Gestire la diversità genetica

Attualità

Gestire la diversità genetica

Questo il tema affrontato in occasione del workshop internazionale organizzato da Anafibj nel quadro del progetto Latteco2. Tra gli argomenti in discussione, il nodo della consanguineità nella razza Holstein

“Una svolta nel futuro programma di selezione della bovina da latte allevata e selezionata per l’Italia”. Così si è espresso il direttore generale di Anafibj, professor Martino Cassandro, al termine dello workshop duale (in presenza e a distanza) dedicato alla gestione della diversità genetica nel bovino da latte. Un’iniziativa promossa e organizzata dall’Associazione nell’ambito del Progetto Latteco2, in cui stati discussi gli attuali “hot topic” legati alla consanguineità, alla variabilità genetica e alla sua gestione nell’era della genomica e al futuro delle popolazioni sottoposte a intensa attività di selezione.
“La giornata – rende noto un comunicato di Anafibj - è iniziata con il benvenuto del direttore generale dell'Associazione, che ha poi proseguito con un intervento che ha riportato un quadro generale sull'evoluzione dell’inseminazione artificiale in Italia, avvenuta negli ultimi decenni, dando poi spazio alle attuali opportunità legate ad una moderna gestione della variabilità genetica delle popolazioni bovine selezionate in purezza, come pure la possibilità del crossbreeding. A seguire l’intervento del professor Christian Maltecca, dell’Università del North Carolina (Usa), che ha trattato i problemi legati all’inbreeding, alla sua inevitabilità nei programma di selezione, alla selezione genomica e all’accumulo dell'omozigosi, oltre che all’urgenza di migliorare la stima dell’inbreeding per separare le varianti deleterie negative da quelle neutre e da quelle sottoposte a selezione direzionale. La parola è poi passata al dottor Emmanuel Lozada Soto, sempre dell’Università del North Carolina, che ha mostrato i dati relativi ai livelli di diversità genetica di cinque razze da latte nordamericane: Ayrshire, Brown Swiss, Guernsey, Holstein e Jersey. Lozada Soto ha sottolineato le nuove tendenze nella gestione della diversità genetica osservata tra le razze bovine da latte statunitensi, evidenziando la necessità di aumentare gli sforzi per gestire la consanguineità nell'era della selezione genomica. La mattinata si è conclusa con l’intervento della dottoressa Michela Ablondi dell’Università di Parma, che ha sottolineato l’importanza di garantire la diversità genetica anche a livello di filiera lattiero-casearia”.

 

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Il gruppo dei relatori e dei partecipanti all’evento in presenza

 

Resa casearia


“In Italia – prosegue il comunicato – la selezione è sempre stata fortemente orientata alla produzione di latte e alle caratteristiche casearie, ed è necessario continuare a controllare la consanguineità tramite nuovi strumenti e applicazioni, anche in considerazione del fatto che oltre l’80% del latte viene trasformato in formaggi, e tra questi molti contrassegnati dalla Denominazione di Origine Protetta (DOP). La dottoressa Ablondi ha sottolineato inoltre che la misura della consanguineità basata sulle runs of homozigosity (FROH) è risultata più efficace della consanguineità basata sui dati di pedigree (Fped) per valutare l'effetto dell’inbreeding sui caratteri della resa casearia.
Il workshop è proseguito con l’intervento del dottor Christian Persichilli dell’Università del Molise, collegato da remoto dalla Aarhus University (Danimarca), che ha messo a confronto la popolazione Holstein del Nordamerica, con i più alti tassi di inbreeding, con quella italiana, all’interno della quale è stata identificata un’ulteriore differenziazione legata alla zona geografica del Parmigiano Reggiano. Persichilli ha concluso ricordando la necessità di selezionare contro gli alleli indesiderati”.

 

Ridisegnare il programma selettivo


“È stato poi il turno del dottor Jan-Thijs Van Kaam, dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo dell’Anafibj, che ha evidenziato le contraddizioni legate all’attività di selezione, terminando con alcune considerazioni legate al crossbreeding. Il genetista ha ribadito l’importanza di una selezione contro gli alleli indesiderati e di come tutti gli attori della filiera della selezione italiana, importatori compresi, devono rendersi responsabili nel migliorare la variabilità genetica attuale, utilizzando l'intera popolazione Holstein mondiale, piuttosto che solo una parte di essa, e perciò risulta indispensabile ridisegnare il programma di selezione per evitare una contrazione irreversibile della variabilità genetica nella Holstein italiana. Infine in collegamento dalla Danimarca è intervenuta la dottoressa Saija Tenhunen della Aarhus University e di Viking Genetics, che ha affrontato il problema della gestione della consanguineità nella popolazione Holstein dei Paesi nordici. Il workshop – conclude il comunicato – ha permesso la condivisione delle esperienze acquisite a livello nazionale con quelle dei colleghi europei e d’Oltreoceano e si è rivelata un’ottima occasione di crescita nel processo di internazionalizzazione di Anafibj”.