Anche la bufala ha bisogno di biosicurezza

La circolazione della brucellosi bufalina in alcuni Comuni del Casertano ha riportato alla ribalta l’importanza di tutelare i nostri animali dagli agenti patogeni

Salute animale

Anche la bufala ha bisogno di biosicurezza

Quali sono le misure più appropriate per proteggere gli allevamenti bufalini dall'ingresso e dalla diffusione degli agenti patogeni? Ce ne parla Domenico Vecchio, responsabile dell’UOSD Produzioni Zootecniche Benessere animale e stabulari sperimentali del CReNBuf

 

Tutti gli investimenti che sono utili a proteggere il nostro patrimonio sicuramente sono investimenti validi. Tra questi c’è l’applicazione delle norme di Buone Prassi Igieniche che devono essere correttamente documentate nel Manuale e applicate. Non può esistere un Manuale di Buone Prassi valido per ogni azienda ma va studiato a misura, ogni stalla è un mondo a sé. Ne parliamo con il dottor Domenico Vecchio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, responsabile dell’UOSD Produzioni Zootecniche Benessere animale e stabulari sperimentali - CReNBuf.

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Domenico Vecchio

 

Dottor Vecchio, alla luce dalla sua esperienza, quanto sono importanti gli investimenti in biosicurezza?

“Oltre ad un investimento strutturale, le azioni di biosicurezza per essere funzionali necessitano di un investimento in management. Bisogna partire da un concetto molto importante: il rischio zero non esiste. Si possono compiere azioni di mitigazione del rischio, considerando anche che, per le caratteristiche funzionali delle stalle da latte, alcune misure come ad esempio quelle di biocompartimentazione come il tutto pieno e tutto vuoto risultano difficili da realizzare. Tra le azioni più importanti da fare, ci sono la gestione e la registrazione puntuale del flusso di animali, persone e mezzi in ingresso e in uscita”.

 

Parlando del flusso di animali, cosa ci consiglia di fare nel caso avessimo bisogno di comprare animali da fuori?

“Bisogna definire delle prassi aziendali per evitare di introdurre patogeni. Quando introduciamo degli animali, il rischio da considerare cambia in funzione che questi provengano, ad esempio, da una stalla singola o da più realtà, dalla condizione sanitaria delle stalle di provenienza, dalla frequenza con cui effettuiamo inserimenti, dalla possibilità di applicare una quarantena efficace. Per garantire un corretto flusso di animali e ridurre i rischi di introduzione di patologie non presenti nella nostra azienda, è opportuno fare delle analisi, prima dell’acquisto dei capi stessi, anche ampliando la ricerca durante gli stessi controlli ufficiali per compravendita, andando ad indagare per patologie come la BVD, l’IBR, la Neospora, la Paratubercolosi, la Febbre Q e i mastitogeni, specie per i contagiosi. I capi introdotti dovranno essere sottoposti a una quarantena in un’area di stabulazione a sé stante e gestita separatamente rispetto al resto della mandria: se i mezzi meccanici e le attrezzature devono necessariamente attraversare o lavorare nelle due zone, è importante rispettare una tempistica di intervento lavorando sul gruppo di quarantena per ultimo e poi avere una prassi di lavaggio e disinfezione delle attrezzature che abbassi il rischio di portare patogeni da una parte e dall’altra. Sarebbe opportuno che anche il personale utilizzasse vestiario e calzature dedicate, o quantomeno provvedesse a sanificarli per ridurre il rischio di diffusione di eventuali patogeni nella stalla”.

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I mezzi motorizzati che non sono indispensabili devono rimanere fuori dal perimetro aziendale, quelli che vi devono necessariamente entrare dovrebbero essere correttamente disinfettati, sia in ingresso che in uscita

 

Percorsi per i camion

Cosa consiglia di fare invece per il flusso dei mezzi in stalla? Può dare qualche consiglio per gestire al meglio l’ingresso dei mezzi esterni e la circolazione delle persone?

"Andrebbero identificate due zone nell’azienda: una zona che chiamerò “zona ad accesso controllato” che funge da zona cuscinetto e che rappresenta l’area a ridosso del perimetro aziendale, e poi c’è la “zona ad accesso ristretto”, che corrisponde alla zona cuore dell’azienda, dove per intenderci sono stabulati gli animali, stoccati i reflui e gli alimenti. È importante che i mezzi esterni che possono fare a meno di entrare nell’azienda, non entrino. Se possibile sarebbe opportuno creare degli accessi dedicati evitando che nei loro percorsi passino a ridosso o attraverso la zona ad accesso ristretto. Ancora una volta, più che le strutture è fondamentale disegnare dei percorsi e quindi dei flussi. Questo può essere fatto anche studiando e disponendo strutture come cisterne e silos in maniera opportuna. Per la disinfezione dei mezzi occorre definire se l’allevamento riesce a gestire correttamente una vasca di disinfezione, oppure se è da impostare una pulizia e disinfezione tramite il personale per ridurre il rischio microbiologico. Va scelta la soluzione più funzionale nel rispetto dell’efficacia ovviamente. In entrambe le situazioni dobbiamo ricordarci che i disinfettanti da utilizzare devono essere utilizzati tenendo presente alcuni principi chiave: garantire una concentrazione costante e stabile, prediligere quelli che hanno attività in presenza di materiale organico e, nel caso delle vasche, ricordarsi di sostituirli con frequenza, anche in base al numero di passaggi e non solo al tempo. Tutte queste operazioni è bene che vengano definite in un manuale di biosicurezza, il quale non solo va costantemente aggiornato, ma le pratiche descritte devono essere effettivamente applicabili ed applicate in azienda, costantemente. Una volta mi sono divertito a misurare la superficie della ruota di un trattore con degli stivali: la superficie che copre la ruota facendo un giro completo, equivale a 40 paia di stivali numero 44: i mezzi motorizzati che non sono indispensabili al traffico aziendale devono rimanere fuori dal perimetro, quelli che vi devono necessariamente entrare dovrebbero essere correttamente disinfettati sia in ingresso che in uscita, analogo discorso vale per i visitatori”.

 

Perché è necessario che ci siano 20 metri tra il percorso dei camion e la stalla, e come possiamo definire questi percorsi esterni?

“I percorsi, che possono essere definiti anche con una semplice catenella, devono essere posizionati ad almeno 20 metri dagli animali stabulati; è una misura cautelativa che serve a ridurre il rischio di contaminazione accidentale di patogeni esterni, soprattutto tramite veicoli esterni. Ovviamente le misure cautelative cambiano in funzione del flusso aziendale (più o meno numeroso), della pendenza e dell’effetto di dilavamento e di tante altre variabili da valutare azienda per azienda. In alcune situazioni i 20 metri potrebbero non essere più sufficienti. Così come potrebbero essere sufficienti anche meno metri, ma con dei presidi atti ad evitare un contatto accidentale. Ad esempio un muro pieno, sufficientemente alto, potrebbe essere in grado di riparare gli animali stabulati all’interno, riducendo in modo accettabile il rischio di infezione della mandria. Ogni situazione prevede delle misure cautelative diverse in base al grado di penetrabilità e in base al patogeno”.

 

Sala parto e infermeria

Perché è una buona norma differenziare sala parto e sala infermeria?

“La differenziazione è fondamentale per diversi motivi: in infermeria abbiamo animali che hanno una ridotta capacità di competere con gli altri (spazi di decubito, esercizio, alimentazione, abbeverata), per cui necessitano di cure particolari e di attenzione massima. Inoltre, se le cause che li hanno portati in infermeria sono biologiche, essi possono essere fonte di liberazione di patogeni nell’ambiente. Lo spazio adibito ad infermeria dovrebbe essere sempre immediatamente disponibile in caso di necessità; è evidente che se la sala parto fosse occupata, nel caso di animali da inserire in infermeria, non potremmo garantire assistenza necessaria né il soddisfacimento dei fabbisogni di sicurezza degli animali stessi. Anche la sala parto è un’area estremamente delicata, ma le necessità sono altre rispetto all’infermeria. Bisogna cercare quanto più possibile di evitare che la sala parto abbia una densità di animali eccessiva per garantire il miglior livello di benessere e la miglior igiene possibile e ridurre il rischio di esposizione degli animali ad eventuali patogeni avendo molta cura della gestione della pulizia. Anche se non è sempre possibile effettuare un vuoto sanitario in un allevamento bufalino, sarebbe corretto disinfettare tutti i locali e in particolare la sala infermeria e la sala parto. Per la scelta dei disinfettanti, vale quello che abbiamo suggerito per la disinfezione degli automezzi: il disinfettante utilizzato deve essere stabile, avere una buona attività in presenza di materiale organico, anche se va ricordato che è opportuno prima della disinfezione procedere alla rimozione del materiale organico, al lavaggio e ad applicare il disinfettante su superfici asciutte. La scelta della modalità e della tipologia di disinfettante deve adeguarsi all’azienda e non è possibile indicare un unico prodotto per ogni situazione e management aziendale. Utilizzare disinfettanti in formulazione schiuma, pur avendo la stessa efficacia di quelli in soluzione spray, ti dà il vantaggio di vedere se ci sono parti che restano scoperte dal trattamento, ma ancora una volta il prodotto o la struttura da sola non può garantire una buona efficacia se non partendo da una corretta gestione e procedura”.

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Tre annutoli a balia da una vacca di razza Angler

 

Vacche come balie

Utilizzo delle vacche come balie: ci sono dei rischi sanitari che è opportuno considerare?

“Il contatto tra specie diverse aumenta il rischio di trasferimento di patogeni interspecifici. Nel caso in cui introduciamo una balia, è necessario monitorare i mastitogeni e la sierologia per la sensibilità diversa nei confronti di alcuni patogeni trasmissibili alla nostra mandria. Ricordiamoci che, quando prendiamo le vacche come balie, è importantissimo tenere monitorato lo stato sanitario di questi  animali, inoltre la SS del latte vaccino è intorno al 12-13%, invece quella del latte bufalino è intorno al 18%: se non sufficiente a soddisfare i fabbisogni di mantenimento e accrescimento, il latte vaccino può determinare ritardi di accrescimento. Inoltre esso ha un quantitativo di calcio inferiore a quello bufalino, per cui può causare una carenza nei vitelli, con conseguenti problemi non solo scheletrici, ma anche con limitazione di tutte quelle funzioni vitali in cui è coinvolto il calcio, come lo stesso funzionamento corretto del sistema immunitario”.

 

Una soluzione parziale potrebbe essere quella di non limitare i pasti dei vitelli sotto le balie? O possono esserci dei problemi per le balie?

“Se si vogliono utilizzare le balie, è necessario programmare la loro presenza e le loro curve in funzione della curva dei parti e delle esigenze dei vitelli bufalini. Spesso il numero di balie e il latte prodotto non risulta sufficiente per il numero di vitelli. Inoltre, la produzione di latte delle vacche deve essere sincronizzata sullo stesso ciclo destagionalizzato delle bufale. Altra criticità, è che sotto balia abbiamo meno facilità di renderci conto di problemi di assunzione da parte dei vitelli; in tal caso sarebbe utile monitorare periodicamente l’incremento di peso”.

 

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“Per la protezione dell’allevamento dai sinantropi, di cui fa parte il cane, bisogna evitare il rischio che sopraggiunge quando c’è contatto tra specie diverse"

 

Sappiamo che i cani e i selvatici possono essere veicoli di malattie al bestiame, ma noi come possiamo impedirlo?

“Per la protezione dell’allevamento dai sinantropi, di cui fa parte il cane, bisogna evitare il rischio che sopraggiunge quando c’è contatto tra specie diverse. L’allevamento va recintato in tutto il suo perimetro, senza trascurare il cancello. Il cancello non può essere una semplice sbarra, quando questa non impedisce l’entrata o anche l’uscita degli animali estranei. Se c’è il pericolo che gli animali possano scavare per introdursi, tutto il perimetro deve essere recintato facendo in modo che la recinzione penetri sufficientemente nel terreno. Ugualmente, se c’è il rischio che questi scavalchino, si dovranno prevedere misure antiscavalcamento”.

 

Gestione delle acque

Corsi d’acqua, lagoni e canali. Cosa è importante fare per evitare il flusso di patogeni?

“La biosicurezza ambientale è fondamentale, occorre che ci siano delle misure cautelative per il sovrappieno: bisogna rispettare quanto previsto per la corretta gestione degli effluenti zootecnici sia come capienza delle strutture che come tempi di stoccaggio, impedire che gli effluenti zootecnici, anche accidentalmente, possano arrivare nei canali, dunque bisogna disporre misure cautelative sia per quello che entra, ma anche per quello che esce dalle aziende. Solo se tutti iniziassimo a collaborare in questo senso potremmo combattere i danni causati dal propagarsi delle malattie. Enterobatteriacee, Brucella, Fasciola, Dicrocaelium, sono solo alcuni degli agenti patogeni che possono muoversi tranquillamente sfruttando una non corretta gestione delle acque”.

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Con Classyfarm l’allevatore può volgere il suo sguardo verso le criticità dell’azienda, sia in tema di biosicurezza che di benessere animale

 

Un’ultima domanda: perché è importante secondo lei, fare un audit Classyfarm?
“Classyfarm è uno strumento che permette all’allevatore, grazie al suo tecnico, di rivolgere lo sguardo in maniera mirata verso le criticità dell’azienda, riferite sia alla biosicurezza che al benessere animale, e di conseguenza di studiare e applicare delle azioni mirate per ridurre i rischi ad esse connessi”. 

 

Intervista di Anna Leoni - Medico Veterinario Incaricato