Il Green Deal? Potrebbe essere una mezza fregatura

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Il Green Deal? Potrebbe essere una mezza fregatura

L'associazione che riunisce i mangimifici italiani (Assalzoo) si chiede come la zootecnia italiana possa confrontarsi con la riduzione delle produzioni agricole che il nuovo corso della Pac causerà

Il comparto agroalimentare europeo è alla vigilia di una svolta rappresentata dall’entrata in vigore della nuova Politica agricola comune (Pac), che sarà fortemente condizionata dalla forte impronta ambientale cui sono subordinate tutte le misure di sostegno previste e che caratterizzerà il futuro agro-zootecnico della Ue. 
La Pac, infatti, dovrà di fatto contribuire al raggiungimento degli obiettivi prefissati dalle strategie previste dal Green Deal e soprattutto dal Farm to Fork


Tuttavia, pesa l’assenza di una reale valutazione di impatto da parte della Commissione europea sulle conseguenze che l’applicazione di tali strategie determinerà sulle produzioni e sul reddito degli operatori agricoli e zootecnici.
Tale preoccupazione risulta confermata dai vari studi in materia condotti fino ad ora e diffusi da Usda, Ccr (Centro comunitario di ricerca) e dal Coceral, cui ora si aggiunge anche quello, molto accurato, condotto dalla Wageningen University & Research, in cui vengono sottolineate  le possibili ricadute sui rendimenti, sulla produzione e sui prezzi, evidenziando – in linea anche con quanto emerso dagli altri studi in merito – che, in uno scenario che prevede un dimezzamento dell'uso di fitofarmaci e nutrienti per le piante e una percentuale pari almeno al 10% dei terreni agricoli lasciata alla natura, l'impatto sarà decisamente negativo e le aziende saranno chiamate a fare i conti con un calo compreso tra il 10% e il 20% della produzione media con aumento dei costi di produzione e inevitabili sensibili riflessi sul reddito degli agricoltori.
 
Da tempo Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) pone l’accento sull’attuale scarsa disponibilità di risorse italiane e sul fatto che un Paese grande produttore nel settore alimentare e che vanta prodotti di eccellenza sia a marchio tutelato sia da filiere 100% italiane, non possa rimanere dipendente dall’estero per una quota ampiamente superiore al 50% del suo fabbisogno interno.
 
I rischi che il settore agro-zootecnico-alimentare corre da un’attuazione poco avveduta della strategia Farm to Fork, sono stati evidenziati anche in una nota congiunta sottoscritta dalle principali associazioni europee, tra cui Fefac e Copa-Cogeca, che chiedono ai decisori politici maggiore sostegno all’innovazione per accompagnare agricoltori, allevatori e produttori in questa delicata transizione verde.
 
Per tali ragioni – sottolinea Assalzoo – occorre che il Piano strategico nazionale, in cui sarà di fatto delineata la politica agricola italiana, tenga in considerazione la necessità di garantire anche la sicurezza alimentare del nostro Paese, che ad oggi non sembra essere stata inserita tra le priorità strategiche.
 
Pur riconoscendo l’irrinunciabilità della svolta green, è di tutta evidenza che la transizione non può avvenire a spese dei produttori e mettendo a rischio la produzione agro-alimentare italiana. Occorre, pertanto, adottare con urgenza tutti quegli strumenti complementari ma indispensabili a rendere più agevole l’adozione di pratiche compatibili con l’ambiente, dando un forte impulso alla ricerca e all’innovazione per assicurare ai produttori agricoli nazionali la possibilità di mantenere produttività e reddito, indispensabili a garantire un futuro sostenibile alla nostra agricoltura.