R4D, la resilienza vista dalle Fiandre

di Giovanni De Luca

In viaggio fra Francia e Belgio per conoscere timori e aspettative degli allevatori locali aderenti al programma europeo “Resilience for Dairy”

Le sfide con cui gli allevatori dovranno confrontarsi nei prossimi anni sono molteplici e, aldilà degli aspetti tecnici, riguarderanno la stessa accettabilità sociale dell’attività zootecnica, il tutto con sfumature molto diverse da Paese a Paese.
Ma come stanno rispondendo a queste sollecitazioni gli allevatori del Vecchio Continente? Il progetto promosso dall’Unione europea “Resilience for Dairy – R4D”, che vede il Crpa di Reggio Emilia come partner italiano, si propone di indagare questi scenari, mettendo in rete gli allevatori e facendo in modo che scaturisca un confronto diretto, da “collega a collega”, fra gli stessi professionisti dell’allevamento da latte. Su queste pagine abbiamo dato spazio in passato a varie iniziative, compreso un interessante tour in Irlanda, oggi invece R4D si è spostato nelle Fiandre, fra Francia e Belgio, per conoscere i problemi degli allevatori locali e trovare soluzioni a queste criticità.

In alto, gli allevatori italiani del circuito R4D che hanno partecipato al viaggio nelle Fiandre. Da sinistra Lilian Michellini, Enrico Dadati, Kristian Minelli, Enzo Marcolin e Saverio Delsante

A sinistra, l’insegna aziendale della stalla della famiglia Vandecandelaere. A destra, per Dirk Vandecandelaere e sua moglie Grit la gestione del tempo in azienda è una delle chiavi del successo imprenditoriale

Dirk e Griet Vandecandelaere – Wervik – Belgio

Le Fiandre sono una zona dove l’agricoltura e la zootecnia giocano un ruolo determinante nell’economia locale, ma i vincoli ambientali iniziano ad essere un problema reale per gli allevatori, che devono riguadagnare un proprio ruolo positivo a livello di collettività. Dirk Vandecandelaere e sua moglie Grit lo sanno bene e nella loro stalla di Werwik stanno cercando di ottimizzare i fattori produttivi, tenendo ben presente la necessità di avere una buona qualità della vita.

“Oggi non basta essere bravi allevatori – ricorda Dirk – ma occorre sapere gestire bene il proprio tempo e le risorse disponibili con l’obiettivo di avere la mente libera e reattiva. Per me è essenziale non superare mai l’80% delle mie capacità di lavoro per avere sempre un 20% pronto per gestire gli imprevisti. La nostra è una stalla con 110 vacche in latte e una produzione annuale di 102 quintali/capo, siamo una realtà media per le Fiandre, un’area in cui oggi è difficile pensare di poter ampliare significativamente la propria mandria per i vincoli ambientali e questo ci impone una pianificazione attenta della rimonta. Negli ultimi anni abbiamo avuto un problema legato a contaminazioni dell’acqua di bevanda da parte di coli, enterococchi e clostridi, visto che utilizzavamo l’acqua piovana raccolta dai nostri tetti. In zona c’è infatti un fortissimo problema di cuneo salino (il mare dista una cinquantina di chilometri, n.d.r.) e il pompaggio di acqua dolce dalla falda peggiorerebbe la situazione, ragione per cui la normativa locale ci impedisce di scavare pozzi. Raccogliere l’acqua piovana dai tetti sembrava una soluzione interessante, ma la presenza di uccelli che sostano sul tetto ha causato seri problemi di contaminazione, che abbiamo risolto quasi del tutto con una importante opera di bonifica e di pulizia, ma che richiederà comunque una ulteriore valutazione.
La stalla belga può contare su una mandria di 110 vacche in latte

Oggi il nostro futuro si gioca sulla sostenibilità ambientale e per questo abbiamo introdotto in azienda la valutazione del Life Cycle Assessment (Lca) per poter conoscere la nostra impronta ambientale. Siamo fornitori di Danone e per spuntare un prezzo maggiore dobbiamo ridurre la Carbon Footprint (l’impronta di carbonio). A parità di qualità del latte, questa è diventata la vera sfida per tutti noi perché 6 centesimi di premio, rispetto ai 44 centesimi di prezzo base sono importanti. Senza dimenticare i cambiamenti climatici, che hanno portato ad una concentrazione delle precipitazioni in autunno, con conseguenti problemi di siccità estivi, che nessuno da noi ha mai conosciuto prima. Un po’ più di sole fa indubbiamente piacere, ma il costo della razione è comunque salito a 5,65 euro/capo, nonostante riusciamo a mandare al pascolo la mandria da aprile a novembre”.

Mungitura robotizzata per la stalla della famiglia Van Parys

Steven e Fien Van Parys – Machelen – Belgio

Il fatto che i Van Parys abbiano una formazione ingegneristica nel settore dell’automazione aziendale ha influito moltissimo nella costruzione della loro stalla di Machelen, nel Brabante Fiammingo. La loro visione della resilienza passa infatti da una automazione spintissima, che in effetti consente a due unità lavorative di gestire in autonomia una stalla da 240 vacche in lattazione, non senza generare qualche perplessità. “Siamo in una zona – ricorda Steven – dove negli anni si è concentrata la produzione di ortaggi per l’industria dei surgelati, vero competitor di noi aziende zootecniche quando si tratta di combattere per un ettaro di terreno, che da queste parti ha un prezzo che può arrivare ai 110mila euro/ha. Nonostante ciò, da quando il regime delle quote latte è stato cancellato abbiamo assistito ad una fortissima crescita delle stalle. Il mercato? Complesso. Considerate che il 50% del latte belga viene esportato e questo ci lascia in balia di variabili che non possiamo controllare, con momenti buoni come il 2022, quando le quotazioni erano attorno ai 55 centesimi, mentre oggi siamo in forte contrazione, ormai stabili attorno ai 43 centesimi. 

A sinistra, la nuova stalla entrata in funzione da poche settimane. A destra, il sistema automatico per rifare le poste viaggia su un binario aereo.
A sinistra, funzionalità e massima automazione per gestire in 2 persone una stalla da 240 vacche in latte. A destra, il piccolo impianto di biogas aziendale.

Ci siamo interrogati sul futuro e abbiamo puntato sull’automazione: robot di mungitura, sistema per impagliare le cuccette, sistema di preparazione e distribuzione dell’alimento. Vista la nostra formazione professionale abbiamo autoprogettato la stalla, creando due unità identiche, una a fianco all’altra. In questo modo una volta che io o Fien abbiamo caricato la cucina con tutto quello che serve alle vacche per la giornata, siamo liberi e i vari apparati faranno il resto. Anche la qualità della vita ha un valore”. 

L’unifeed arriva alle vacche su nastro e viene preparato automaticamente da una cucina robotizzata

La visita in stalla conferma quanto i Van Parys ci dicono, ma sotto il profilo della qualità degli insilati vedere delle trincee scoperte allagate alla base e sommerse da almeno 20 centimetri di acqua non è indice di una gestione attenta, così come osservare la presenza di ammassi di muffe e trinciato con cappello nella tramoggia super computerizzata non depone a favore della salute animale. Per cui porte aperte all’automatizzazione, ma la presenza in stalla dell’allevatore non si può mai mettere in discussione.

A sinistra, Marie Odile Smets vicino al qr code che consente ai consumatori in visita di scoprire tutte le informazioni sulla stalla e le sue produzioni. A destra, Amaury Smets segue la stalla e la campagna, mentre Marie Odile si occupa della trasformazione e vendita dei prodotti.

Amaury e Marie Odile Smets Quesnoy-sur-Deûle – Francia

Spostiamoci ora nelle Fiandre francesi a Quesnoy-sur-Deûle per conoscere il progetto di Marie Odile e Amaury Smets che ha un focus principale sulla positiva interazione fra la stalla e la comunità locale. “Siamo una stalla di dimensioni non grandi – spiega Odile – e nel 2022 abbiamo prodotto 511.141 litri di latte, dei quali il 7% trasformato direttamente da noi e il 93% venduto alla Danone ad un prezzo base di 44 centesimi. 

In stalla 65 Frisone in latte e la rimonta

Facciamo parte della cooperativa agricola “Le Panier Vert” che gestisce un punto vendita in paese con tutte le produzioni dei soci. La nostra specializzazione sono yogurt, formaggi e gelati, prodotti molto apprezzati dal consumatore e per i quali ci viene riconosciuta una notevole qualità. Abbiamo anche qualche capra, ma il focus restano le vacche da latte. Siamo un’azienda biologica, perché ci sembrava la logica strada da seguire viste le priorità che ci siamo dati, ma soprattutto siamo un’azienda aperta perché è indispensabile che il consumatore possa fare esperienza diretta, entrando in relazione con me e mio marito Amaury. 

“Le Panier Vert”, il punto vendita collettivo degli agricoltori locali offre al consumatore la possibilità di fare una spesa completa, dal pane alle verdure, dalla carne ai latticini e formaggi

La scelta di vendere i nostri prodotti al Panier Vert è un modo per dare una forte caratterizzazione territoriale alla nostra offerta e sfruttare il bacino urbano del Nord Pas de Calais che garantisce al nostro negozio collettivo un passaggio settimanale di oltre 2.000 clienti. Il nostro futuro si gioca sul rapporto di fiducia con le persone che ci scelgono e sulla totale trasparenza, ma anche sulla centralità dell’erba nei nostri piani alimentari, per una indispensabile gestione dei costi e per questo motivo stiamo dando sempre più spazio alle leguminose, per renderci il più indipendenti possibile per quanto riguarda le fonti proteiche. Abbiamo da sempre un approccio olistico nella visione dell’azienda agricola e dell’allevamento e da qualche tempo stiamo focalizzando la nostra attenzione anche sulla riduzione dell’impronta di carbonio e il contenimento delle emissioni, lavorando non solo in stalla, ma anche sui piani colturali, perché crediamo che la resilienza debba essere declinata con una fortissima attenzione a questi aspetti, visti sia come impegno personale per la salute del pianeta, ma anche come strumento di marketing”.

 

Approfondimenti

Per ogni informazione sul progetto Resilience 4 Dairy l’indirizzo è www.resilience4dairy.eu
o è possibile contattare il Crpa, coordinatore delle iniziative in Italia, all’indirizzo www.crpa.it

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