C'è fertilità e fertilità

Gestione mandria

C'è fertilità e fertilità

Si fa presto a usare questo termine, ma i numeri spesso non sono omogenei e questo crea incomprensioni, specialmente se si cerca di confrontare dati provenienti da Paesi diversi, con metodi di calcolo differenti

 

Quando si parla di fertilità, si ha sempre la sensazione di fare una domanda e di non ricevere mai la stessa risposta. Quando si parla di parto-concepimento quasi tutti sono d’accordo perché il modo di calcolarlo è abbastanza semplice: diciamo quasi semplice, perché anche in questo caso c’è chi utilizza solo il dato delle vacche che effettivamente ripartoriscono e chi sfrutta anche le informazioni derivanti dalle diagnosi, quando disponibili, per avere il dato prima del parto successivo.
Tuttavia, con l’esperienza si è capito che l’informazione derivata dal parto concepimento, oltre a essere potenzialmente “vecchia”, poteva anche risultare fuorviante e non rappresentare bene la situazione riproduttiva reale; per questo è stato proposto il Pregnancy Rate (PR), che misura la velocità con cui le vacche si ingravidano e altro non è che il risultato della moltiplicazione dell’HDR (Heat Detection Rate) per il CR (Conception Rate). L’HDR è la percentuale di vacche che sono rilevate in calore rispetto a quelle che avrebbero dovuto essere state rilevate, mentre il CR sta ad indicare la percentuale di vacche gravide sul totale delle inseminate in quel lasso di tempo.
Il PR si è dimostrato in questi anni uno strumento formidabile perché da un lato ha permesso a tecnici e allevatori di avere un dato “reale” e “fresco” della situazione riproduttiva, e dall’ altro ha fornito anche degli obiettivi da raggiungere. Tutto risolto? Non proprio, perchè se provate per la stessa azienda a calcolare il PR con programmi gestionali diversi otterrete risultati... diversi.

 

Parametri diversi

È chiaro che misurare l’efficienza riproduttiva non è facile, e dipende molto anche dalla qualità dei dati che sono utilizzati; gli stessi problemi che abbiamo visto a livello fenotipico li ritroviamo, e non poteva essere diversamente, a livello genetico.
Ogni Paese ha un suo sistema di “misurare” la fertilità e anche Interbull, vista l’eterogeneità dei dati, permette di utilizzare “definizioni” diverse dei caratteri, quali ad esempio:
• la velocità di ripresa del ciclo ovarico per le vacche o di raggiungimento della maturità sessuale per le manze
• la capacità di concepire, sia per le vacche che per le manze, espressa sia come percentuale (ad esempio il CR) che come intervallo (ad esempio parto-concepimento, intervallo tra i parti, intervallo fra prima e ultima fecondazione, ecc). In tabella 1 si riportano le correlazioni genetiche dei vari caratteri di fertilità tra l’Italia e vari Paesi. La media di queste correlazioni non supera mai l’86% e scende fino al 71%, a dimostrazione dell’esistenza di una interazione genotipo-ambiente e di una differenza sensibile negli indici fertilità tra i vari Paesi.
Si capisce come la numerosità dei caratteri utilizzati, unita alla possibilità che un Paese possa misurare un carattere in modo diverso (parto concepimento e intervallo fra prima e ultima fecondazione, anche se correlati, non sono lo stesso carattere), possa portare a risultati diversi per lo stesso toro da Paese a Paese.

 

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L’indice aggregato fertilità (IAF) finale rappresenta la capacità di un riproduttore nel generare progenie che abbia una maggior probabilità di concepire al primo intervento rispetto alla media

 

La situazione in Italia

La valutazione genetica per la fertilità femminile in Italia, che ad aprile 2024 ha subito una profonda revisione con l’introduzione dell’effetto delle sincronizzazioni e un miglioramento di pulizia dati e modello statistico, è abbastanza complessa. Allevatori e tecnici vedono solo l’indice aggregato fertilità (IAF) finale, caratterizzato da media 100 e deviazione standard 5, che rappresenta la capacità di un riproduttore nel generare progenie che abbia una maggior probabilità di concepire al primo intervento rispetto alla media: questo è l’obiettivo di selezione dell’indice fertilità in Italia. In realtà dietro l’indice finale si nascondono tanti “sotto-indici”, con pesi diversi a seconda della loro correlazione con l’obiettivo finale, quali:
• Latte Evm vacche (predittore indiretto);
• BCS vacche (predittore indiretto);
• Intervallo parto - prima fecondazione (vacche);
• Intervallo prima - ultima fecondazione (vacche e manze);
• Tasso di concepimento al primo intervento (vacche e manze);
• Età alla prima fecondazione (manze).
Molti allevatori si stupiscono perché vedono molte differenze su tanti tori tra l’indice fertilità italiano e l’indice DPR americano (Daughter Pregnancy Rate); in particolare, trovano strano che tori evidenziati come positivi in Italia risultino invece negativi in Usa. Esiste una spiegazione?
Non dimentichiamoci innanzitutto che gli indici di Paesi diversi non sono comparabili per vari motivi:
• le valutazioni nazionali esprimono il proprio indice su una propria base e scala genetica che solitamente differisce da Paese a Paese;
• la definizione del carattere e del modello statistico utilizzato per calcolare l’indice genetico sono solitamente diversi tra Paesi e, nel caso della fertilità, come abbiamo visto, c’è molta variabilità;
• l’esistenza del fenomeno chiamato “interazione genotipo-ambiente”, che si verifica quando le condizioni ambientali tra Paesi differiscono. L’interazione genotipo-ambiente si può definire come una diversa prestazione dello stesso genotipo, ovvero una diversa espressione del “potenziale genetico” di un animale, a seconda delle condizioni ambientali in cui si trova e di come viene misurato lo stesso carattere in Paesi diversi e di come questo carattere viene modellizzato nelle procedure di valutazione genetica e/o genomica (tabella sotto).

 

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Effetti a catena

Nel caso del DPR abbiamo poi un effetto dovuto al modo in cui questo indice è espresso e calcolato: il DPR, che esprime la percentuale di vacche “vuote” che rimangono gravide durante ciascun periodo di 21 giorni rispetto alla media base della razza, è calcolato come funzione dell’intervallo parto-concepimento, dove 4 giorni di parto-concepimento equivalgono a 1 punto di DPR. Come punto di partenza viene assunto un periodo di attesa volontario (VWP) di 60 giorni, normale 20 anni fa, quando l’indice DPR era stato introdotto per la prima volta tra i caratteri genetici e la media di parto-concepimento era di 154 giorni. Oggi, questo parametro di 154 giorni e soprattutto i 60 giorni di VWP hanno sempre meno senso, viste le aumentate produzioni e persistenza che rischiano di fare arrivare una vacca all’asciutta con 35-40 kg di latte: la tendenza è quindi quella di spostare avanti il periodo di attesa volontario.
È anche per questo motivo che è “normale” trovare molti tori nella lista TPI con indice DPR negativo; se questo indice tende a “diminuire” i giorni di parto-concepimento, visto come è calcolato, la tendenza a posticipare il VWP ha una influenza negativa sull’indice; anche il trend genetico pubblicato dal CDCB, il Consorzio nord-americano responsabile delle valutazioni genetiche negli Usa, mostra un trend genetico negativo e che ha solo rallentato negli ultimi anni (grafico 1).

 

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Grafico 1 - Trend genetico DPR (fonte: CDCB)

 

Nel grafico 2 riportiamo invece lo stesso grafico, riferito alla popolazione italiana per le femmine e ai tori italiani ed esteri autorizzati alla FA in Italia, con gli indici italiani.

Esistono altri indici per la fertilità negli Usa, quali ad esempio CCR e HCR, tasso di concepimento per vacche e manze, e il Fertility Index, che è un composto che mette assieme DPR, CCR e HCR ma con un peso molto forte per il DPR.

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Grafico 2 - Trend genetico dei tori autorizzati alla FA in Italia

 

Confronti non corretti

Queste differenze quindi cosa ci portano a dire? Innanzitutto che è sempre sbagliato confrontare gli indici di diversi Paesi, viste le differenze delle quali abbiamo parlato prima; nel caso specifico della fertilità, inoltre, il modo con il quale viene calcolato il DPR rende veramente difficile confrontarlo con l’indice fertilità italiano, che ripetiamo avere l’obiettivo di migliorare il tasso di concepimento al primo intervento.
Riteniamo che un indice fertilità che tenda a migliorare il tasso di concepimento al primo intervento piuttosto che abbassare generalmente i giorni di parto-concepimento sia il più idoneo per l’allevamento moderno. La cosa migliore, e anche più facile visti tutti i dati messi a disposizione nell’Online Tori FA (onlineweb.anafi.it/AR/OnlineTori.aspx?lang=it-IT&singoloToro=), è di valutare il valore genetico di tutti i tori, italiani ed esteri, sulla scala italiana che è quella più adatta alla nostra realtà produttiva ed economica.

 

di Maurizio Marusi - Anafibj

 

Per ulteriori informazioni sul metodo di calcolo del DPR:
aipl.arsusda.gov/reference/fertility/DPR_rpt.htm
us.altagenetics.com/herd-management/improving-reproductive-efficiency
www.agproud.com/articles/56636-pregnancy-rate-or-conception-rate-which-tool-should-you-use