di Alessandro Amadei
Da quando i consulenti esterni collaborano tra loro in perfetta armonia e sono un tutt’uno con la manodopera aziendale, nelle stalle della Società agricola Fienilnuovo di Gonzaga (Mn) le performance sono decollate.
Prima di tutto consolidare i risultati raggiunti nel corso dell’ultimo triennio. È giustamente orgoglioso, Giancarlo Lanfredi, quando incalzato sui futuri obiettivi della sua mega-creatura zootecnica e agro-alimentare, la Società agricola Fienilnuovo, dà immediatamente risalto al recente exploit produttivo messo a segno dalle sue amate Frisone. O meglio, dalle 1.750 vacche in lattazione che popolano le stalle del “quartier generale” dell’azienda, quello di Palidano di Gonzaga (Mn).

Senza quindi contare, almeno per un attimo, le altre 500 bianconere munte nelle sedi “secondarie” di Reggiolo, Luzzara e Bianconese. Sì, perché nel giro degli ultimi tre anni le performance delle bovine stabulate in quel di Palidano – nelle stalle attigue al grande caseificio dove il latte aziendale viene trasformato in golose forme di Parmigiano Reggiano Dop – sono significativamente migliorate, passando da una media di 31 chili di latte al giorno per capo agli attuali 36 chili, che però diventano 42 se si considera il sottogruppo delle 500 vacche oggi munte al robot. E che dire delle performance riproduttive, recentemente approdate a un sontuoso 26% di PR medio annuale – prodotto di un HDR del 72% e di un CR medio del 36,4% – o più in generale dello stato di benessere e di salute della mandria, ormai stabilizzato sui livelli da tempo auspicati?

Precedere il problema
“I risultati conseguiti dal 2022 a oggi – ci spiega la direttrice di Fienilnuovo, Monica Pederzoli – sono il frutto del lavoro di gruppo svolto dal nostro team di consulenti esterni, ovviamente in stretta collaborazione con il personale aziendale. E per consulenti esterni intendo in particolare i veterinari del team Bovine Practitioner Cristiano Barisani e Alessandro Marinoni, l’alimentarista di Ferraroni Andrea Beltrami, e il genetista di Abs Andrea Scaltriti con il fecondatore Andrea Selvatico. Sto parlando di un gruppo di professionisti non soltanto capaci, ma anche animati da un eccellente spirito di collaborazione, grazie al quale siamo riusciti a mettere a punto un metodo di lavoro che ci permette di anticipare i problemi, piuttosto che rincorrerli di continuo”.

Intendiamoci, non si tratta della scoperta del regno dell’Iperuranio, ma di qualcosa più facile a dirsi che a farsi: dal 2022 il management aziendale, diretto da Monica Pederzoli, attraverso il proprio software gestionale Dairy Comp compila sistematicamente una serie di schede dove vengono riportati i dati sensibili dell’azienda (livelli produttivi e di ingestione, crescite e salute in vitellaia, andamento delle mastiti, della salute podale e così via) e in occasione di una riunione mensile, a cui partecipano tutti i con sulenti esterni e tutti i responsabili di settore, tali dati vengono analizzati onde poi aggiornare, dove e quando ritenuto necessario, i protocolli gestionali in uso nei diversi reparti dell’azienda. L’effetto del cambio verrà poi attentamente valutato, per diventare oggetto di discussione in occasione della successiva riunione mensile, dove si decide se è opportuno correggere ulteriormente il tiro. “Tra noi consulenti esterni – aggiunge Andrea Beltrami – abbiamo anche creato un gruppo di whatsapp, in cui ciascuno di noi segnala subito agli altri i problemi individuati, in modo tale da trovare subito, tutti insieme, anche la possibile soluzione”. Con buona pace dei soliti litigi e del sempiterno rimpallo di responsabilità tra specialisti.

Benessere e salute al top
E grazie a questo metodo, nelle stalle di Palidano il cambio di passo è stato evidente: oltre ai risultati conseguiti sul fronte produttivo e della qualità del latte, a cui hanno contribuito anche l’installazione dei primi 10 robot di mungitura e i piani di accoppiamento predisposti dai genetisti (a loro volta basati sui test genomici effettuati a tappeto), sono anche migliorate le performance riproduttive (qui il contributo combinato della genetica, della tecnologia e del protocollo di sincronizzazione Double Ovsynch, ma anche l’assidua presenza in azienda del ginecologo sono stati fondamentali) così come sono migliorati i livelli di benessere e di salute della mandria.

“Se il lavoro di team del veterinario con l’alimentarista – riferisce Monica Pederzoli – ha drasticamente ridotto la prevalenza delle patologie post-parto, passata da un 10% all’attuale 1%, e l’aggiustamento dei protocolli di gestione dei vitelli ha compresso la mortalità neonatale, passata dal 35% a un ancora migliorabile 7%, il metodo di lavoro che abbiamo messo a punto qui a Fienilnuovo ha dato ottimi risultati anche sul fronte delle mastiti: nel 2023 il 7-8% della mandria andava soggetta ad almeno un caso di mastite clinica al mese, ma oggi siamo intorno al 2-3%. In più sta andando ormai in porto l’eradicazione delle mastiti da Staphylococcus aureus”. “Periodicamente – aggiunge a questo proposito Cristiano Barisani – in occasione delle nostre riunioni mensili e in presenza del nostro esperto Alessandro Marinoni, analizziamo il report relativo alle cellule somatiche, per capire quanti sono diffusi i casi di mastite nella mandria e di quale tipo di infezione mammaria si tratta, nonchè per organizzare i prelievi di latte, gli antibiogrammi e gli interventi terapeutici. Parallelamente programmiamo anche il lavoro di prevenzione: periodicamente effettuiamo infatti i tamponi sulle lettiere onde quantificare le cariche batteriche e valutare se è necessario modificare il protocollo di gestione delle cuccette affidato al personale aziendale. È così che siamo arrivati a utilizzare sul fondo delle cuccette un blister riempito di sabbia, e paglia pellettata in superficie, migliorando oltre tutto anche il comfort delle bovine”.

Stesso metodo di lavoro anche per l’alimentarista Andrea Beltrami, presente in azienda due volte alla settimana per dare un’occhiata alla mandria, per monitorare i livelli di ingestione e per raccogliere campioni di latte, unifeed e fieno aziendale, onde disporne le analisi e valutare se è opportuno aggiustare di conseguenza la razione. Non meno prezioso, infine, l’apporto del team Abs, che stabilisce i piani di accoppiamento adattando il ricorso alle diverse tipologie di seme (sessato, convenzionale o blu belga) in base ai dati del report sulla fertilità e a quello sulla mortalità in vitellaia.

Prossimi obiettivi
Non deve dunque stupire che, come si diceva all’inizio, Giancarlo Lanfredi citi al primo posto tra i futuri progetti aziendali il consolidamento dei risultati raggiunti nell’ultimo triennio. “Altrettanto importante – sottolinea il titolare di Fienilnuovo – è anche dare un seguito agli investimenti in corso sulla mungitura (l’obiettivo è arrivare a breve, tra i primi in Europa, alle 30 stazioni robotizzate: ndA) così da arrivare nel tempo a produrre molto più latte, ma con meno bovine e più benessere animale”.
Last but not least, la formazione professionale del personale, a cui continueranno a contribuire anche i consulenti aziendali. “Perché avvalersi di personale preparato – chiosa Lanfredi – è la condizione di partenza per produrre un latte eccellente e quindi anche un Parmigiano Reggiano eccellente”. Sottoscriviamo, senza se e senza ma.

BOX
“Mettiamoci dentro anche un po’ di vacche”
“Quest’azienda è nata nel 2000, ma il primo investimento in terreni risale al 1996. Fu allora che mi dissi: mettiamoci dentro anche un po’ di vacche. E così acquistai un fienile, il primo nucleo di Frisone e feci costruire il primo gruppo di stalle. Poi, a partire dal 2000, ci siamo via via allargati”.
È così che Giancarlo Lanfredi, industriale con la passione per l’agricoltura, racconta la nascita e l’ascesa della Società agricola Fienilnuovo. Che oggi, oltre a essere sede di uno dei più grandi allevamenti italiani di vacche da latte, è anche uno dei principali attori nella produzione di Sua Maestà il Parmigiano Reggiano. “Il caseificio interno – precisa a questo proposito Lanfredi – è stato inaugurato nel 2019, ma nel 2022 è stato raddoppiato per arrivare all’attuale produzione di 135-138 forme al giorno”. (A.A.)

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