Proteici: una questione aperta per la mangimistica europea

La disponibilità di soia è un argomento critico per l'industria mangimistica

Attualità

Proteici: una questione aperta per la mangimistica europea

Assalzoo evidenzia la necessità di una stategia a livello europeo per rendere più indipendente il settore, considerando fonti alternative

Nell’Unione europea si consumano ogni anno milioni di tonnellate di carne, pesce, uova e latticini. I prodotti animali rappresentano più di un terzo della produzione agricola totale della Ue e sono parte integrante della ricca e diversificata cultura gastronomica europea. Soddisfare l’elevata domanda di prodotti di origine animale nutrienti e convenienti è un compito fondamentale del settore agricolo della Ue: tuttavia le sfide poste dalla pandemia da Covid-19, dai cambiamenti climatici e dalla guerra russo-ucraina rendono sempre più difficile nutrire il bestiame europeo, motivo per il quale il Parlamento europeo ha ripetutamente chiesto la diversificazione delle fonti di alimentazione animale.

I leader Ue hanno espresso il loro impegno a garantire la sicurezza alimentare della Ue e ad affrontare l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari riducendo la dipendenza europea dai principali prodotti e fattori di produzione agricoli importati, in particolare le proteine vegetali per l’alimentazione animale. L’aumento della produzione interna della Ue di mangimi, in particolare di proteine vegetali, aumenterà la competitività e la resilienza dell'Unione europea contro future interruzioni nella catena di approvvigionamento.

Strategie europee

Il Parlamento europeo sta lavorando a una nuova strategia europea per la produzione di proteine per l’alimentazione animale e ai parlamentari è stato di recente fornito un briefing piuttosto accurato della situazione del mercato dei mangimi nell’Unione Europea, ma che omette il commercio dei microingredienti (in particolare gli additivi per i mangimi come vitamine, amminoacidi ed enzimi) e non menziona la carenza di materie prime per la produzione dei mangimi (soprattutto proteine) da utilizzare nell’agricoltura biologica.

Il briefing indica la “presunta concorrenza tra alimentazione animale e umana” come “uno dei dibattiti più controversi che circondano il settore zootecnico”, con gli animali da allevamento che oltre a contribuire all’inquinamento atmosferico e delle acque ricevono una “quantità sproporzionata” di tutte le calorie prodotte. Un paradosso che è sempre più l’elefante nella stanza del comparto zootecnico: l’industria agricola sostiene che solo un quarto dei cereali e dei prati prodotti è adatto al consumo umano e che gli animali aiutano a trasformare il restante 75% in cibo commestibile. La Faosostiene che l’86% dei mangimi per il bestiame non è adatto all’alimentazione umana, ma riconosce comunque la necessità di ridurre l’impatto del bestiame sull’ambiente.

Proteine alternative

Ogni anno 450 milioni di tonnellate di mangimi vengono utilizzate per nutrire gli animali. La necessità di una maggiore autonomia e diversificazione delle fonti di alimentazione animale e la crescente attenzione alla sostenibilità e circolarità delle filiere agricole stanno incoraggiando sempre più l’innovazione e la ricerca nell’alimentazione animale: per quanto riguarda le proteine alternative il briefing sottolinea l’autorizzazione della Commissione all’uso di proteine trasformate da insetti nella farina di pesce (mangime per pesci) nel 2017 e nei mangimi per pollame e suini nel 2021, mentre insetti, alghe, microalghe e microbi sono elencati come altre fonti proteiche alternative. Secondo la European Feed Manufacturers’ Federation (Fefac) “gli insetti possono trasformare la biomassa (come i rifiuti alimentari) in proteine di alto valore e altri nutrienti adatti all’alimentazione di pesci, pollame e maiali, e potrebbero contribuire a ridurre il deficit proteico Ue e aumentare la circolarità”.

Affrontare il deficit proteico – la Commissione europea stima il fabbisogno in 645 milioni di tonnellate – è una necessità: il deficit proteico Ue risiede principalmente nelle proteine vegetali ricche di aminoacidi, in particolare la soia, che “ha il più alto contenuto proteico con oltre il 40%”, ma gli Stati membri dedicano solo il 3% dei terreni agricoli alle proteine di origine vegetale. Lo stesso vale anche per la colza, che nonostante gli incentivi non è mai riuscita a colmare il deficit attuale.