È qui la vitellaia del futuro

Gestione mandria

È qui la vitellaia del futuro

Nelle stalle della Società Cooperativa Pieve Ecoenergia di Cingia de’ Botti (Cr), le bovine possono disporre fin dalla nascita di un ambiente igienico, comodo, privo di stress, in cui l'alimentazione è individuale e automatizzata. Le condizioni ideali, dunque, per mettere a frutto tutto il loro potenziale di crescita...

È un vero concentrato di zootecnia di precisione, ma anche di benessere animale, energia pulita ed economia circolare, il nuovo centro aziendale della Società Cooperativa Pieve Ecoenergia che ha ormai preso forma in quel di Cingia de’ Botti (Cr), esattamente di fronte al primo insediamento “zootecnico” di proprietà delle famiglie Brunelli e Federici. Da un lato, infatti, i due impianti di biogas da 1 Mwh di potenza cadauno, alimentati a deiezioni e sottoprodotti dell’industria agroalimentare, e il nuovo impianto di biometano che entro la fine di quest’anno metterà in rete il prezioso combustibile naturale; dall’altro due stalle nuove di zecca per l’allevamento della vacca da latte, firmate Rota Guido srl e attrezzate con il meglio della robotica per la mungitura e per l’alimentazione della mandria.

Rota Guido, vitellaia, biosicurezza, comfort animale, automazione
Da sinistra: Giuseppe Volta di Rota Guido insieme a Giulio Federici di Pieve Ecoenergia

In un primo corpo di 44 x 180 metri sono infatti allevate le 450 bovine in lattazione, munte per mezzo di 8 robot (Lely) e alimentate grazie a un efficace sistema di alimentazione automatizzata su rotaia (Trioliet); in una seconda struttura di 44 x 130 metri, ecco le bovine (manze e vacche) in far-off, i box di preparto e parto, e infine il settore post-parto, in cui sono operativi i 2 robot che addestrano le primipare alla mungitura automatizzata. Dulcis in fundo, il reparto per l’allevamento della rimonta interna, costituito da una vitellaia ultra-moderna per le bovine nelle prime due settimane di vita e da una stalla dotata di tutti i comfort per le vitelle in svezzamento. Entrambe di nuovo frutto della partnership tra la proprietà e Rota Guido, e pensate per “allenare” le vitelle alle condizioni stabulative della loro maturità produttiva.

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Nelle prime due settimane di vita i vitelli in gabbietta vengono nutriti per mezzo del “calf rail”

“Ma abbiamo voluto creare un ambiente di lavoro ottimale anche per il nostro personale – sottolinea Giulio Federici, che insieme al papà Danio è al timone della cooperativa Pieve Ecoenergia – ed è per questo che abbiamo costruito un edificio ad hoc, dotato di uffici, spogliatoi e sala mensa. Perché crediamo che sì, è importante dare alle bovine un ambiente che consenta di esprimere tutto il loro ottimo potenziale genetico, ma è altrettanto importante mettere in condizione i nostri dipendenti di lavorare al meglio delle proprie capacità”.

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La vitellaia è dotata di finestrature come queste, la cui apertura viene regolata in automatico in base alla temperatura interna e alle rilevazioni di un anemometro
 

Spazio al calf rail

Ed è lo stesso Giulio Federici che insieme all’ingegner Giuseppe Volta di Rota Guido ci accompagna all’interno della nuova vitellaia. Ai due lati di un’ampia corsia di servizio ecco le file di gabbiette, accorpate a blocchi di 10. “Subito dopo la colostratura – spiega Giuseppe Volta – la vitella viene sistemata nella sua gabbietta di 2 metri quadrati di superficie (il minimo di legge è 1,80), con abbondante lettiera in paglia e i due secchi, uno per l’acqua e uno per il mangime starter. L’ampiezza dello spazio a disposizione favorisce infatti il consumo alimentare e facilita il lavoro del personale. All’alimentazione lattea, però, ci pensa il calf rail, il robot che spostandosi in autonomia lungo la corsia di servizio per mezzo di una rotaia centrale sopraelevata, distribuisce il latte ai vitelli.

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Come nella vitellaia qui ritratta, anche alla Pieve Ecoenergia le gabbiette sono accorpate in blocchi di 10; all’interno di ogni blocco, i vitelli sono a mutuo contatto e possono “affratellarsi”

Il suo punto di forza? È che ogni singolo vitello riceve, frazionato fino a 8 volte al giorno, il proprio quantitativo giornaliero latte, che viene per giunta preparato alle diluizioni volute ed è distribuito a temperatura costante: il robot riconosce infatti la gabbia e offre l’alimento in conformità alla curva di allattamento specifica di quel vitello, impostata in base alla sua data di nascita. Naturalmente il succhiotto del robot viene lavato e igienizzato dopo ogni singola somministrazione”.

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Le deiezioni cadute al di sotto della fila di gabbiette vengono asportate per flushing, ad opera di vasconi ribaltabili collocati a una delle estremità della fila
 

A blocchi di 10

L’altro aspetto interessante è che, come sopra accennato, le gabbiette sono accorpate a blocchi di 10; i vitelli di un blocco sono sempre a mutuo contatto tra loro e possono così socializzare e “affratellarsi”: “in questo modo – spiega Volta – quando a 12-15 giorni di età le vitelle vengono spostate nei box collettivi, i gruppi sono già formati, e ogni singolo animale resterà quindi con il proprio gruppo di fratelli fino a svezzamento avvenuto. L’altro vantaggio è che una volta che si libera, il blocco di 10 gabbiette può essere sottoposto a lavaggio, disinfezione e vuoto sanitario; infine, operando a blocchi di 10, anche il personale può lavorare in condizioni di maggiore sicurezza”.
Massime garanzie anche per quanto riguarda il controllo ambientale: la vitellaia è una struttura chiusa, in cui l’aria entra in sovrapressione, ma anche per via naturale: sopra alla fila di cuccette sono infatti collocate le finestrature a vasistas, che oltre ad assicurare il ricambio d’aria, insieme alla ventilazione di soccorso contribuiscono alla regolazione del microclima: “la loro apertura – ricorda infatti Volta – viene regolata in automatico, in base sia alla temperatura interna, sia alle rilevazioni di un anemometro, al fine di proteggere i vitelli dall’ingresso di correnti d’aria”. Per ciò che riguarda invece l’asportazione delle deiezioni cadute dalle gabbiette, non ci sono i classici raschiatori, ma all’estremità di ogni blocco di cuccette c’è un vascone ribaltabile, che per 1-2 volte al giorno (una in inverno, due in estate) si svuota per contrappeso, rovesciando l’acqua che serve a rimuovere la sporcizia, e con essa i gas ammoniacali esalanti dai reflui.


Rota Guido, vitellaia, biosicurezza, comfort animale, automazione
La stalla che ospita i box di svezzamento. L’ingresso di luce e aria è regolabile per mezzo delle tende mobili collocate sui due lati lunghi dell’edificio
 

Messa a terra

Automazione, comfort e biosicurezza al top anche nella stalla che ospita i 10 box collettivi dedicati all’allevamento delle vitelle in svezzamento, cioè tra i 15 e i 70-80 giorni di vita. Anche in questo reparto, infatti, l’alimentazione lattea è automatizzata e individuale visto che i 10 ampissimi box sono serviti da 5 lupe hi-tech, modello Lely Calm. “Con l’allevamento a piccoli gruppi – osserva Giulio – abbiamo il vantaggio di poter confrontare il consumo di latte del singolo vitello con quello medio del suo gruppo. Per cui se un animale resta indietro, possiamo subito correre ai ripari”.


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Dai 15 giorni fino allo svezzamento il latte viene fornito dalle lupe automatizzate


Per ciò che riguarda l’alimento solido, ecco la mangiatoia dove gli animali trovano mangime e fieno (“duro, non macinato, per lo sviluppo della capacità ruminale”, specifica Giulio). “Il fronte alimentazione – osserva Volta – è dotato di una particolare rastrelliera, che serve ad addestrare gli animali alle autocatturanti delle fasi successive: è qui, infatti, che le vitelle imparano ad alzare la testa per poter uscire dalla posta”.

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Per educare le giovani bovine alle autocatture delle fasi successive, nei box di svezzamento ci sono queste rastrelliere che insegnano all’animale ad alzare la testa per poter uscire dalla posta

Tra gli altri particolari strutturali del box, da notare il pavimento dell’area di alimentazione, in leggera pendenza in direzione della griglia di caduta dei reflui e l’ampia area di riposo, ricoperta da lettiera e dotata di pavimento riscaldato per aiutare le giovani bovine ad affrontare i rigori invernali. Anche l’acqua è riscaldata, “così per altro sfruttiamo l’energia termica prodotta dagli impianti di biogas”, sottolinea Giulio.
“Questo edificio – fa notare Volta – è stato progettato e costruito per allevare gli animali nelle massime condizioni di benessere e biosicurezza. Faccio notare, a questo proposito, i muretti divisori che separano i box, funzionali a una gestione statica del vitellame: i gruppi rimangono immutati dall’inizio alla fine di questa fase, e dunque non ci sono trasferimenti di capi che arrecano stress e sono motivo di rallentamento della crescita. I box, inoltre, sono unità a se stanti, perfettamente lavabili e disinfettabili; la lettiera del box può essere asportata da un mezzo meccanico accedente direttamente dall’esterno, ad animali presenti, opportunamente confinati in area di alimentazione, attraverso un gioco di cancelli appositamente progettato. Il controllo del microclima è affidato alla ventilazione naturale assicurata dalla struttura monofalda, ma anche dalle tende mobili posizionate sui due lati lunghi della stalla. In più ogni box è dotato di destratificatori a elicottero, che oltre ad asciugare la lettiera contribuiscono al ricambio d’aria”.
 

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L’area di alimentazione dei box ha una leggera pendenza in direzione della griglia di caduta dei reflui; l’ampia area di riposo, che verrà ricoperta da lettiera in paglia o in compost, è dotata di pavimento riscaldato
 

Libere di crescere

Chiediamo a questo punto quali sono gli obiettivi tecnici che la famiglia Federici si è posta al momento di costruire e attrezzare queste magnifiche strutture. “In realtà – risponde Federico – per quello che riguarda l’età alla prima fecondazione e l’età al primo parto, non ci poniamo alcun termine preciso. L’importante è che le bovine crescano sane e il più rapidamente possibile, e che raggiungano quanto prima una taglia adeguata per poter essere fecondate. Perché la nostra priorità è portare al primo parto delle bovine già sufficientemente strutturate”.