Beef on dairy, perché no?

a cura della redazione

Contro la crisi degli approvvigionamenti dei vitelli dalla Francia e per contrastare un tasso di autoapprovvigionamento della carne bovina che è sceso al 47%, il Consorzio Lombardo Produttori di Carne Bovina (Clpcb) ha presentato a Rovato (Brescia), durante la 134ª edizione del festival Lombardia Carne, il progetto “Beef on Dairy” per coinvolgere le stalle da latte nella produzione di vitelli da ingrasso che vede il sostegno di Regione Lombardia, Associazione regionale allevatori  Lombardia, Anafibj, Coldiretti, Filiera Italia, Comal (Cooperativa mantovana tra allevatori) e Cobreca (Cooperativa bresciana bestiame e carni) e che dovrebbe trovare un prezioso alleato nel Consorzio di tutela del Grana Padano.

“Partiamo da uno scenario che ci sta preoccupando – ha dichiarato il presidente del Clpcb, Massimiliano Ruggenenti – per la sua complessità. I prezzi dei ristalli sono sempre più alti e i margini di guadagno per i produttori si stanno progressivamente assottigliando, nonostante i prezzi di mercato si collochino su valori elevati.  La Francia, principale bacino di rifornimento dei broutard, ha incrementato la fase di ingrasso sul proprio territorio, riducendo così il numero di animali vivi per l’export. Inoltre, rispetto alla rotta verso l’Italia da diversi mesi gli allevatori francesi preferiscono esportare in Nord Africa dove la remunerazione è maggiore o verso la Spagna, dove i controlli sanitari obbligatori sono meno pressanti rispetto all’Italia”.

La scarsità di broutard francesi sta creando difficoltà agli ingrassatori italiani

Vantaggi per tutti

“L’alleanza con gli allevamenti da latte – ha riassunto Ruggenenti – si propone di fecondare le vacche frisone con seme proveniente da razze da carne, utilizzando i semi sessati attualmente disponibili. In questo modo otterremo benefici per entrambe le categorie di allevatori. Da un lato, i produttori lattiero caseari possono pianificare meglio la rimonta della mandria, mentre gli ingrassatori di animali da carne potrebbero contare su un numero crescente di animali disponibili, nati in Italia”.

L’utilizzo di seme di tori da carne su vacche da latte non costituisce di per sé una novità. “Nel 2023 sono state registrate oltre 2 milioni di inseminazioni su bovini di razza Frisona italiana, di cui circa 430.000, pari a circa il 20%, relative a inseminazioni effettuate con l’utilizzo di seme di razze da carne – spiega Martino Cassandro, direttore generale di Anafibj, l’Associazione nazionale degli allevatori di razza Frisona, Bruna e Jersey.  La tendenza è di un incremento dell’1,6% all’anno, tanto che si attende nel 2030 che l’incidenza delle inseminazioni su bovine da latte con seme di razze da carne arrivi al 34%: una bovina da latte su tre”. 

Tra i vantaggi evidenziati dal progetto “Beef on Dairy” c’è anche la possibilità di creare una linea di raccolta dati e di valutazione genomica sulla progenie. Inoltre, Anafibj sta sviluppando e renderà disponibile uno strumento di supporto decisionale per gli allevatori per l’utilizzo del “Beef on Dairy” e la selezione in purezza.

Uno strumento in più per rendere più invitante l’utilizzo del seme da carne sulle bovine da latte.

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