Bianco d’Etruria

Gli Charolais sulle colline circostanti la necropoli etrusca di Cerveteri (Rm)

Gestione mandria

Bianco d’Etruria

Eccoci sulle colline di Cerveteri (Rm) ad ammirare gli splendidi Charolais della famiglia Luchenti

La zootecnia bovina fa bene al turismo? Certamente sì, e per scoprirlo non serve raggiungere le Alpi. Basta infatti recarsi a Cerveteri (Rm) e incamminarsi lungo la via degli Inferi, in direzione della splendida necropoli etrusca della Banditaccia. Qui il visitatore di turno realizzerà con gioia che ad accompagnarlo (metaforicamente) nella sua passeggiata spirituale attraverso i secoli ci sono i bianchi bovini di razza Charolais della famiglia Luchenti. È grazie a loro, infatti, che i terreni tutto intorno alla necropoli sono tenuti come campi da golf, a distanza di sicurezza da quello stato di degrado ed abbandono che purtroppo caratterizza altre aree archeologiche italiane.

Charolais, bovini da carne, Agriumbria, riproduttori, polled

I proprietari dell’allevamento hanno titoli di studio inerenti l’agricoltura: da sinistra Fabio, Giuseppe e Irene Luchenti

 

“La nostra famiglia – esordisce Giuseppe Luchenti, titolare dell’omonima azienda agricola – si occupa di allevamento da più di un secolo. Vacche e ovicaprini di molteplici razze, ma per quanto riguarda i bovini dal 2006 abbiamo scelto di concentrarci sulla Charolais”.  Così, grazie al supporto fornito dai tecnici della locale associazione allevatori, la famiglia Luchenti individua le fattrici già in proprio possesso iscrivibili al Libro genealogico tenuto dall’Anacli (Associazione nazionale allevatori Charolais e Limousine italiana), e su quelle utilizza solo tori selezionati. In questo modo, anno dopo anno la mandria di soggetti in purezza ingrossa le proprie fila, fino a diventare la realtà “total white” di oggi, costituita da un’ottantina di capi iscritti a Libro, di cui circa 50 fattrici.

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Al momento la mandria consta di un’ottantina capi, tra cui circa 50 fattrici

 

Rinsanguamenti

“Tra gli acquisti che facciamo abitualmente in Francia - aggiunge Giuseppe - nel 2015 abbiamo importato un toro e una vacca, che peraltro sono i genitori di uno dei tori aziendali di oggi, Obelix, e più recentemente abbiamo inserito una coppia, questa volta della linea polled (acorne), per rinsanguare la mandria”.

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Ecco Obelix, qui ritratto in versione “nature” nel paddock aziendale

 

Oggi le manze vengono preferibilmente fecondate artificialmente, “ma non è una regola fissa, visto che i nostri tori sono tutti selezionati per la facilità al parto”. E qui veniamo al dunque: perché proprio la scelta della Charolais, che nella vicina Francia ha visto, quanto meno in passato, calare i propri effettivi proprio per il rischio di parti difficili? “È un problema superato – interviene risoluto il figlio di Giuseppe, Fabio Luchenti, da anni attivamente coinvolto nella gestione dell’azienda insieme alla sorella Irene – i nostri Charolais sono allevati allo stato brado per l’intera durata dell’anno e i parti sono sempre avvenuti con estrema naturalezza, senza bisogno di assistenza”.

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Fabio Luchenti governa la mandria dal suo cavallo Appaloosa

 

In compenso la razza vanta numerose altre doti, che agli occhi della famiglia Luchenti la rendono insostituibile: “Non faremmo a cambio con nessun’altra. Gli Charolais sono bovini rustici, frugali, che convertono efficientemente anche razioni povere in carni di qualità. Ma soprattutto – sottolinea Fabio – anche tenuti al brado sono animali docili, che si lasciano gestire dall’uomo. Anche subito dopo il parto per esempio…”.

 

Appuntamento a Bastia

E grazie alla generosità di questa razza di origine francese, ma autenticamente italiana, la famiglia Luchenti può vivere dignitosamente. “Per quanto riguarda i vitelli – osserva Fabio a questo proposito – tutto quello che non è destinato alla rimonta interna, viene venduto agli ingrassatori. Ma il 70% delle nostre entrate è legato alla vendita di riproduttori, maschi e femmine”. Ecco spiegato il motivo per cui anche quest’anno gli Charolais della famiglia Luchenti hanno fatto bella mostra di sé ad Agriumbria.

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I vitelli esclusi dalla carriera riproduttiva vengono venduti agli ingrassatori all’età di circa 7 mesi

 

Tra la pattuglia di animali che quest’anno sono stati accompagnati sul ring di Bastia, non sono mancati il già citato Obelix e il neoacquisto polled Raider, che cogliamo intento al lavoro sui pascoli circostanti l’antica necropoli. “La nostra azienda agricola – riflette Fabio prima di congedarci – si trova in un’area soggetta a vincolo archeologico. Ecco perché in futuro, piuttosto che pensare ad ingrandirci, ci piacerebbe intercettare l’afflusso turistico attraverso un’attività di collaborazione attiva con le iniziative promosse dal sito archeologico, coniugando così competenze a carattere naturalistico con quelle storiche”. Idea da premiare, non trovate? 

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Raider, il torello “polled” al lavoro