di Alessandro Amadei
…Che divisi per 365 giorni e spalmati su quasi 2.400 vacche, fanno la bellezza di circa 42 chili per capo al giorno. È questo l’obiettivo produttivo di Maurizia 2.0, l’azienda multi-sito che Flavio Bonini sta lanciando in orbita con il suo staff di validi collaboratori
“All’inizio in famiglia mi davano dell’incosciente. Ma io sono soddisfatto e sinceramente orgoglioso di quello che stiamo realizzando”. Eccoci nelle campagne di Briona (No), a tu per tu con Flavio Bonini, socio fondatore insieme a Maurizio Ruggeri del gruppo Nutriservice e in quanto tale co-titolare dell’azienda agricola Maurizia 2.0. Una performante realtà multi-sito, costituita da tre poli: nel sito di Briona vengono allevate 1.600 vacche in lattazione con i rispettivi vitelli, mentre nell’azienda agricola “La Fiorita” di Medole (Mn) vengono nutrite e accudite 600 bovine in mungitura, oltre ai soggetti nati in cascina e alle manze non ancora gravide di entrambi i siti produttivi. Chiude infine il quadro l’allevamento di Goito (Mn), dove vengono tenute, fino a poche settimane dal primo parto, le manze gravide.
Il sogno che diventa realtà
Bresciano di nascita, figlio di agricoltori e più di 40 anni di vita professionale interamente dedicati al settore della mangimistica, da qualche anno Flavio Bonini – nell’immagine in apertura – veste dunque anche i panni dell’imprenditore zootecnico. “Da tempo, in seno al gruppo Nutriservice, accarezzavamo l’idea di investire in zootecnia, per cui quando nel maggio del 2019 ci si è presentata l’occasione, l’abbiamo colta al volo”. Viene così acquisita l’azienda “Maurizia” di Briona, forte di 1.200 bovine in lattazione.
Il bis nel 2020, con l’acquisto de “La Fiorita” di Medole, “ma in quel caso – precisa il nostro interlocutore – le vacche furono comprate a parte. Partimmo infatti con un gruppo di 300 Frisone acquistate in Germania tramite Fabrizio De Poda, che negli anni successivi, grazie alla sola rimonta interna, raggiunsero l’attuale cifra di 600 vacche. Ma La Fiorita è ancora in fase di ristrutturazione e di ampliamento, per cui grazie all’inserimento di un gruppo di 170-180 capi, frutto sempre della rimonta interna, nel 2026 le bovine in lattazione saranno quasi 800, e 900 nel 2027”.
Ma i numeri di cui Bonini va (giustamente) orgoglioso sono anche altri: “Nell’ultimo anno – afferma – nei due siti produttivi di Briona e Medole, abbiamo munto in tutto 2.200 vacche, con una media produttiva che ha sfiorato i 43 chili di latte per capo al giorno, con punte nei mesi invernali di 45-46 chili per capo. Tutto ciò su 3 mungiture giornaliere, realizzate qui a Briona nelle due sale parallele da 25+25, rinnovate di recente, mentre a Medole nella nuova sala parallela da 18+18. I titoli? Il grasso è al 4,10% e la proteina al 3,50%, mentre la media annuale delle cellule somatiche è intorno alle 145-160mila unità per millilitro”.
Non c’è trucco
Tutti ottimi dati, ma non appena chiediamo a Bonini quale sia il segreto per centrarli, ci risponde che in realtà non c’è alcun segreto: “certi risultati – afferma – sono il frutto non soltanto degli investimenti realizzati negli anni sul versante genetico, con l’acquisto del seme dei migliori tori della selezione nordamericana, ma anche degli aumentati livelli di benessere animale, perché le strutture che abbiamo ereditato sono state via via migliorate, e infine di un’attenta gestione alimentare. E anche su quest’ultimo fronte non c’è alcun trucco: ciò che per più di 40 anni ho chiesto di fare agli allevatori clienti di Nutriservice, qui è stato concretamente realizzato dal nostro team di ottimi collaboratori, coordinati e diretti dal dottor Matteo Baiguera”. “In quest’azienda – suggerisce il direttore di Maurizia 2.0 – utilizziamo il trinciato di mais e gli insilati di cereali autunno-vernini coltivati sui terreni aziendali, a cui aggiungiamo anche l’erba medica. Che qui a Briona è interamente di acquisto, sia che si tratti di medica disidratata che di fieno, mentre a Medole soltanto il fieno è di provenienza extra-aziendale, perché la medica insilata è di nostra produzione. A questa componente foraggera vengono poi affiancati la farina di mais, quella di soia, i grassi frazionati e il nucleo ristretto integrato fornito da Nutriservice”. “La Maurizia 2.0 – interviene Bonini – è un allevamento che punta a fare reddito, ma alcune volte testiamo anche alcuni prodotti Nutriservice, da ultimo lo starter per lo svezzamento dei vitelli”.
Salute in vitellaia
E grazie a un’alimentazione bilanciata e di qualità, alla Maurizia 2.0 vanno a gonfie vele anche le performance riproduttive: “la nostra azienda – afferma infatti Baiguera – è dotata dei dispositivi di attivometria forniti da Tdm, azienda del gruppo; l’HDR è del 60%, e il PR medio annuale è del 27%. Ma al pari della fertilità, consideriamo altrettanto strategica la salute in vitellaia, perché se grazie all’elevata percentuale di successi fecondativi e all’impiego del seme sessato le femmine nascono numerose, poi è fondamentale che non muoiano. E qui da noi, se sommiamo la natimortalità alla mortalità dalla nascita allo svezzamento, non arriviamo all’8% di decessi”. E per intuire come tutto questo sia possibile, basta dare un’occhiata alle vitellaie aziendali (quella di Briona è del tutto simile a quella di Medole) e in particolare agli ambienti dove le vitelle trascorrono il loro primo mese di vita: le gabbiette sono ampie e linde, la paglia di lettiera è pulita e abbondante, il benessere termico e il ricambio d’aria sono assicurati. “In più – osserva Baiguera – vacciniamo sistematicamente le asciutte contro le enteriti neonatali e le vitelle contro le malattie respiratorie”. Quanto al vitto, “anche in questo caso – interviene di nuovo Flavio Bonini – non abbiamo segreti da nascondere: usiamo semplicemente un buon latte ricostituito e un buon mangime starter. Entrambi firmati Nutriservice, naturalmente”.
Crescita continua
Riguardo, infine, i prossimi obiettivi aziendali, Bonini non ha esitazioni: “come primo step intendiamo dare seguito al nostro percorso di crescita numerica della mandria, concentrata in particolare a La Fiorita, in virtù del quale contiamo di arrivare nel 2026 a una produzione annuale complessiva, ottenuta cioè nei due siti di Briona e Medole, di 360mila quintali di latte. Poi cercheremo di migliorare ulteriormente le medie produttive: con le Frisone di oggi, lavorando sul benessere animale, sul miglioramento genetico e sulla qualità dei foraggi di nostra produzione, credo che ci siano ottimi margini di crescita”. Impossibile dargli torto.
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