di Giovanni De Luca
Siamo andati a salutare la campionessa della nazionale Anarb del 2014. Vive felice a Zone (Bs), coccolata come una regina da Daniele e Andrea Galbardi.
Dalla stalla di Daniele e Andrea Galbardi si vede il lago d’Iseo e le loro vacche Brune vivono immerse nel verde. Il tutto con la possibilità di una sgambatina estiva nei prati circostanti l’azienda, che è situata in un pianoro a pochi passi da Zone, paesino di un migliaio di anime della montagna bresciana.

Nel mondo Anarb Daniele è piuttosto conosciuto non solo come allevatore, ma soprattutto per la sua attività di punteggiatore, esperto di razza e nonché di giudice internazionale, visto che è stato da poco inserito ufficialmente nella lista dei Giudici designabili nelle mostre zootecniche degli Stati Uniti. “Siamo una piccola stalla – spiega Daniele – ma siamo orgogliosissimi di essere la terza generazione di Galbardi ad allevare Brune”, seguendo la strada iniziata dal nonno negli anni ’60 con una dozzina di vacche e poi proseguita da nostro padre Mario e dai suoi fratelli Lorenzo e Alessandro. Oggi in latte ci sono 45 animali, ma in azienda c’è fermento perché sono appena iniziati i lavori per costruire una nuova struttura per le manze, che lascerà spazio libero per l’installazione di un robot di mungitura: “Essere piccoli – ricorda Daniele – non vuol dire dimenticare l’innovazione tecnologica e soprattutto non significa poter fare a meno di una gestione economica precisa della stalla”.

Gestione attenta
Un aspetto che, da quando Andrea è entrato in azienda, è stato ancor più spinto, dando modo al “piccolo” di casa Galbardi di sfruttare la sua laurea in Economia e Commercio: “Avevo pensato per il mio futuro ad una carriera del tutto diversa, anche perché da ragazzo non ho mai avuto una passione per la Bruna, come quella che mio fratello Daniele ha sempre dimostrato. Poi finita l’università mi sono avvicinato all’allevamento e ho visto delle possibilità di crescita per la nostra impresa familiare, mettendomi alla prova su qualcosa che fosse nostro”.

Tre anni fa la stalla passa sotto il controllo di Andrea e Daniele e si iniziano a fare progetti per renderla ancora più efficiente, cogliendo le opportunità offerte dal Pnrr e le altre misure destinate alla montagna. In breve si decide per l’ampliamento della stalla e per l’acquisto del robot. Una crescita che potrebbe includere anche l’inserimento di qualche Frisona per alzare le produzioni? “Assolutamente no – rispondono Daniele e Andrea – sia per un motivo affettivo, sia perché in questo territorio la Bruna è sempre stata una presenza costante, sia perché riteniamo che sia una razza capace di offrire buone soddisfazioni a chi la alleva, grazie alle qualità casearie del latte prodotto, tali da garantirci una sua ottima collocazione sul mercato”.

Sfide comuni
I due fratelli condividono la stessa passione, ma declinata con due anime diverse: “Mio fratello Daniele è l’esteta della morfologia, delle belle vacche e della genetica. Le belle vacche piacciono anche a me, sia ben chiaro, ma punto soprattutto ad avere soggetti efficienti e produttivi, se morfologicamente di minore impatto”. Mentre Andrea parla, Daniele ci porta da Galby Nesta Ivrea, la campionessa della nazionale Anarb del 2014, che, nonostante i suoi 16 anni, ha ancora una mammella notevole e appiombi da star. “È una vacca che è stata importantissima per la nostra storia aziendale alla quale riconosceremo l’onore delle armi quando la sua carriera sarà finita, visto che non la caricherò mai”.

L’attenta gestione di Andrea ha dato i suoi frutti e in termini di sostenibilità economica c’è stata una positiva progressione rispetto al passato, che permetterà ai Galbardi di aumentare la mandria in modo da ottimizzare la capienza del robot di prossima installazione: “Oggi in totale abbiamo 85 capi, di cui 45 in latte – spiega Andrea – e il nostro progetto è quello di arrivare ai 55 capi in mungitura per lasciare agli animali il giusto spazio e far girare bene il robot. Le medie sono attorno ai 34 litri/giorno, con punte di oltre 40, ma siamo certi che la mungitura volontaria porterà un aumento delle produzioni e del benessere, oltre che migliorare la qualità della nostra vita. Un aspetto che ha un valore enorme per noi”.

Emergenza botulino
Il 2024 verrà ricordato come l’annus horribilis negli annali della famiglia Galbardi visto che nel giugno dello scorso anno la mandria viene decimata dal botulino e si perdono 10 vacche in mungitura: “Non la auguriamo a nessuno come esperienza perché ti senti impotente, vedi gli animali morire e di una morte terribile, perché muoiono per blocco respiratorio e non puoi fare nulla, se non sperare che la tossicosi finisca. Le cause? Nessuno le ha trovate e mai le potremo determinare, ma in questi casi è il fieno fasciato il primo incriminato, pensando che al suo interno ci fosse la carcassa di qualche animale. Ma di prove nessuna. È stato un bel danno anche perché quando è successo non eravamo assicurati, senza dimenticare il danno economico, genetico e personale. Mio fratello ed io abbiamo davvero dovuto superare momenti pesanti in cui non abbiamo però mai pensato di mollare e, sotto un certo profilo, il botulino ci ha dato nuovi stimoli per ripartire”.

Latte prezioso
In azienda si alimenta la mandria a secco e la Galby Farm è autonoma al 50% per i foraggi, costringendo Andrea e Daniele a rifornirsi sul mercato. “Il trinciato di mais non lo abbiamo mai preso in considerazione – ricorda Daniele – sia per oggettivi problemi logistici, visto che siamo ad oltre 600 metri di altitudine e abbiamo poca terra, già tutta investita a foraggi, ma questa scelta ci ha sempre premiato per la qualità del latte e i nostri acquirenti lo hanno sempre apprezzato. Oggi viaggiamo sul 4.1% di grasso, 3.89% di proteina, con una caseina del 3.1%, che ci permette di vederci riconosciuto dalla Auricchio un prezzo finale fra premi ed Iva che supera i 70 centesimi e che valorizza bene i 5.000 quintali di latte che produciamo ogni anno”.
“Poi insieme alla Comunità montana locale – spiega Andrea – stiamo lavorando ad un progetto territoriale per trasformare il latte delle stalle della zona e vendere i prodotti sfruttando il turismo estivo ed invernale. Siamo ottimisti e confidiamo che nella seconda metà del 2026 possa partire questa nuova attività”.

Il lavoro fatto da anni in stalla sulla caseina BB è servito ad aumentare il favore dei caseifici che, semplificando il ragionamento, si portano a casa meno acqua e più materia utile alla trasformazione: “Se pensiamo di selezionare la Bruna “frisonizzandola” – commenta Daniele – faremmo un errore colossale, perché non arriveremo mai ai livelli produttivi della Frisona. Sono però consapevole che su ampiezza e profondità del costato si possa e si debba lavorare. Idem dicasi per l’alimentazione, perché in una stalla di Bruna non puoi usare i livelli di amido che dai ad una Holstein, visto che oltre ad una certa soglia le Brune ingrassano e non sfruttano più queste risorse per far latte, ma solo per aumentare di peso. Oggi il vero investimento sta nel genotipizzare la mandria e lavorare di fino con i tori genomici utilizzando un piano di accoppiamento moderno come quello di Anarb, studiato sulle esigenze degli allevatori. E con questi strumenti di strada ne puoi fare tantissima se hai le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere”.

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