Visita allo “stallone” della Libera Fondazione Rudolph Steiner, dove una piccola mandria di Pezzate Rosse, alimentata secondo le regole del disciplinare latte-fieno, vive e produce in condizioni di pieno benessere, ma “con il motore al minimo”
Che ti trovi in una realtà agro-zootecnica “differente” lo capisci subito, non appena ti rendi conto che la stalla è decisamente superdimensionata rispetto al numero di bovini presenti: 130 capi distribuiti in oltre 7.000 metri quadrati di superficie coperta non è uno spettacolo di tutti i giorni. Poi incroci uno degli addetti alla cura della mandria, che ti chiede se per caso sei riuscito a scattare una foto ai gheppi che hanno nidificato nel sottotetto della stalla, e hai la prova del nove. Eccoci a Cortellazzo (Ve), nell’allevamento della Società agricola biodinamica San Michele, una delle proprietà agricole della Libera Fondazione Rudolph Steiner di Manzana (Tv). A fare gli onori di casa è il jolly tutto-fare Luca Pesenti, che dopo averci dato le coordinate dell’azienda (vedi sotto “Biglietto da visita”, ndA), passa subito a spiegarci qual è il punto critico che è chiamato ad affrontare come produttore di latte biodinamico: “il disciplinare – spiega – impone che l’alimentazione della mandria sia basata per il 75% della sostanza secca sui foraggi, che poi sono fieni visto che gli alimenti insilati o fermentati sono vietati. Ma di questo 75%, solo il 5% può essere acquistato al di fuori dell’azienda. Per cui tutto, dall’ingestione ai livelli produttivi fino alla qualità del latte, si regge sulla qualità dei fieni che riesci a produrre in azienda”.


Fieno e mangime
Va subito detto che nelle campagne della San Michele si fa di tutto affinchè la medica e il loietto cresciuti sui terreni aziendali siano di qualità e raccolti in quantità, e affinchè i preziosi nutrienti in essi contenuti vengano conservati al meglio fino alla bocca dell’animale. Ecco, infatti, il grande essiccatoio in stile Sudtirolo (ironia della sorte, il mare Adriatico è a poche centinaia di metri da qui…) dove i fieni vengono stoccati a bassa temperatura. Non a caso, la sonda infissa nella medica oggi dice 36°C. “Ma in passato – ci fa notare Luca Pesenti – siamo riusciti a inserire in razione anche alcuni scarti alimentari provenienti dalla nostra filiera, come ad esempio fagioli biologici o farina di soia bio a uso umano”. Quello che è certo è che un componente fisso della dieta delle Pezzate Rosse di casa è dato da “BT San Michele”, il mangime biologico personalizzato (la sigla BT sta appunto per “Biologico Tuo”) prodotto da Cortal Extrasoy e offerto alle vacche in lattazione in ragione di 6 kg capo/giorno. I suoi ingredienti? Farina di mais biologica, panello di soia bio decorticata ed estrusa (“Multipass Bio”), e ancora altre materie prime da agricoltura biologica (orzo, favino e pisello proteico), più l’integrazione, ma di soli macroelementi (“non esistono in commercio vitamine bio”). Cortal Extrasoy fornisce anche il mangime bio per i vitelli in svezzamento.


Rapporto fiduciario
“La nostra azienda mangimistica – osserva Gianluca Zorzi, il tecnico alimentarista di Cortal Extrasoy che ci accompagna alla scoperta del latte biodinamico – segue questa realtà da più di 20 anni, da quando cioè la stalla si trovava ancora nei pressi di Conegliano e venivano allevate le bianco-nere, prima in stabulazione fissa, poi libera. Nel 2018-2019 la parte zootecnica è stata trasferita qui, e si è deciso di ripartire con le Pezzate Rosse. In materia di gestione alimentare della mandria i problemi sono quelli di cui ci ha parlato Luca: gli sforzi sono prevalentemente concentrati sulla parte foraggera, perché occorre non soltanto stabilire quando entrare in campo, ma anche determinare il profilo analitico dei fieni disponibili e organizzare al meglio il magazzino, perché occorre arrivare a fine anno senza contare troppo sull’acquisto dall’esterno di fieni bio. Ma anche da parte nostra, come mangimisti, c’è la difficoltà di trovare quantità sufficienti di materie prime biologiche di buona qualità, e proposte da fornitori affidabili. Nel nostro settore in generale, ma in questa nicchia di mercato in particolare, il rapporto fiduciario che si stabilisce tra cliente e fornitore è tutto. Vale per i nostri partner commerciali, ma vale anche per la San Michele nei nostri confronti”.

Progetto biodiversità
Il tempo di una veloce ricognizione in stalla per le foto di rito (spazi procapite a parte, a catturare la nostra attenzione sono l’elevato numero di vacche con le corna, l’immancabile toro aziendale, l’abbondanza di paglia come materiale di lettiera, lo svezzamento di piccoli gruppi di vitelli per mezzo di una vacca nutrice, e tanti altri piccoli dettagli) e rieccoci a parlare con Luca Pesenti di tutela della biodiversità. Sì, perché “quando siamo arrivati qui – ci spiega – c’era una quantità incredibile di lepri che ci devastava le produzioni orticole. Come abbiamo risolto? Con il riequilibrio della biodiversità”. Vengono piantati 8 chilometri di siepi e alberi a iosa (le famose “fasce tampone”) e pian piano l’azienda si popola di uccelli, rapaci inclusi (che tengono a bada piccioni e lepri), ma anche di volpi (letali per le nutrie) e caprioli. “Hai poi fotografato il nido dei gheppi? Abbiamo fatto di tutto per attirarli”.

