Mn), gestiti ormai da anni con minima lavorazione dei terreni e cover crop, a cui si aggiungono 500 bovini all’ingrasso, distribuiti in due corpi aziendali, e un impianto fotovoltaico da 84 kWh in scambio sul posto. Per chi vive di agricoltura sono tempi difficili – ci dice Alberto al nostro ingresso in azienda – ed è dura anche per chi, come lui, produce femmine di razza Limousine nell’ambito di una collaudata filiera delle carni bovine, la Cooperativa Scaligera: “i margini sono comunque risicati – sottolinea infatti Alberto – e con le attuali capacità produttive della nostra azienda, limitate a 800 scottone all’anno, ogni volta che abbiamo bisogno di un mezzo produttivo o di un trattore nuovo andiamo in difficoltà. Ecco perché abbiamo deciso di investire in un impianto di produzione biogas come fonte di integrazione al reddito aziendale. L’obiettivo è ricavarci quell’utile aggiuntivo che speriamo potrà consentirci, in futuro, di ampliare l’allevamento, che è e rimarrà il nostro core business”.


Alberto Zanella conduce insieme al padre Aleardo l’azienda agricola di famiglia
 

A soli reflui

C’è poi un altro aspetto che ha convinto la famiglia Zanella ad affiancare l’impianto fotovoltaico su tetto, già in funzione da anni, al biogas: “vogliamo finalmente valorizzare ciò che finora era stato un peso, ovvero l’abbondante letame e quel po’ di liquame prodotti dai nostri bovini. Le nostre Limousine vengono infatti allevate in prevalenza su lettiera, ed avendo pochi terreni a disposizione per gli spandimenti, eravamo addirittura costretti a regalare a terzi il nostro letame. Di qui la scelta di un impianto a biogas alimentato a soli reflui, da 100 kWh di potenza. Con tariffa incentivante di 23,3 centesimi a kW per 20 anni, a cui abbiamo avuto accesso grazie ai secondi raccolti no food”.


Il digestore verrà alimentato con le sole deiezioni dell’allevamento, costituite in prevalenza dal letame prodotto nelle lettiere messe a disposizione delle Limousine



Il container tecnico, vero e proprio cervello dell’impianto. È al suo interno, infatti, che opererà il computer deputato a programmare la miscelazione di liquame e letame per l’alimentazione del digestore

Fatta questa prima scelta di campo, per ciò che riguarda i fornitori Alberto Zanella ha avuto pochi dubbi: “abbiamo voluto un impianto performante, che sebbene di piccola taglia avesse la stessa qualità e la stessa affidabilità di un impianto di grandi dimensioni. Ecco perché, per la parte meccanica e per quella biologica, ci siamo rivolti alla BTS Biogas. Un partner serio, che in sede di progettazione ci ha permesso di valorizzare le due vasche di stoccaggio già in nostro possesso, e insieme al quale abbiamo costruito un impianto cucito su misura, in base alle nostre esigenze. Ma ha pesato anche la notevolissima esperienza di BTS in materia di alimentazione a reflui, e in particolare a reflui con abbondante componente solida e l’attenzione alla corretta gestione dei batteri che vivono all’interno del digestore: gli studi di microbiologia condotti nel METANLab, interno a BTS, e il loro service di assistenza sono per noi una garanzia”.


La desolforazione del biogas avverrà ad opera di questa rete e di un sistema ad aria
 

Accurata miscelazione

In effetti l’impianto sembra proprio un piccolo gioiello pronto a brillare: da una pre-esistente prevasca di stoccaggio di 450 metri cubi il liquame potrà essere pompato direttamente nel digestore, ma il più delle volte sarà miscelato al letame, che a sua volta verrà caricato su una tramoggia per essere prima sminuzzato grossolanamente e poi finemente triturato. Il processo di fluidificazione del letame prevede anche la possibilità di utilizzare, se necessario, il liquido caldo di fermentazione.


Container tecnico: la pompa che inserisce nel circuito di alimentazione il liquame contenuto nella prevasca

Una volta raggiunta la necessaria consistenza, il refluo alimenterà il digestore da 1.800 metri cubi costruito dalla Paver in cemento prefabbricato, all’interno del quale avverranno le fermentazioni necessarie allo sviluppo del biogas (tempo di ritenzione del materiale: 55-60 giorni). Naturalmente il materiale verrà mantenuto in continua agitazione ad opera di un doppio sistema di miscelazione con un agitatore verticale sommerso e uno laterale. Da notare come i macchinari scelti per l’alimentazione del digestore presentano il vantaggio di prevenire la formazione di croste, per cui la biomassa è subito pronta ad essere fermentata e anche i tempi di miscelazione sono ridotti; viene infine utilizzato meno materiale per sviluppare lo stesso metro cubo di gas. Il biogas, una volta desolforato, andrà ad alimentare il cogeneratore, mentre il digestato verrà stoccato in un grande vascone coperto da 3.000 metri cubi e, se necessario, anche in un secondo vascone da 450 metri cubi, già presente in azienda.


La tramoggia in cui verrà caricato e sminuzzato il letame

Va da sé che Alberto non veda l’ora di dare inizio alle danze: “l’investimento è stato importante, anche perché si è aggiunta in corso d’opera la spesa per la copertura del vascone di stoccaggio del digestato. Ma abbiamo calcolato che con le tariffe incentivanti, anche il nostro utile potrebbe raggiungere dimensioni interessanti, così da poterlo reinvestire in azienda”. Dal biogas una boccata d’ossigeno per l’impresa agricola: poi non dite che la tecnologia non fa miracoli. 


Dopo essere stato sminuzzato, il letame verrà convogliato alla trituratrice per essere quindi miscelato al liquame o al liquido caldo di fermentazione, e infine veicolato all’interno del digestore