Le tre caratteristiche di un insilato di qualità

Gestione mandria

Le tre caratteristiche di un insilato di qualità

Quando disponibile, esso costituisce un valido aiuto sia per la fisiologia digestiva della bovina che per il ritorno economico dell’allevatore. La condizione indispensabile, però, è che sia di buona qualità

 

Se si considera la produzione mondiale di materie prime, la FAO stima che nel mondo si producano circa 313 milioni di tonnellate di soia e 940 milioni di tonnellate di mais a fronte di circa 800 milioni di tonnellate di latte. Si stima inoltre che globalmente vengano prodotti circa 200 milioni di tonnellate di sostanza secca sotto forma di insilati di vario genere (http://www.indexmundi.com/agriculture/?commodity=corn). È chiaro come da solo l’insilato possa sostenere almeno il 25% della produzione mondiale di latte. Tale numero tende, però, ad essere molto maggiore se si considera come soia e mais siano prevalentemente destinati alla produzione di mangimi per monogastrici (polli e suini) e talvolta anche al consumo umano. Un dato importante riguarda poi il costo della produzione del latte che è fortemente influenzata dai costi alimentari. L’alimentazione rimane il primo costo seguita, a debita distanza, dai costi della rimonta.

L’IFCN (International Farm Comparison Network 2015-2025) ha recentemente stimato come la produzione mondiale di latte sia destinata globalmente ad aumentare sino al 2025 e che tale aumento riguardi anche i Paesi dell’Unione europea. La crescita sembrerebbe derivare dalla maggiore richiesta di latte a livello globale soprattutto da parte delle economie e delle popolazioni emergenti quali sud-est asiatico e Africa. Tale crescita si accompagna però ad un aumento dei costi alimentari, dovuta sia alle variazioni climatiche che alla recente crisi nei rapporti tra Russia e Ucraina che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi delle materie prime. Il costo del latte sarà pertanto sempre più determinato dai costi alimentari. Per esempio, in Italia, nelle stalle pilota dello studio eseguito dall’IFCN, il costo alimentare corrisponde esattamente al 50% del costo del latte. In tale scenario, poco è possibile contro il rincaro delle materie prime poiché tali aumenti sono governati dallo scenario internazionale, dalla disponibilità delle materie prime stoccate nei magazzini americani o brasiliani e dalla ricchezza delle produzioni agricole d’Oltreoceano. Tuttavia, si può ancora fare molto anche in tale contesto apparentemente difficile, qualora l’allevatore punti sulla qualità dei propri foraggi.

 

Avariato.jpg

Secondo McDonald e collaboratori, le perdite dal cappello (top layer spoilage) rappresentano mediamente il 15% delle perdite totali

 

Massima attenzione

Dunque non vale la pena lamentarsi, ma sarà invece utile riflettere su dove possiamo incidere in modo concreto per migliorare il costo alimentare. L’insilato risulta uno degli alimenti più interessanti dal punto di vista economico; il costo dell’insilato si compone di varie voci che sono riportate sinteticamente nella tabella sottostante.

 

tab ok insilato percentuali .png

 

Il dato più interessante quando si parla di insilato è che la sua buona riuscita dipende in massima parte dal produttore: raccolta al momento ottimale, adeguata trinciatura e stoccaggio in trincea, inoculazione, copertura efficace. Qui non ci si deve nascondere: l’allevatore è padrone del proprio destino e quindi della qualità dell’insilato che produce. Del resto, sarà proprio lui a pagare. Quindi niente scuse, la qualità dipenderà dal management del raccolto e della trincea, e nel caso ci si affidi a un terzista varrà la pena controllare in tempo reale come viene eseguito il lavoro. L’errore o la dimenticanza di un giorno avrà conseguenze per tutti i 365 giorni successivi.

 

Perché la qualità

Per poter ottimizzare i costi alimentari vale pertanto la pena avere un buon insilato a disposizione e cercare di produrlo di alta qualità. Ma cosa si intende per buona qualità dell’insilato? Obiettivamente, la domanda risulta difficile per molti allevatori e per due ragioni. Innanzitutto tale foraggio ricade all’interno della terra di nessuno: chi lo trincia spesso non lo usa, chi lo insila e lo compatta spesso non lo utilizza in prima persona, chi lo deve utilizzare in razione se lo ritrova con la qualità che altri hanno creato ma chi lo consuma (le bovine) sono quelle che alla fine pagheranno lo stipendio di tutti. Il secondo motivo è che i crescenti impegni della moderna azienda di produzione del latte lascia sempre meno tempo agli allevatori per soffermarsi ad osservare le trincee, a comprendere le cause degli eventuali insuccessi così come a pianificare le azioni correttive per la campagna futura.

 

Le tre grazie

Se i dovessero riassumere in poche parole quali siano le caratteristiche di un buon insilato si potrebbero utilizzare le seguenti: qualità, quantità, appetibilità.
Quantità. È noto come l’insilato sia soggetto a perdite durante le fasi di lavorazione e di produzione. Il punto di partenza per tale valutazione risiede nel concetto che tali perdite, seppure fossero piccole, sono inaccettabili poiché l’investimento iniziale in terreni, semine e pratiche colturali e di raccolta rappresentano delle spese fisse indipendentemente da quante tonnellate di sostanza secca si riesca in realtà a portare alla bocca dell’animale. Se abbiamo calcolato di avere necessità di un certo quantitativo di insilato e questo ci viene a mancare, dovremo necessariamente andare sul mercato a reperire altre materie prime per compensare l’energia e le proteine mancanti. Le principali perdite sono riportate qui sotto, in tabella.

 

tab insilato perdite.png


Qualità. L’insilato porta molto valore nutritivo, ma tale valore dovrà essere preservato. È noto come l’instabilità aerobica e l’eccessiva e prolungata fermentazione iniziale non solo portano a perdite di sostanza secca, ma anche a perdite di energia e di proteine. Proprio l’energia e gli aminoacidi di cui le proteine sono composte, rappresentano il principale costo del mangime. Nella qualità non andrà poi sottovalutata la formazione di fattori anti-nutrizionali. Questi potrebbero essere rappresentati da alcuni nutrienti non disponibili, come le proteine legate agli zuccheri che si potrebbero formare a causa di una prolungata presenza di elevate temperature nel silo, o le micotossine. Queste ultime, qualora presenti nell’unifeed, possono aumentare i casi di mastite, alterare i cicli riproduttivi e diminuire le produzioni attraverso un’alterazione delle fermentazioni ruminali. L’utilizzo di particolari ceppi selezionati per l’applicazione nell’insilato si è dimostrato in grado di ridurre la presenza di alcune micotossine post-raccolta (Gallo et al., 2018).
Appetibilità. Chi produce insilato lo fa per alimentare le bovine. Pertanto, l’appetibilità è un parametro qualitativo fondamentale. Un insilato appetibile dovrà essere fresco. Uno studio tedesco (Gerlach et al., 2003) ha mostrato come ogni grado di temperatura nell’unifeed maggiore di quello dell’ambiente circostante esita in una perdita di latte dell’1,8%. Nel caso di insilati ricchi di proteine bisognerà porre anche attenzione alla formazione di poliamine che derivano dalla degradazione proteica e sono associate ad un calo dell’ingestione. Infine, anche gli acidi prodotti dalle fermentazioni dell’insilato giocano un ruolo nell’appetibilità. Eisner et al. (2006) hanno infatti riportato come insilati con acido acetico al 3% possono diminuire l’ingestione. Analogamente, quando l’acido butirrico supera lo 0,3%, questo porta ad una diminuzione dell’appetibilità.

 

ammuffito.jpg

Ammuffimenti e micotossine rappresentano un grave rischio per la salute della bovina da latte

 

Conclusioni

Il mercato del latte è un mercato globale in cui domanda ed offerta possono andare ben al di là dei confini nazionali. Sebbene la richiesta non sia in calo, e quindi ci si debba aspettare un aumento della produzione a livello globale, i costi di produzione rappresentano sicuramente una sfida per il reddito aziendale. L’allevatore è pertanto chiamato a trasformarsi sempre più in un imprenditore per poter avere successo o a volte per poter sopravvivere. In tale sfida, la qualità e l’economicità degli alimenti giocano un ruolo fondamentale assieme alla conoscenza del bilancio aziendale e all’applicazione di un buon management. L’insilato, quando di buona qualità, si presenta come un candidato ideale per vincere la sfida dell’economicità, utile strumento in mano ad un allevatore sempre più protagonista delle proprie sorti.

di Andrea Roberti