Meno vacche, più latte e tanto trifoglio

Alla visita in Irlanda organizzata nell’ambito del progetto Resilience for Dairy (R4D) hanno partecipato allevatori e delegati da tutta Europa

Gestione mandria

Meno vacche, più latte e tanto trifoglio

Ultima tappa del viaggio nelle stalle da latte irlandesi per comprendere le linee guida degli attuali programmi di ricerca. Spazio alle foraggere, ma anche all'automazione

È sempre stimolante vedere come la ricerca approcci il tema della sostenibilità ambientale ed economica nell’allevamento dei bovini. E le visite tecniche organizzate in Irlanda nell’ambito del progetto Resilience for Dairy (R4D), di cui abbiamo già parlato negli ultimi due numeri di Allevatori Top, hanno avuto il pregio di mostrare agli allevatori italiani che hanno partecipato al tour come un Paese in cui la zootecnia da latte è basata sul pascolo stia affrontando alcune problematiche non così lontane dalle nostre.
La prima osservazione riguarda i centri di ricerca che abbiamo visitato, tutti caratterizzati da un approccio molto pragmatico alle problematiche degli allevatori locali, con progetti di ricerca che hanno indubbiamente un profilo elevato, ma che restano sempre con i piedi per terra, cercando di dare risposte concrete alle scelte che un qualsiasi allevatore irlandese deve prendere in tema di scelta delle foraggere, loro fertilizzazione e conservazione.

 

Investimenti mirati


Il secondo pensiero va alle dotazioni tecnologiche di cui sono dotati i centri di ricerca. Alla Lyons Dairy Research Farm, ad esempio, oltre ad avere una mandria di bovine da latte al pascolo di qualche centinaio di capi, a cui si aggiungono bovini da carne e pecore, c’è anche una grande stalla attrezzata almeno con una sessantina di poste computerizzate con bilancia pesa foraggiata, utilizzate per calcolare l’efficienza alimentare delle bovine. Probabilmente solo quelle che abbiamo visto in questa sola stalla sono più di tutte le analoghe stazioni installate in tutta Italia.

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L’efficienza alimentare si misura così. L’importante è avere un numero di stazioni individuali elevato


Neii terreni della Lyons Dairy Research Farm, che fa parte dell’University College Dublin (Ucd), ci sono pascoli con drenaggi le cui acque vengono separate e raccolte a valle per studiare il diverso impatto dei miscugli su una infinità di parametri fisico chimici. E che dire dei campi di prova per testare la risposta dei diversi miscugli agli effetti di una estate siccitosa, per gli standard irlandesi?

 

Soluzioni hi-tech


Allo stesso modo in cui nelle parcelle con gli animali al pascolo ci sono sofisticate unità mobili computerizzate per la misurazione delle emissioni gassose da parte dei bovini, dotate di mangiatoie elettroniche che catturano e analizzano i gas in tempo reale, mentre vacche e vitelloni si alimentano. Attrezzature hi-tech inserite in un ambiente certamente agreste, ma analizzato con gli strumenti più sofisticati in circolazione, per misurare, valutare e comprendere dinamiche non sempre chiare come si auspicherebbe.

Ma il pascolo non è un dogma assoluto, specialmente qualora esistessero soluzioni più in sintonia con i dettami della sostenibilità ambientale, capaci di ridurre le emissioni in atmosfera. All’Afbi (Agri-food & biosciences institute) ad esempio si sta studiando lo spostamento del sistema produttivo dal pascolo ad un ambiente confinato e dotato di robot di mungitura, dove gli animali possono pascolare per poche ore al giorno, ricevendo la restante parte della razione con il carro unifeed. Si valutano le emissioni, ma anche gli effetti economici dei diversi sistemi, scoprendo che, a livello di redditività, la soluzione mista che comprende il anche pascolo, ha una produzione inferiore rispetto a quella totalmente al chiuso, ma ha margini netti superiori. Oggi si sta valutando come incrementare il numero di visite al robot di mungitura da parte degli animali al pascolo, dotando le vacche di un collare con una specie di “cicalino” capace di emettere un suono, che il soggetto dovrebbe associare ad un “premio” in mangime se va a farsi mungere. Funzionerà? I ricercatori sono ottimisti.


Questi sono solo esempi fra le decine di ricerche di cui ci hanno parlato, ma vorremmo sempre ricordare l’attenzione per gli aspetti economici, mai trascurati anche dagli studi più legati all’ambiente.

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La stazione per il monitoraggio delle emissioni gassose da parte degli animali al pascolo

 

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Il collare per il “geofencing” lancia un segnale audio e poi una leggera scossa elettrica quando l’animale al pascolo si allontana dalla zona che gli è stata assegnata. Una bella comodità per gli allevatori

 

I miscugli piacciono


Le prove su pascoli multispecie sono numerosissime, con un ritorno del trifoglio, unito ad altre essenze come cicorino e piantaggine. Si interagisce con gli agricoltori, che diventano parte attiva nel testare nelle proprie aziende le soluzioni proposte dai centri di ricerca, ma si portano avanti anche prove sperimentali con tanto di conteggio di lombrichi e insetti per metro quadrato di pascolo, come nel caso degli studi effettuati alla School of Agriculture and ood Science di Belfield. I primi risultati applicativi di molte ricerche concordano nell’evidenziare l’utilità del trifoglio per ridurre le concimazioni azotate dei pascoli e sembra che 5 kg di semi di trifoglio/ettaro permettano una riduzione dell’impiego di urea di quasi il 30%, con un innegabile vantaggio economico ed ambientale.

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Uno dei campi sperimentali dove si testano i miscugli

 

Il problema è che in Irlanda il numero delle vacche è aumentato negli ultimi 12 anni del 40% e l’opinione pubblica è preoccupata per le emissioni di metano, di ammoniaca e per il problema dei nitrati. Ma allo stesso tempo si vuole preservare l’esistenza delle migliaia di allevamenti di piccole e medie dimensioni, che rappresentano l’anima della zootecnia locale e la fonte di reddito per altrettante famiglie.

La soluzione? Si sta pensando a quella che in Irlanda chiamano “sustainable high-output grass based spring milk production system”, vale a dire un sistema sempre basato sulla concentrazione dei parti attorno a febbraio, ma con un pascolo potenziato ed un’alimentazione della mandria integrata con concentrati al 12% di proteina. Obiettivo: avere meno vacche totali, mantenere inalterata o incrementare la produzione di latte e ridurre l’impatto ambientale. Il tutto suffragato da studi sulla Life cycle assesment, per valutare l’impronta ambientale del nuovo modello. Non sarà facile, ma gli Irlandesi ci stanno provando con grande serietà e gli allevatori guardano con fiducia ai centri di ricerca per avere risposte concrete. Vedremo da qui al 2030 come evolverà la situazione, ma il fermento è davvero notevole. 

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Il momento finale delle visite tecniche con la riunione plenaria dei delegati

 

Testimonianze di campo


Enrico Dadati - Az. Agr. Matilda Holsteins Neviano degli Arduini (Pr)
Un bellissimo incontro con l’Irlanda, Paese che amo, e con un sistema zootecnico molto efficiente e naturale. Non avevo mai approfondito le tematiche legate al pascolo in modo così completo.

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• Prima osservazione: nel mio modo di intendere la zootecnia al centro ci sono le vacche, in Irlanda al centro ci sono non tanto i campi, ma campi di erba.
• Seconda osservazione: tutto il ciclo riproduttivo e produttivo degli animali è regolato dalla crescita del loietto e del trifoglio. Mi è piaciuto molto vedere come i centri di ricerca che abbiamo visitato affrontino in modo pratico e concreto i temi di immediato interesse per i produttori, non è così scontato.

 

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Resilience for Dairy (R4D) ha ricevuto il finanziamento dell’Unione Europea N° 101000770 nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020

 

Approfondimenti


Per ogni informazione sul progetto Resilience 4 Dairy l’indirizzo è www.resilience4dairy.eu o è possibile contattare il Crpa, coordinatore delle iniziative in Italia, all’indirizzo www.crpa.it