Bilancio positivo per i mangimisti italiani

Il settore mangimistico sta mostrando dinamicità in tutta Europa

Attualità

Bilancio positivo per i mangimisti italiani

La produzione nazionale supera i 15 milioni di tonnellate nel 2020

Il comparto mangimistico gode di buona salute e nel 2020, l'anno della pandemia, ha superato quota 15milioni di tonnellate, un risultato mai raggiunto prima, segno tangibile degli sforzi del settore zootecnico di crescere, anche in momenti difficili.
A ciò si aggiunge l’altrettanto incoraggiante aumento del numero di occupati nel comparto.  I dati sono emersi oggi dall'assemblea annuale di Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) in occasione dell’assemblea annuale. Ma vediamo più in dettaglio i trend.
Nel 2020 è continuata la tendenza al rialzo dei livelli produttivi rilevata negli anni precedenti. Dagli stabilimenti sono usciti 15,06 milioni di tonnellate di alimenti per animali, con un incremento del 2,7% rispetto al 2019 (quando la produzione era di 14,6 mil. di t). Il dato ha confermato le iniziali valutazioni positive emerse nel corso dell’anno, quando i produttori avevano dovuto far fronte a un aumento delle richieste di mangimi per il prolungamento della permanenza degli animali nelle stalle. Le operazioni di macellazione erano state infatti rallentate a causa delle limitazioni imposte per il contenimento della pandemia, ma anche per il repentino cambiamento sulle abitudini di consumo.
La stima di Assalzoo sulla produzione nazionale, inoltre, è più prudente, ma comunque in linea con quella di Fefac - Federazione tra i produttori europei di mangimi, che ha valutato per l’Italia un aumento del 3,4%, una delle performance più dinamiche in tutto il continente dopo Bulgaria e Belgio.
 

Principali indici economici del settore mangimistico


Sale il fatturato

Anche il fatturato ha fatto registrare un considerevole rialzo. Il giro di affari del comparto in Italia sfiora adesso gli 8 miliardi di euro (+5,2%) di cui 5,4 miliardi per i mangimi, 900 milioni per le premiscele e 1,7 miliardi per il pet-food, tutti valori in crescita rispetto al 2019. A spingere in alto il fatturato è stato anche l’aumento dei prezzi alla produzione, la cui variazione media tra il 2019 e il 2020 è stata di ben il 15,6%. Quest’impennata si spiega se si considera l’incremento delle quotazioni delle materie prime utilizzate per la produzione di mangimi (dal mais alla soia, dall’orzo al frumento), un fenomeno che sta proseguendo nel 2021 e che continua a preoccupare tutta la filiera zootecnica.
A differenza del 2019, le imprese dell’industria mangimistica hanno contenuto gli acquisti in capitale. Il livello degli investimenti fissi lordi si è fermato a 100 milioni di euro (era di 110 milioni nei dodici mesi precedenti). Ma il settore ha comunque investito in risorse umane, con un deciso ampliamento della platea degli occupati nel settore. Da 8000 unità si è passati infatti a 8300 (+3,75%), un ulteriore segnale del buono stato di salute della mangimistica italiana.