Patologie podali, il ruolo dei pavimenti

L’elevato impatto economico delle lesioni podali è riconducibile non soltanto al calo della capacità produttiva e riproduttiva, ma anche alle spese per le terapie, al latte scartato e alle ore di lavoro aggiuntivo

Salute animale

Patologie podali, il ruolo dei pavimenti

Le zoppie rappresentano uno dei problemi più rilevanti ed economicamente gravosi della moderna zootecnia da latte. La gomma può aiutare? Ecco cosa dice la scienza


Il problema delle lesioni podali ha assunto un’importanza sempre più rilevante nel settore bovino da latte. Per rendersi conto del problema, basta considerare che:
• in Europa almeno il 25% delle vacche (1 animale su 4) soffre di problemi ai piedi;
• in Italia una percentuale compresa fra il 10 e il 30% è interessata dal problema zoppia;
• negli Stati Uniti la zoppia è la causa del 4,8% delle bovine riformate (de Vries, 2013);
• la percentuale di capi eliminati per problemi all’apparato locomotore varia dal 17 al 26% (Tassinari et al., 2016).

Inoltre, occorre ricordare che la zoppia e le lesioni all’apparato locomotore, oltre ad essere una causa diretta di morte o di eutanasia, sono anche responsabili dell’insorgenza di altre patologie, come mastiti, problemi metabolici o infertilità, che abbassano la produttività e costringono l’allevatore a una riforma involontaria. In pratica, risulta molto difficile separare le cause che hanno condotto alla macellazione: la riforma volontaria dovuta a scarsa produzione lattea (pari al 20,7 % delle bovine allevate negli Usa) può anch’essa scaturire da uno stato di stress psico-fisico che impedisce alla bovina di sviluppare le proprie potenzialità (de Vries, 2013). Per esempio, le bovine zoppe tendono a sdraiarsi a terra molto frequentemente (e anche in corsia), con un sensibile aumento della probabilità di incorrere in una mastite, una patologia ancora più costosa per l’allevatore.

 

Percezioni fuorvianti

Un importante studio, anche se non recente, del National Animal Health Monitoring System (NAHMS, 1996) indica che il numero percentuale di vacche abbattute dale mandrie negli Stati Uniti è:
• per il 15% dovuto all’effetto diretto della zoppia;
• per il 49% dovuto agli effetti indiretti della zoppia su produzione e riproduzione.

Si tratta di dati “vecchi”, ma importanti perché la zoppia è rimasta sicuramente una delle cause prioritarie di abbattimento, ma spesso viene sottovalutata da diversi allevatori. Una ricerca ha messo a confronto la percezione dell’allevatore e la reale incidenza della zoppia, dando origine a numeri molto diversi tra loro: 5,73% il numero riportato dagli allevatori e il 22,11% la reale incidenza media delle stalle analizzate.

 

Costi esorbitanti

Questi dati allarmanti hanno portato le zoppie ad assumere un’importanza economica sempre maggiore, di poco inferiore all’infertilità e alle mastiti. Infatti, le zoppie sono causa di perdite economiche ingenti dovute principalmente a:
• minore produzione di latte;
• latte scartato per uso di antibiotici;
• ridotto incremento ponderale e dimagrimento;
• incompleta utilizzazione della razione: i soggetti con punteggio di locomozione elevato passano meno tempo in mangiatoia, consumando tra l’altro una razione di peggiore qualità, in quanto le bovine sane selezionano (Cardelli, 2017);
• minori performance riproduttive (infertilità, ridotta manifestazione dei calori con possibile allungamento dell’interparto);
• aumento del tasso di riforma e, conseguentemente, di rimonta;
• farmaci e spese veterinarie;
• maggiore impegno di manodopera.

Un’indagine condotta dalla Cornell University ha calcolato in quasi 10.000 €/anno le perdite economiche medie di un allevamento di 100 vacche da latte con il 30% di animali con lesioni podali. Le perdite economiche si possono abbassare a 3.200 € se la percentuale di animali con lesioni podali si abbassa al 10%.

Studi effettuati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna hanno calcolato che le perdite economiche causate dalle lesioni podali variano da 80 a 150 €/vacca per anno, in dipendenza della gravità della zoppia e del tipo di lesione che interessa il piede. Altri studi relativi a dati provenienti da Usa, Canada e Regno Unito indicano perdite ancora maggiori e superiori ai 300 € per bovina con zoppia.

 

Valutare la deambulazione

La valutazione periodica della deambulazione di un campione rappresentativo di bovini permette di ottenere il numero di capi zoppi del campione sulla base del quale si calcola la percentuale di capi zoppi dell’allevamento. Questo rilievo può essere eseguito su tutte le diverse categorie di bovini, ma risulta particolarmente importante per le vacche in lattazione e in asciutta. Nel calcolo degli animali zoppi possono essere considerati anche quelli eventualmente stabulati nella zona infermeria. Le  vacche devono essere valutate mentre camminano senza interruzioni superfici piane e livellate. La valutazione della deambulazione può prevedere da 2 a 5 livelli di gravità.

Il sistema di valutazione IBA–Indice di benessere dell’Allevamento del CRPA considera due semplici livelli:
• 0 = bovine con deambulazione normale;
• 1 = bovine zoppe, ossia quando sono riluttanti a sopportare il peso su un piede oppure quando il ritmo di camminata non è uniforme con peso non sostenuto, a parità di ritmo, su ciascuno dei quattro piedi.

Il protocollo Welfare Quality® considera tre livelli:
• 0 = bovine con deambulazione normale;
• 1 = bovine zoppe, ossia con andatura dal ritmo irregolare e chiara evidenza di zoppia;
• 2 = bovine gravemente zoppe, ossia con forte riluttanza a caricare il peso su un arto o con coinvolgimento di più arti.

Lo score Welfare Quality® considera zoppi gli animali con punteggio pari a 1 e 2, ma assegnandogli un “peso” diverso (Welfare Quality®, 2009).
Infine, il Mobility scoring for dairy cows dell’Agriculture and Horticulture Development Board – AHDB (Jiewei et al., 2021) considera 4 livelli:
• 0 = bovine con andatura normale, peso correttamente distribuito sui quattro arti, rachide dritto;
• 1 = bovine con andatura imperfetta, passi irregolari (ritmo o distribuzione del peso) o accorciamento della falcata (l’arto o gli arti affetti non sono immediatamente identificabili);

• 2 = bovine con andatura compromessa, carico irregolare del peso sull’arto colpito, che è immediatamente identificabile, e/o evidente accorciamento della falcata (solitamente con inarcamento del dorso);
• 3 = bovine con andatura gravemente compromessa, molto lenta ed irregolare, appoggio difficile dell’arto malato e forte inarcamento del rachide.
Lo score AHDB considera zoppi gli animali con punteggio uguale o superiore a 2. Questo metodo viene utilizzato anche all’interno di ClassyFarm.

 

Soglie di allarme

Il livello buono si raggiunge quando il numero di vacche zoppe non supera l’8-10%. La raccomandazione 78 dell’EFSA (2012) indica che “negli allevamenti con un’alta prevalenza di riconoscibili difficoltà locomotorie, ad esempio prossime al 10%, dovrebbe esserci un miglioramento delle condizioni di stabulazione, della linea genetica e delle pratiche di management”.
In ClassyFarm (Bertocchi et al., 2020) il livello migliorabile lo si raggiunge non superando l’8% di vacche zoppe.

Il livello ottimale di ClassyFarm prevede di non superare il 4% di vacche zoppe, mentre quello del disciplinare della Regione Emilia-Romagna (Regione Emilia-Romagna e CRPA, 2021) prevede un piano di miglioramento da mettere in atto in collaborazione con il veterinario aziendale nel caso di superamento della soglia dell’8% di vacche zoppe. Il disciplinare ER prevede anche la registrazione in autocontrollo almeno ogni 3 mesi del numero di vacche zoppe per singolo edificio. L’addetto/allevatore che esegue il controllo deve essere in possesso di attestato di partecipazione a corso di formazione relativo ai rilievi diretti sui bovini da latte.

 

Tipo di pavimento

In questi ultimi anni nelle stalle italiane si sta assistendo alla diffusione di pavimentazioni alternative al tradizionale calcestruzzo, quali quelle deformabili in gomma e quelle in malta resinosa e gomma/pvc. Particolarmente interessanti risultano le prime, disponibili sia per pavimenti pieni, sia per pavimenti fessurati, che si pongono gli obiettivi di migliorare la deambulazione degli animali e di limitare le problematiche podali. In particolare, i pavimenti di gomma devono avere una superficie antiscivolo ed essere morbidi, in modo che gli unghioni possano affondare quanto basta per ottenere una buona presa del passo (l’unghione viene accolto in una concavità) e che le pressioni a livello di arti e piedi siano ridotte, consentendo una camminata più naturale (Rossi et al., 2009). Le buone prestazioni di queste pavimentazioni in gomma sono state confermate da diverse prove sperimentali che vengono di seguito illustrate.

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Gli studi sugli effetti della gomma su pavimento fessurato non hanno sempre dato risultati univoci

 

Gomma vs calcestruzzo

Numerose ricerche internazionali hanno evidenziato che il pavimento pieno deformabile in gomma riduce il numero di lesioni podali (Vokey et al., 2001; Vanegas et al., 2006). Questo è stato confermato da prove sperimentali condotte, grazie al contributo finanziario della Regione Emilia-Romagna, dal CRPA in collaborazione con il Diproval dell’Università di Bologna, con una riduzione variabile dal 22 al 33% rispetto a pavimenti pieni tradizionali di calcestruzzo. In tabella 1 vengono riportati i numeri delle patologie podali, suddivise per tipo e per gravità, rilevate in due box a cuccette “testa a testa”, con zona di alimentazione rispettivamente a pavimento di calcestruzzo rigato e a pavimento pieno di gomma deformabile. I rilievi sono stati eseguiti da un esperto podologo durante gli interventi di pareggio degli unghioni a 6 e 12 mesi dall’inizio del confronto.


Più dibattuto il caso della gomma sul pavimento fessurato, con risultati spesso discordanti. Secondo Hultgren e Bergsten (2001) la gomma sul pavimento fessurato riduce significativamente i rischi di dermatite interdigitali e di erosione del corno degli unghioni. Un confronto fra vacche stabulate in box con zona di alimentazione a pavimentazione fessurata di calcestruzzo con e senza gomma (Ouweltjes et al., 2009) ha messo in evidenza gli ottimi risultati della soluzione con la gomma, in termini di minore incidenza di suole emorragiche (22% contro 48%). Anche per Benz (2002) il pavimento fessurato con gomma riduce le emorragie della suola causate da traumi rispetto al fessurato di calcestruzzo.
Invece, Kremer et al. (2007), studiando gli effetti della gomma sul pavimento fessurato in termini di salute del piede e produzione di latte, hanno dimostrato una maggiore incidenza di lesioni podali (in particolare dermatiti digitali, erosioni e ulcere soleari) sul pavimento morbido. Secondo gli autori, considerando che le dermatiti digitali e le erosioni sono di origine contagiosa/infettiva e maggiormente presenti nelle stalle libere a cuccette rispetto alle stalle fisse (Manske, 2002), è possibile ipotizzare che sia il maggior tempo passato in piedi dagli animali sulla gomma ad aumentare l’incidenza di queste patologie podali.

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Sostenibilità economica della gomma

L’uso della gomma deformabile rappresenta un costo aggiuntivo non indifferente, perché all’onere della pavimentazione di calcestruzzo occorre aggiungere quello per l’acquisto e l’installazione dei materiali sintetici, pari a circa 50÷70 €/m2 a seconda dei modelli. Questo maggiore costo deve essere valutato attentamente dall’allevatore, sulla base dei benefici che si possono attendere, soprattutto in termini di miglioramento dello stato di salute e benessere degli animali, della produzione di latte e della fertilità, oltreché in termini di riduzione dei tassi di rimonta.

Un’analisi condotta dal CRPA sul possibile danno economico attribuibile alle lesioni podali ha evidenziato che il passaggio dal pavimento pieno di calcestruzzo rigato al pavimento deformabile in gomma, caso oggi possibile in molte stalle, può comportare un vantaggio economico di circa 4.000 €/anno per una mandria di 100 vacche. Ciò sta a testimoniare che i maggiori costi del pavimento in gomma possono essere più che compensati dai minori costi di produzione e dall’aumento della produzione lorda vendibile.

 

Altre esperienze

Telezhenko et al. (2008), confrontando pavimenti di calcestruzzo fessurato con e senza gomma e pavimenti di resina, hanno dimostrato che l’abrasività del pavimento risulta essere il parametro che maggiormente influenza le caratteristiche degli unghioni. Nel caso di pavimenti particolarmente abrasivi aumenta l’area di contatto con conseguente calo della pressione, ma si riduce drasticamente il ruolo di sostegno del peso da parte della porzione più dura, la parete dell’unghione. Il contrario succede con i pavimenti di gomma decisamente meno abrasivi.In un lavoro successivo (Telezhenko et al., 2009) sono stati testati gli effetti di diverse tipologie di pavimenti sulla conformazione degli unghioni e, in particolare sulla crescita e usura della loro parete esterna.

Sono state confrontate le 48 seguenti tipologie di pavimento: calcestruzzo pieno con gomma, resina e calcestruzzo fessurato con e senza gomma. La resina provoca una maggiore usura degli unghioni posteriori e una riduzione del tasso di crescita del corno rispetto ai pavimenti con gomma. Ouweltjes et al. (2009) hanno messo in evidenza anche gli ottimi risultati della soluzione con la gomma su pavimento fessurato, in termini di maggiore lunghezza degli unghioni (76,1 mm contro 72,5 mm), maggiore altezza del tallone (49,3 mm contro 46,0 mm), aumento del tempo trascorso in piedi (55,4% contro 49,6%) e dell’attività (61,0contro 53,0 passi/h) in zona di alimentazione.

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Numerose ricerche internazionali hanno evidenziato che rispetto al pavimento pieno di calcestruzzo (foto), il rivestimento deformabile in gomma riduce il numero di lesioni podali


Anche Platz et al. (2008) hanno dimostrato i vantaggi della gomma sul pavimento fessurato di calcestruzzo, in questo caso in termini di maggiore lunghezza del passo (58 contro 70 cm), maggior numero di passi per giorno (4.226 contro 5.611), maggior numero di tentativi di cavalcare altri animali (112 contro 23 e in quest’ultimo caso l’incidenza di vacche che scivolano è pari all’83%) e maggior numero di comportamenti tipici dei bovini, quali leccarsi stando in piedi su 3 arti (511 contro 105 osservazioni).

Confrontando gomma e pavimento di calcestruzzo, Samel (2005) ha dimostrato una maggiore crescita del corno (3,7 mm della gomma contro i 4,9 mm del calcestruzzo), una riduzione dell’erosione (0,3 mm della gomma contro 3,5 mm del calcestruzzo) e una minore durezza (incidenza di erosioni del tallone e di iperplasie digitali) nel caso del pavimento morbido. Rushen e de Passillé (2006) hanno confrontato pavimenti con diverso grado di abrasività e di compressione. I pavimenti in gomma hanno dimostrato una riduzione degli scivolamenti, del numero di passi e un aumento della velocità di camminata, per cui, secondo gli autori, indipendentemente dal grado di abrasione della superficie, aumentare il livello di compressione migliora la locomozione delle vacche.

Infine, le prove CRPA-UNIBO, precedentemente citate, hanno evidenziato differenze statisticamente significative in relazione all’altezza del tallone la quale risulta, dopo 6 e 12 mesi, significativamente maggiore nel pavimento in gomma rispetto alla resina. Inoltre, sono risultati significativamente maggiori sulla gomma il tempo giornaliero trascorso in piedi e quello trascorso in movimento, mentre sono calati il tempo giornaliero trascorso in riposo e la frequenza di alzate/coricate per giorno.

 

di Alessandro Gastaldo - C.R.P.A. di Reggio Emilia