Intelligenza artificiale, adelante con juicio

L’invito è di quelli che non puoi rifiutare: una giornata d’aula per capire meglio l’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sulle nostre vite zootecniche. A proporlo è Drop, società sarda che ha fatto dell’innovazione il proprio mantra, e che, negli anni, ha iniziato a lavorare nel settore agroalimentare, dal campo alla tavola. I relatori?  Professionisti dell’informatica, specialisti in comunicazione e marketing, esperti di zootecnia. La platea? Allevatori, uomini e donne d’industria, veterinari, giornalisti e giovanissimi, ancora in fase staminale.

Aspettative alte e un po’ di ansia da prestazione perché l’intelligenza artificiale (IA) sta già permeando le nostre vite e tutti i giorni ne sfruttiamo i vantaggi, senza spesso rendercene conto. L’esempio classico è l’uso di Google Maps appena montiamo in auto, anche su percorsi che conosciamo perfettamente, ma ci piace affidarci alla voce della “signorina” che tutto sa e tutto vede, per evitare un ingorgo e prendere una strada più veloce. Un miracolo che l’IA rende possibile con il contributo dei dati che migliaia di automobilisti come noi condividono.

Condivisione e trasparenza

Già, la condivisione. Tema delicato perché per la IA è bulimica di dati, di testi, di immagini, di suoni e di emozioni. Una macchina che ragiona in petabyte di informazioni, una quantità enorme di dati digitali, visto che un petabyte (PB) e corrisponde a 1.000 terabyte (TB).  Detta in altri termini 1 petabyte corrisponde a circa 1 milione di gigabyte, è sufficiente a contenere circa 250 milioni di immagini digitali a qualità media o 13 anni di musica in alta qualità.

Per iniziare a prendere confidenza con questo mondo, fate un salto su Chat Gpt (https://chat.chatbotapp.ai/) e cominciate a giocare. Chiedete alla IA di svilupparvi un piano marketing per il vostro piccolo caseificio, date in pasto alla belva le informazioni chiave su chi siete e su cosa producete e sulle caratteristiche del vostro prodotto. Un click e Chat Gpt vi sfornerà un documento utile per creare una brochure, per iniziare a pensare ad un progetto vero e proprio o per trovare il logo ideale per il vostro (ancora) sconosciuto formaggio di capra.

Mostruose allucinazioni

Ma occhio alle “allucinazioni”, perché l’intelligenza artificiale a volte spara delle risposte tipiche di chi si è appena fatto in vena una droga pesante e quindi la competenza umana e il dominio della materia è molto utile. Più dati la belva digerirà e più precise saranno le sue risposte, più giorni di lavoro la IA avrà alle spalle e più evolute saranno le sue “generazioni”, perché di intelligenza generativa si tratta, mentre sul fronte della “creazione” il compito (almeno per il momento) è ancora molto umano.

Cosa fa l’IA?  Fate un giro su There’s an ai for that (www.theresanaiforthat.com) un sito che cataloga tutte le applicazioni più in uso di intelligenza artificiale, suddivise per attività: semplicemente impressionante. Il segreto? Interrogare l’IA in maniera furba e scrivere al meglio i “prompt”, cioè il testo o la domanda che un utente fornisce al modello per ottenere una risposta. E se non sei capace di farlo? Semplice: scrivi il tuo pensierino banale e chiedi alla intelligenza artificiale di migliorarlo in modo che la IA ti dia una risposa migliore.

Generazione, non creazione

Ma ricordate, l’intelligenza artificiale non crea, genera. Genera contenuti senza creare “valore”, a quello dobbiamo pensare noi. “Il paradosso – ricorda Andrea Rosati, segretario generale della European Association for Animal Production (Associazione Europea per la Produzione Animale) – durante il suo intervent alla giornata è che le nostre scelte sempre più spesso saranno guidate da un’entità sconosciuta, seguendo un processo decisionale complesso e non completamente tracciabile. Quindi riporremo assoluta fiducia in qualcosa che non possiamo comprendere appieno e che può teoricamente essere controllato da qualcun altro”.

Benvenuti nel futuro. “Non possiamo chiuderci nel nostro piccolo mondo – conclude Rosati – ma occorre che siamo consapevoli della intrinseca vulnerabilità della trasparenza informativa”.

Spostando il focus sul settore zootecnico, già oggi milioni di dati generati dagli apparati presenti nelle nostre stalle (robot di mungitura) o derivanti dalle genotipizzazioni, informazioni dettagliate come mai l’uomo ha avuto a disposizione nella sua storia, vengono digerite da un piccolissimo gruppo di operatori del mercato.

Ma solo così potremo trarne vantaggio, anche se i nostri dati finiscono in ogni istante nei computer delle aziende da cui acquistiamo mezzi tecnici o servizi di vario tipo. Astenersi ipocondriaci, terrapiattisti e complottisti.

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