La sostenibilità è di casa alla Campogallo

Da sinistra: il responsabile della vitellaia Marco Serra con i titolari Saverio e Giovanni Marco Borgo, con il jolly Mario Piredda e con il responsabile riproduzione Pietro Dallan

Gestione mandria

La sostenibilità è di casa alla Campogallo

Forte di un P.R. da record, l’azienda agricola dei fratelli Giovanni Marco e Saverio Borgo di Scaldaferro (Vi) produce latte di qualità e in modo efficiente

 

Se le vie del Signore sono infinite, quelle della sostenibilità non scherzano affatto. E c’è chi, come i titolari dell’azienda agricola Campogallo, fa leva sull’efficienza produttiva e riproduttiva delle proprie Frisone per continuare a far quadrare i conti, per produrre ottimo latte da formaggi Dop (Grana Padano e Asiago) e per ridurre le emissioni in atmosfera.

Tutto ha inizio una ventina d’anni fa, quando un team di docenti universitari d’Oltreoceano fanno visita al conosciuto ed apprezzato allevamento di Scaldaferro (Vi): “oltre a Peter Van Soest – ci racconta Saverio Borgo, già allora alle redini dell’azienda insieme al fratello Giovanni Marco – nella delegazione in visita c’era anche il professor Ferguson. È da quel momento che abbiamo imparato a ragionare sulla fertilità in termini di HDR, CR e PR, e che abbiamo iniziato a sottoporre le nostre vacche prima al protocollo Ovsynch e poi ai suoi successivi aggiornamenti”.

I risultati non stentano ad arrivare, soprattutto dopo che l’azienda si dota del software Dairy Comp per monitorare le performance di mandria, da quando su consiglio di Agostino Bolli di Alta viene spostato in avanti il periodo di attesa volontario e viene introdotto un sistematico Presynch-Ovsynch, e infine dopo che il team aziendale si focalizza sul miglioramento dell’alimentazione e più in generale della gestione dell’asciutta e del postparto. “Dai tempi della visita di Ferguson – sottolinea Saverio – cerchiamo di evitare di sottoporre le bovine fresche di parto alle visite ginecologiche: in questa delicata fase, meno si va intorno all’utero e meglio è. Per cui rispettiamo scrupolosamente il tempo di attesa volontario che ci siamo prefissati e oggi, a 42-49 giorni dal parto, iniziamo con la prima prostaglandina del protocollo di sincronizzazione”.

 

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Il miglioramento delle performance riproduttive ha abbassato a 143 la media dei giorni in latte, migliorando anche l’efficienza alimentare della mandria

 

Obiettivo 43-44%


Ma il vero salto di qualità, che ha portato l’azienda a un eccellente 40% di P.R. medio annuo, è recentissimo, e ancora una volta legato agli States: all’inizio della scorsa estate il giovane responsabile dell’area riproduzione Pietro Dallan partecipa all’Alta Showcase Tour di Alta e visita alcune big farm nordamericane tra cui la famosa Drake Dairy Inc., azienda da 2.500 vacche con un P.R. oscillante tra il 46 e il 47%. “Ho cercato di capire – sottolinea il diretto interessato – in che modo i proprietari riuscivano a centrare questo straordinario risultato. Lì ho scoperto che applicano un comune protocollo di Presynch Ovsynch, ma in cui viene inserita una visita ecografica prima della terza prostaglandina al fine di far stimare dal veterinario le dimensioni del corpo luteo, e di lì decidere se è opportuno passare alla prostaglandina dell’Ovsynch o se somministrare un GnRH extra e posticipare la prostaglandina di 7 giorni. Così dallo scorso luglio abbiamo iniziato anche noi a seguire lo stesso protocollo, che oltretutto è comodo e riusciamo a realizzare con maggiore precisione rispetto ai protocolli precedenti".

 

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Le bovine della famiglia Borgo sono state al centro di un lavoro di miglioramento genetico importante

 

"E da luglio, senza fare nient’altro, abbiamo guadagnato 7 punti di C.R. alla prima inseminazione. Naturalmente anche il P.R. è cominciato a salire: adesso siamo arrivati al 40%, ma potremmo migliorare ancora. Il nostro obiettivo è arrivare al 43-44%”. Ma fertilità a gonfie vele significa anche vitellaia piena: “Certo, il sensibile aumento della rimonta disponibile – osserva Saverio – ha incrementato il contingente di vitelle che vorremmo vendere ad altri colleghi allevatori, e ha impattato sui nostri criteri di scelta del seme con cui fecondare le bovine: dalla scorsa estate il 70-75% delle nostre Frisone viene infatti fecondato con tori Blu Belga, mentre non abbiamo ridotto l’impiego di seme sessato per il semplice fatto che non l’abbiamo mai usato: per nostra scelta utilizziamo soltanto seme convenzionale di tori provati”.

 

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Gli eccellenti risultati conseguiti sotto il profilo delle performance riproduttive sono anche il frutto dell’ottimale alimentazione e dell’ottimo management della fase di transizione

 

Provato sicuro


E qui è inevitabile aprire una parentesi sulle strategie selettive e sui piani di accoppiamento concordati con il consulente di fiducia, Maurizio Grande: “in quest’azienda – riflette Saverio – è stato fatto un lavoro genetico importante: anni fa abbiamo acquistato alcune vacche di pregio, e abbiamo realizzato diversi trasferimenti embrionali. E oggi sulla grande vacca preferiamo magari aspettare un anno in più, ma utilizzare il grande toro provato piuttosto che il giovane genomico ai vertici della classifica: per quella che è la nostra esperienza, infatti, correre sempre dietro al miglior toro del momento non paga”. Quanto ai criteri di scelta dei tori, “procediamo ad ondate, ultimamente diamo la precedenza a riproduttori estremi a latte dopo aver privilegiato tori molto forti sui caratteri della salute. Più in generale il nostro indice di selezione è costituito da produzione 40%, benessere 40% e tipo 20%”.

 

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Alle vitelle vengono dedicate mille attenzioni e crescono forti e sane


Scelte d’impatto

Ma oltre che sul livello di occupazione della vitellaia, gli effetti di un P.R. al 40% si stanno sentendo anche negli altri reparti: “Certo – interviene ancora Pietro Dallan – l’impatto sulla produzione lo abbiamo sentito: la media dei giorni in latte si è abbassata agli attuali 143 giorni, per cui mungiamo non soltanto più vacche, ma anche più vacche fresche con una produzione media per capo più elevata. E tutto questo avrà certamente un impatto positivo anche sulla sostenibilità ambientale, visto che animali più freschi, che convertono meglio l’alimento in latte, sono anche animali più efficienti sotto il profilo delle emissioni in atmosfera di metano.
Quanto agli effetti sulla longevità, occorre fare dei distinguo: la riforma obbligata per motivi di infertilità è crollata, ma avendo la disponibilità di più rimonta di buona genetica abbiamo riformato volontariamente alcune ottime vacche. Comunque siamo poco sotto le 3 lattazioni per capo come media di stalla”.

 

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La stalla in cui vengono stabulate le manzette, le manze e le primipare

 

Vitellaia nuova


La visita all’azienda Campogallo - in compagnia di Fabio Marini, agente di zona di Alta - non può che continuare con il canonico giro in stalla, che non a caso ha inizio dalla vitellaia. Da alcuni mesi, infatti, di fronte ai classici igloo che ospitano i vitelli neonati fino allo svezzamento (che avviene intorno ai 60 giorni), sono posizionati i grandi box per l’allevamento in gruppi omogenei dei vitelli svezzati.
Box amovibili, pulibili e igienizzabili, che lasciano la possibilità di un approccio del tipo tutto pieno-tutto vuoto. “In questo reparto – sottolinea Saverio – abbiamo sempre creduto e investito moltissimo. Oggi, grazie ai nuovi box di gruppo, la morbilità del periodo – un tempo causata soprattutto da coccidi e da malattia respiratoria, a loro volta favoriti dai frequenti rimescolamenti dei capi – si è notevolmente abbassata, e se la mortalità del periodo in gabbietta è intorno al 2% tra maschi e femmine, la percentuale delle vitelle nate in stalla che non arrivano al primo parto è ferma al 5% (secondo l’Anafibj la media nazionale negli allevamenti di Frisona è del 23%: ndA)”.

 

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I nuovi box per la stabulazione in gruppo delle vitelle svezzate

 

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Meno del 5% delle vitelle nate in stalla non arrivano al primo parto

 

Benessere vero


Più salute e benessere in vitellaia significa anche crescite rapide, precocità sessuale e carriere super-produttive: “sulle vitelle di oggi nutriamo grandi aspettative”, ammette Saverio. Anche perché – e ce ne accorgiamo visitando il moderno capannone dove sono stabulate le bovine adulte – alla Campogallo non mancano i trattamenti-benessere dedicati alle lattifere: oltre allo spazio in più, dovuto al recente trasferimento delle vitelle svezzate nei box di gruppo all’aperto (44 posti cuccetta recuperati), sono in funzione il potente impianto di raffrescamento, rinnovato di recente, il nuovo sistema di illuminazione a fotoperiodo e un innovativo sistema di nebulizzazione della molecola scelta per i trattamenti moschicidi, dispositivo che negli scorsi mesi ha praticamente azzerato lo stress arrecato dai fastidiosi insetti. Benessere vero, sostenibilità etica reale.

 

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Le carni delle vacche a fine carriera vengono vendute all’interno di un elegante e rifornito spaccio aziendale