L’efficienza alimentare secondo Maccarese

Matteo Boggian impegnato nel suo quotidiano controllo dell'ingestione alimentare e delle produzioni della mandria

Gestione mandria

L’efficienza alimentare secondo Maccarese

L’alimentazione rappresenta la metà del costo di produzione del latte, e la sostenibilità economica di un'impresa zootecnica passa necessariamente da come viene gestito il capitolo "razionamento". Come si regolano in tale ambito alla big farm di Fiumicino (Rm)? Ce ne parla il responsabile dell'allevamento, Matteo Boggian

C’è chi la chiama la Disneyland della zootecnia italiana perché un’azienda così, con i suoi numeri e le sue performance, rappresenta il sogno di qualsiasi allevatore. Ma c’è anche chi è d’accordo con noi nel sottolineare come i meriti della Maccarese Spa vadano ben al di là della sua pur formidabile capacità produttiva, e abbiano piuttosto a che vedere con la mentalità imprenditoriale portata dalla proprietà e con le ineccepibili modalità gestionali messe (letteralmente) in campo dal team di professionisti guidato dall’amministratore delegato Claudio Destro.
Impressione confermata dalle prime parole con cui ci accoglie il responsabile dell’allevamento Matteo Boggian, al nostro ingresso nel suo ufficio strategicamente collocato sopra alla sala di mungitura: “sarà stato per via del lockdown, che ha arrestato il flusso di visitatori e ci ha permesso di concentrarci sulla mandria, ma per Maccarese – afferma Boggian – il 2020 è stato un anno record dal punto di vista produttivo. Su 1.350 vacche in mungitura la nostra media giornaliera è approdata ai 39 litri di latte per capo”.
Forte di questi risultati, la proprietà e il management aziendale stanno pianificando una serie di onerosi investimenti che nel giro di qualche anno porteranno a un ampliamento delle strutture esistenti e alla mungitura di 1.800 lattifere, allevate in condizioni di totale benessere. E tutto questo con la sola rimonta interna: “basterà mantenere l’ottima efficienza riproduttiva che abbiamo raggiunto ultimamente. In che modo? Non focalizzandoci soltanto sul pregnancy rate, ma guardando anche oltre. Ad esempio alla mortalità delle manze, che siamo finalmente riusciti a contenere in modo significativo”.


Alla Maccarese Spa, nel razionamento delle bovine si presta molta attenzione al calcolo della proteina metabolizzabile
 

Principi cardine

Ma più che di efficienza riproduttiva oggi vogliamo parlare di efficienza alimentare, ambito in cui la big farm di Fiumicino avrà certamente maturato un’esperienza assolutamente unica. “Due sono i principi cardine che ci ispirano – afferma a questo proposito il nostro interlocutore – nell’affrontare il razionamento della mandria. Il primo riguarda la produzione foraggera: attualmente la nostra azienda dispone di una Sau di 2.400 ettari, e il 72% delle nostre razioni è costituito dai foraggi aziendali. Ebbene, il nostro obiettivo è arrivare a un 75-80%, in modo tale da svincolarci ancora di più dalle oscillazioni di prezzo che caratterizzano il mercato delle materie prime. E per aumentare le rese in campagna, lo strumento sono ancora una volta gli investimenti in tecnologia, in direzione di un’agricoltura sempre più di precisione”.
Il secondo principio riguarda invece la rimanente quota del 20-25% costituita da materie prime e concentrati. “Per questi ultimi – sottolinea Boggian – ci siamo orientati su Cortal Extrasoy. Una scelta ben ponderata, e che è il frutto non soltanto della qualità, del contenuto tecnologico e del prezzo dei loro prodotti, ma anche delle persone e più in generale del sistema di lavoro che riusciamo a svolgere insieme. Un approccio che oltre alle periodiche visite in azienda del nutrizionista Adriano Bosco, con cui sono solito confrontarmi giornalmente a distanza, include anche il prelievo e l’analisi di campioni di unifeed, di foraggi, di materie prime e di mangimi, con riscontri improntati alla massima trasparenza e alla puntualità”.

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L’impiego in razione di fonti proteiche bypass permette di aumentare l’efficienza proteica della razione, mettendo a disposizione a livello intestinale grandi quantità di aminoacidi
 

Lavoro in team

Matteo Boggian ne è convinto, in fatto di alimentazione della mandria, il primo passo importante è sapere scegliere il consulente giusto per la propria azienda. “Qui da noi a Maccarese – sottolinea il nostro interlocutore – abbiamo potuto osservare l’effetto dirompente di un buon gruppo di lavoro. Come consulente abbiamo scelto Adriano, un alimentarista non soltanto esperto e preparato, ma che, al pari dei suoi colleghi di Cortal, si è anche dimostrato aperto al confronto con i tanti esperti internazionali che vengono qui a Maccarese in qualità di docenti al nostro Polo di formazione. Un aspetto non secondario, perché soltanto un consulente curioso che si aggiorna di continuo è quello che imboccherà la strada giusta. Da parte nostra, cerchiamo di mettere Adriano in condizione di lavorare bene, fornendo la più ampia collaborazione e mettendo a disposizione tutti i numeri e gli elaborati dei nostri programmi gestionali, che regolarmente discutiamo e verifichiamo insieme”.
 

Lattazione e asciutta

Più nello specifico, alla Maccarese Spa i prodotti Cortal entrano sia nella razione delle bovine in produzione, che di quelle in asciutta. “Nel razionamento delle bovine in mungitura – afferma Boggian – prestiamo particolare attenzione al calcolo della proteina metabolizzabile. In questo momento in cui i prezzi delle proteine vegetali sono molto elevati, usare fonti proteiche by-pass permette infatti di aumentare l’efficienza proteica della razione, mettendo così a disposizione a livello di intestino grandi quantità di aminoacidi, nutrienti a loro volta indispensabili per ottenere dalle bovine performance produttive e riproduttive ottimali. Poi, nelle differenti fasi produttive – osserva Boggian – non ci sono grandi differenze di razionamento, l’unico scostamento sostanziale riguarda la concentrazione proteica, che nelle primipare è del 15% sulla sostanza secca, mentre nelle pluripare è del 16%”. Per quanto riguarda invece la fase di asciutta, si punta a far riposare l’animale dal punto di vista metabolico, mantenendo tuttavia in piena efficienza l’attività ruminale. In una prima fase di far off, improntata a non indurre variazioni nel BCS, il contenuto proteico sarà del 13% sul secco, con un tenore di amido del 10%, per passare successivamente a una razione di close up in cui, nell’ottica di avvicinarsi ai livelli della fase successiva, il tenore proteico salirà al 14%, e i livelli di amido al 16-17%. “In questa fase – aggiunge il nostro interlocutore – il rapporto dietetico tra cationi e anioni è mantenuto tendenzialmente negativo per mezzo dell’impiego di sali anionici, finalizzati a prevenire l’ipocalcemia in presenza di un eventuale eccesso di potassio nei nostri foraggi. Ma come dice il nostro nutrizionista, in questa fase è sì necessario offrire un adeguato livello proteico ed energetico, ma è l’elevata ingestione il grande deterrente per prevenire quell’eccessiva mobilitazione dei grassi di deposito che successivamente, nella fase di post-parto, porterà alla chetosi”.

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Anche per l’alimentazione delle vacche in asciutta viene utilizzato un nucleo personalizzato Cortal Extrasoy
 

Ingestione e produzione

La chiacchierata con Matteo Boggian si conclude con un invito rivolto ai colleghi allevatori. In materia di alimentazione, sostiene, l’imprenditore zootecnico deve focalizzarsi unicamente su due aspetti: “il primo step – raccomanda il responsabile produttivo di Maccarese – è, come detto, valutare bene il proprio consulente. Il secondo è non mettere mai bocca sulle decisioni tecniche del nutrizionista, ma piuttosto verificare giornalmente l’ingestione e la produzione della mandria. L’ho visto con i miei occhi, è così che fanno le grandi stalle messicane di 2.500 vacche in lattazione per raggiungere i 40 litri di media giornaliera. Personalmente, al nostro consulente di Cortal Extrasoy comunico tutti i giorni due dati: l’ingestione giornaliera e l’IOFC, il guadagno al netto dei costi alimentari, che tuttavia posso calcolare soltanto conoscendo i consumi reali e la produzione reale. È un lavoro noioso, lo so, ma lo faccio io in prima persona perché so quanto vale. Perché è sul controllo dei costi e quindi sull’IOFC che noi allevatori possiamo e dobbiamo far leva per incrementare la marginalità, e non sul prezzo del latte, di fronte al quale siamo purtroppo impotenti”.