Non siamo mica gli americani, ma…

Luca Bergamaschi è co-titolare della Cascina Poscalla insieme al fratello Marco e ai cugini Giorgio, Alessandro e Daniele

Gestione mandria

Non siamo mica gli americani, ma…

… il latte lo sappiamo fare bene lo stesso. Come alla Cascina Poscalla di Arcisate (Va): 400 vacche in lattazione, 47 litri al giorno di media su 3 mungiture, più di 27 kg di sostanza secca consumata giornalmente, PR medio annuale 26%

“I nostri punti di forza? Ritengo che siano gestione, fertilità, raffrescamento estivo e benessere animale. Ma non si finisce mai di migliorare”. Inizia così la nostra chiacchierata con Luca Bergamaschi della Cascina Poscalla di Arcisate (provincia di Varese, 400 metri slm), una delle stalle da latte più performanti della Lombardia e, probabilmente, dell’intera Penisola. Le performance medie sono sommariamente evidenziate qui sopra, ma quello che vorremmo cercare di mettere in luce è in che modo la famiglia Bergamaschi – cioè lo stesso Luca affiancato dal fratello Marco per ciò che riguarda l’amministrazione, e dai cugini Giorgio, Alessandro e Daniele Bergamaschi per la parte agricola e boschiva , e per il servizio stradale neve – sia riuscita a raggiungere certi livelli di efficienza.
“La premessa delle nostre attuali prestazioni – sostiene Luca – è senza dubbio la costruzione di una buona base genetica. Un aspetto al quale abbiamo lavorato per anni guardando, al momento della scelta dei tori, a caratteri fondamentali per un produttore di latte come la spinta a latte e la fertilità delle figlie. Adesso continuiamo a porre attenzione anche alla produzione, ma puntiamo soprattutto su longevità e qualità del latte, e su una morfologia di tipo funzionale: vogliamo animali forti ad arti e mammelle, ma di taglia non esagerata e tendenzialmente muscolosi. L’obiettivo è insomma mungere una vacca moderna: produttiva e robusta, che si riproduca bene e che duri il più a lungo possibile in stalla. Poi, per quanto riguarda il piano degli accoppiamenti, ci affidiamo fiduciosi alle consulenze del dottor Alberto Rossi di Alta Genetics”.

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Cascina Poscalla è una delle stalle da latte più performanti della Lombardia e probabilmente dell'intera Penisola
 

Crescita accelerata

E per non sprecare gli investimenti realizzati sul versante genetico, la famiglia Bergamaschi dedica particolare attenzione alla gestione della rimonta. L’obiettivo prioritario è fare in modo che la crescita delle bovine proceda rapida e senza intoppi di natura patologica, due aspetti che come noto hanno un notevole impatto sulla produttività nelle prime lattazioni.

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L’obiettivo della selezione genetica aziendale è mungere una vacca moderna: produttiva e robusta, che si riproduca bene e che duri il più a lungo possibile in stalla

“Nella nostra azienda – premette Luca – siamo ormai abituati a lavorare per protocolli, che riguardano ogni fase del ciclo produttivo, a cominciare dalla nascita del vitello. Subito dopo il parto il neonato viene alimentato per sonda con 4 litri di colostro della madre o ricostituito (no, non abbiamo una banca del colostro), e per i primi 15 giorni il vitello resta nella sua gabbietta. Successivamente l’animale viene spostato nei gruppi collettivi, che sono alimentati attraverso la lupa artificiale; in questa fase il consumo alimentare è già elevato: a 20 giorni il vitello accede alla lupa mediamente 4 volte al giorno, ed ingerisce circa 12 litri di latte. Naturalmente mettiamo a disposizione anche un mangime starter e prestiamo attenzione anche alla prevenzione orale della coccidiosi. Lo svezzamento avviene a 65 giorni, quando gli animali hanno più del doppio del peso rilevato alla nascita. Ma è subito dopo, tra i 65 e i 90 giorni, che l’incremento ponderale prende il volo, con più di 1 chilo di incremento ponderale al giorno: a 3 mesi, infatti, le vitelle pesano sui 120-130 kg. In questo lasso di tempo, e più precisamente attorno all’80esimo giorno, avviene il passaggio da una dieta costituita da paglia e da un mangime fibroso al 18% di proteina grezza, all’unifeed a secco, costituito per un 45% da foraggi, un 45% da nucleo e un 10% da melasso per amalgamare il tutto”.

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In stalla lavorano 7 dipendenti. “Troppi? Credo anzi il contrario – osserva Luca – e comunque se ci sono i risultati, il personale che lavora si ripaga abbondantemente”

A 10 mesi nuovo cambio di dieta (unifeed costituito da silomais, siloerba e mangime proteico), e a 12-13 mesi le manze sono pronte per la prima fecondazione (“a 1 anno – riflette Luca – pesano quasi 4 quintali”). Particolare interessante in questa fase, l’uso degli accelerometri a collare. “Da un paio d’anni – osserva infatti il nostro interlocutore – li utilizziamo su tutte le bovine di età compresa tra gli 11 e i 14 mesi. Il vantaggio? Adesso sappiamo esattamente qual è la finestra di tempo utile per fecondare gli animali in calore, con minore spreco di seme, e individuiamo facilmente i ritorni in estro”.
 

Asciutta selettiva

Oltre alla rimonta, la famiglia Bergamaschi pone particolare attenzione anche all’asciutta (che ha una durata classica di 60 giorni) e al post-parto. E anche per queste fasi vale quanto detto prima: l’attenzione è concentrata sulla prevenzione delle patologie e su una gestione ambientale e alimentare di alto livello, che consenta alle bovine di esprimere al meglio il loro ottimo patrimonio genetico. “Alla messa in asciutta – precisa Luca – eseguo personalmente il pareggio funzionale, effettuato a tappeto, mentre per quanto riguarda la prevenzione delle mastiti, il trattamento antibiotico è riservato ai soli animali che agli ultimi 3-4 controlli sono andati di media oltre alle 200mila cellule per millilitro. In pratica quindi, solo un 10% delle bovine vengono trattate con l’antimicrobico, mentre tutte le altre sono asciugate con il solo sigillante. I risultati? Durante la lattazione ho gli stessi tassi di nuove infezioni e gli stessi tassi di guarigione di prima, quando utilizzavo l’antibiotico a tappeto, solo che adesso ho drasticamente ridotto il consumo di antibiotici e la spesa in farmaco”.

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Dopo i primi 15 giorni passati in gabbietta, le vitelle vengono allevate in gruppo, e vengono allattate per mezzo della lupa. A 20 giorni il consumo giornaliero è di circa 12 litri di latte

C’è poi da segnalare un altro un altro passo avanti di cui Luca va orgoglioso: “da qualche tempo il gruppo in steaming up (da 25 giorni prima del parto in avanti) riceve una dieta particolare, contenente anche colina e 1,8 chili di un mangime liquido a base di sali anionici, grazie al quale viene ottimizzato il metabolismo del calcio e viene rafforzato il sistema immunitario. L’effetto che ho osservato è che nel gruppo delle freschissime (0-25 giorni dal parto) le dismetabolie sono diventate veramente rare (nell’ultimo anno, su 450 parti ho avuto due dislocazioni secondarie ad altre patologie) e l’ingestione si mantiene su valori elevati. Ho fatto i conti proprio ieri: a 19 giorni dal parto la produzione è di 45 kg e il consumo alimentare è di 23 kg di sostanza secca”.

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Le attenzioni dedicate alla rimonta si traducono in un’età al primo parto di 21-22 mesi
 

Attesa volontaria

I primi giorni del post-parto non presentano dunque particolari criticità, anche se una volta a settimana passa comunque il dottor Claudio Borghi a monitorare lo stato di utero e ovaie. E dopo 25 giorni passati nel gruppo delle freschissime, le bovine sono solitamente pronte per essere smistate nei due gruppi di animali freschi, delle primipare o delle pluripare. “A 55 giorni dal parto – sottolinea Luca – iniziamo gli interventi previsti nel quadro del protocollo Double Ovsynch consigliato dal dottor Borghi, in modo tale che la prima fecondazione avvenga a 80 giorni dal parto. È vero, è un periodo di attesa volontaria piuttosto lungo, ma di lì in avanti riusciamo a essere piuttosto efficaci, visto che il C.R. alla prima fecondazione è del 49%, e su tutte le fecondazioni è del 43%”.

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Dopo un periodo di attesa volontaria di 75-80 giorni, le vacche, sottoposte a Double Ovsynch dal 55esimo giorno dopo il parto, vengono fecondate. Il CR alla prima fecondazione è del 49%

C’è poi un altro dato che testimonia come alla Cascina Poscalla, le bovine siano sane e coccolate, e il loro motore giri a pieno regime: nel gruppo delle fresche pluripare, il consumo alimentare giornaliero è di 31,5 kg di sostanza secca, per una produzione media di 57 litri al giorno. “Merito senza dubbio della genetica – osserva ancora Luca – ma anche del nostro alimentarista, dottor Enrico Dubini, che formula razioni sempre molto equilibrate, con il giusto grado di umidità e con ingredienti appetitosi. A mio avviso non c’è un segreto particolare per raggiungere certi livelli di ingestione: l’importante è che gli animali ruminino sempre bene, grazie a un corretto rapporto foraggi:concentrati e a un corretto apporto di fibra. Qui da noi ad Arcisate, per esempio, siamo a 400 metri di altitudine, e non è raro che i foraggi risultino carenti di fibra; a quel punto aggiungiamo quel mezzo chilo di paglia per far ruminare meglio le vacche”.

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Luca Bergamaschi con il consulente per il piano genetico Alberto Rossi di Alta Genetics
 

Benessere animale

Un’altra parola chiave della Cascina Poscalla è benessere. Benessere estivo (vedi oltre) e benessere inteso come facilità di accesso a cibo, acqua, e riposo. “Le cuccette sono in sovrannumero del 10% rispetto all’effettivo, e cerchiamo di renderle il più possibile confortevoli e pulite rimpagliandole una volta a settimana con un mix di paglia tritata, acqua e calce idrata. Anche i tempi di mungitura vengono ridotti all’osso per consentire alle vacche di riposare, mangiare, bere e socializzare.
A questo fine ci viene in soccorso la mungitrice a giostra da 28 poste, ma da parte nostra cerchiamo di fare in modo che ad ogni mungitura la singola bovina non impieghi più di un’ora a essere munta. Per questo avviamo alla sala di attesa soltanto piccoli gruppi di vacche”. Ma c’è un altro dato che dà idea degli investimenti realizzati a favore del benessere animale: “qui in stalla – sottilinea infatti Luca – diamo lavoro a 7 dipendenti. Troppi? Io credo il contrario: se il lavoro viene effettivamente svolto e ci sono i risultati, la manodopera si ripaga abbondantemente”. 

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Le bovine vengono munte tre volte al giorno nella giostra a 28 poste. I gruppi avviati in sala sono numericamente limitati, per cui nel giro di un’ora ogni singolo animale viene munto
 

Raffrescamento all’israeliana

Benessere termico per tutte, manze, asciutte e vacche in lattazione. È questa la ricetta che Luca Bergamaschi utilizza per mantenere su valori elevati, d’estate come d’inverno, le performance della mandria. “Da due anni a questa parte – precisa Luca – le bovine in mungitura vengono raffrescate con il metodo israeliano, quindi con la ventilazione in area di riposo abbinata a sessioni di cooling di 5 minuti di aria ad alta velocità e un minuto di doccia a goccia pesante. Questo mix di aria e acqua viene offerto in rastrelliera e nell’area di mungitura, per 5 volte al giorno: due volte allo scarico della miscelata e tre volte durante la mungitura, ovvero nel tunnel di attesa e all’uscita della sala. Le ventole dell’area di riposo partono quando il THI supera un valore di 65, mentre il trattamento ad aria e acqua scatta quando il THI supera i 70”.

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Il tunnel d’attesa è all’aperto ed è sormontato da potenti ventilatori

I risultati, sostiene Luca, hanno superato le aspettative: “il nostro PR estivo è passato dal 13% al 32% attuale, con una produzione media di stalla che la scorsa estate, a luglio, si è mantenuta sui 47 litri al giorno. Tutto questo nonostante disponiamo di strutture basse e non particolarmente ariose”.
Le stalle della Cascina Poscalla, risalenti agli anni ’90 e disegnate dal veterinario dottor Antonio Crespi, sono infatti sormontate da tettoie a forte pendenza (30 gradi) che proteggono gli animali dai venti di montagna spiranti da nord. I ricoveri, invece, guardano a sud, e questo fa sì che risultino soleggiati in inverno e a lungo ombreggiati d’estate. “Ma 30 anni fa – conclude Luca – le estati non erano quelle di oggi, e il raffrescamento all’israeliana ci ha fatto fare un enorme passo avanti”.