di Pierangelo Cattaneo – Medico veterinario
Oltre che un indice di benessere, lo stimolo ad alimentarsi presenta risvolti fisiologici e sociali di fondamentale importanza, in tutte le fasi del ciclo della bovina
La salute della bovina ha sicuramente riscontro in un’alimentazione equilibrata che venga consumata correttamente, per cui alterazioni sia positive che negative dell’appetito vanno indagate. L’impulso ad alimentarsi ha risvolti fisiologici affascinanti perché è stimolato o inibito, nei ruminanti ma anche in altre specie, da diversi fattori. In primis da un ormone, la grelina, sostanza che viene prodotta dalle cellule presenti nell’abomaso, dette cellule ossintiche, costituenti delle ghiandole gastriche. Orbene, queste ghiandole sintetizzano questo componente denominato appunto grelina che è una sostanza neuro-attiva, che agisce in particolare sull’ipotalamo, il quale, una volta che riceve questo stimolo, attiva a sua volta una serie di neuroni capaci di sintetizzare altre sostanze neuroattive, e in particolare due: il neuropeptide Y, che pro-muove il consumo di alimento e riduce il dispendio di energia, e un altro peptide denominato agouti-correlato, che inibisce il senso di sazietà e stimola l’assunzione della razione.
Meccanismo complesso
Inoltre l’ipotalamo agisce coinvolgendo in questo processo altre aree cerebrali, in particolare:
1) la corteccia, dove avviene la percezione del gusto e dell’odore del cibo;
2) il sistema limbico, localizzato nella parte più profonda del cervello, che ha indissolubili legami con emozioni come il piacere e la gratificazione data dall’alimento. Quest’ultima, in una certa misura, può stimolare l’assunzione di cibo nonostante il senso di fame non sia preponderante. Inoltre il sistema limbico è fortemente connesso con il sistema olfattivo oltre che con quello del gusto e della vista. Questo fantastico sistema associa esperienze positive o negative a specifici alimenti. Nel vitello ad esempio, l’odore della bovina, i suoi leccamenti, le vocalizzazioni associati all’assunzione di latte stimola ancora di più il vitello a cercare l’alimento.
Abbiamo poi coinvolto in questo complesso meccanismo il tronco encefalico, che controlla i riflessi periferici, come la regolazione dei muscoli masticatori, il movimento della lingua, la secrezione di saliva, le contrazioni esofagee, il riflesso ruminale, lo stato di riempimento del rumine, la presenza di particolari nutrienti nell’intestino.

Un passaggio delicato
Conosciamo bene quanto l’appetito sia variabile nelle diverse fasi della vita della bovina. Una delle fasi più delicate è quella riferita al periodo del parto-postparto, dove frequentemente si può osservare una diminuzione dell’appetito: perché ciò avviene e come possiamo sostenerlo? Dobbiamo considerare che nell’immediato post parto, il volume dell’utero nella bovina gravida occupa ancora buona parte della cavità addominale, e questo volume si riduce fortemente in 24-72 ore; tuttavia il rumine non ha la capacità immediata di dilatarsi così velocemente per andare ad occupare lo spazio fisico liberato dall’utero. Inoltre il parto è un evento più o meno stressante per la bovina e che comporta, in particolar modo nelle primipare, dolore,aspetto quest’ultimo che sicuramente non mette l’animale nelle migliori condizioni per poter riprendere a pieno la sua attività alimentare. Inoltre il passaggio da un razionamento per la fase di asciutta a quella studiata per l’attività produttiva comporta un cambiamento della microflora ruminale con possibile diminuzione dell’efficienza digestiva. Una delle prime cose da considerare inoltre, in caso di diminuzione dell’appetito in questo periodo, è il controllo delle complicanze che possono avvenire in seguito al parto, per cui risulta fondamentale avere un riscontro dalla temperatura corporea dell’animale per scongiurare possibili fattori infettivi che portano all’aumento della temperatura corporea.
Quadro ormonale
Dobbiamo poi considerare il quadro ormonale che muta completamente dopo il parto, in quanto durante la gravidanza abbiamo valori di progesterone che sono elevati, ma che crollano nell’approssimarsi del parto. Sapendo che quest’ormone contribuisce alla stimolazione dell’appetito, aggiungiamo un altro tassello al “para-fisiologico” calo dell’appetito. Di pari passo va l’aumento degli estrogeni nell’imminenza del parto, ormoni che poi subiscono anch’essi una brusca diminuzione: anche questo comporta una diminuzione dello stimolo ad alimentarsi.
Un ruolo importante lo gioca la prolattina, che cresce molto rapidamente in prossimità del parto, facendo dirottare l’energia assunta verso la produzione di latte per le necessità del nuovo nato. Questo switch-off di energia fa sì che si riduca quella a disposizione della madre, creando in tal modo uno stato di apatia. Il GH (growth hormone), l’IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile) e l’insulina sono tutti ormoni coinvolti nel bilancio energetico della bovina. Quando la richiesta di energia è molto elevata per l’aumentare della produzione di latte, i livelli di GH sono anch’essi alti, mentre quelli di IGF-1 e di insulina sono bassi, e ciò favorisce la lipolisi e riduce l’appetito. L’IGF-1 è prodotto dal fegato e promuove l’assorbimento degli amminoacidi per aumentare la sintesi proteica, processo che comporta dispendio energetico, stimolando così la bovina ad assumere cibo.
La leptina, ormone prodotto dalle cellule adipose, svolge anch’esso un ruolo fondamentale nell’assunzione di cibo: maggiore è la massa grassa dell’animale, maggiore sarà la leptina immessa in circolo, che andrà a livello ipotalamico ad inibire il senso di appetito. La colecistochinina, ormone prodotto dalle cellule del duodeno, viene rilasciata a seguito della presenza di grassi e proteine, per cui ha un effetto feed-back a livello cerebrale dove “avverte” che sono presenti una serie di prodotti atti a mantenere il bilancio alimentare corretto. Essa determina anche una riduzione della velocità dello svuotamento gastrico, per permettere una maggiore sintesi di sostanze atte a promuovere l’assorbimento dei nutrienti presenti nell’intestino.

Come intervenire
Tutto quanto sinora detto è quello che avviene in condizioni fisiologiche o para-fisiologiche, ma come possiamo sostenere l’appetito della bovina in questa delicata fase oppure durante la lattazione? Abbiamo visto come il cervello sia coinvolto nella regolazione dell’appetito e come quest’organo, oltre che stimoli ormonali riceva anche stimoli da altri sensi. Risulta dunque importante, in primis in caso di diminuzione dell’appetito, comprendere se questo calo è presente in un gruppo di animali oppure solo in alcuni capi; in questo secondo caso, occorre verificare che non vi siano patologie latenti o in corso. Diversamente risulta molto importante verificare se vi siano alimenti di scarsa appetibilità all’interno della razione, quali muffe oppure odori sgradevoli nonché sapori impropri. Ciò succede spesso quando si aggiungono alla razione in maniera repentina integratori o supporti vitaminici che alterano il sapore o l’odore della razione di base, oppure può verificarsi quando il cambio trincea viene effettuato troppo rapidamente. Rammentiamo poi che il numero di scarichi della razione fresca aumenta lo stimolo all’alimentazione perché la bovina è un animale pascolatore, abituato atavicamente (e la sua fisiologia lo dimostra) ad assumere cibo con maggiore frequenza tanto maggiore è la disponibilità di alimento (per poi andare a masticarlo in condizioni di tranquillità).
Nell’impossibilità di scarichi frequenti, ben vengano gli spingiforaggio, che avvicinano l’alimento alla mangiatoia, favorendo un rimescolamento della razione. Ma l’assunzione di alimento è favorita anche dalla mancanza di competizione, che può instaurarsi all’interno della mandria sia per il sovraffollamento, sia a causa di bovine particolarmente dominanti. L’appetito dipende inoltre anche da fattori genetici, in quanto le bovine di giorno non sono paragonabili a quelle ritratte secoli fa, e non solo dal punto di vista conformazionale, ma anche e soprattutto perché hanno un’efficienza metabolica molto sviluppata, in grado di convertire molto meglio l’alimento che assumono e di mantenere più costante nel tempo la capacità di ingestione.
Stress sociali
Come sopra accennato, a influenzare l’appetito contribuiscono anche aspetti sociali, quali ad esempio le gerarchie che si formano all’interno della mandria. Risulta negativa anche la frequente introduzione di nuovi capi provenienti da altri allevamenti, o anche da altri settori dello stesso allevamento: il riconoscimento olfattivo è infatti cruciale per ridurre lo stress e la competizione.
Quando questo riconoscimento viene meno, le bovine percepiscono la nuova arrivata come una “competitor” per acqua, cibo e spazio, e quindi questo nuovo ingresso diventa per loro un evento da ostacolare.
Al contrario, bovine che si spostano in maniera sincrona da un gruppo all’altro mantengono una coesione che favorisce il loro benessere e di conseguenza non avvertono lo stress sociale ed alimentare.
Non dimentichiamo inoltre che le bovine sono animali sociali, il cui isolamento è giustificato solamente per motivi sanitari; anche in questo caso, però, i “box infermeria” dovrebbero essere organizzati in modo tale che la bovina ricoverata non perda il contatto con il resto del gruppo perché altrimenti il calo dell’appetito potrebbe essere importante.
Un altro aspetto da considerare sono i tempi di attesa per la sala di mungitura: se questi si prolungano troppo, dopo le operazioni di mungitura e in assenza di scarico di alimento fresco, è possibile che la bovina, dopo essersi abbeverata, avverta un senso di affaticamento, sia per l’ipocalcemia conseguente alla mungitura sia per il prolungato tempo di stazionamento in piedi, e tenda quindi a sdraiarsi più che a raggiungere la mangiatoia.

Conclusioni
L’appetito è regolato da una serie di aspetti che vanno opportunamente valutati in una visione olistica dell’animale, sia che si tratti di giovani (vedi box, ndR) che di adulti. Conoscere la fisiologia è importante per comprendere gli aspetti che stanno alla base dell’appetito di una bovina, ma vanno considerate anche patologie più o meno conclamate che comportano una diminuzione dello stimolo a mangiare, senza mai dimenticare gli aspetti che coinvolgono olfatto e gusto della razione, nonché il benessere psicofisico della bovina quali il dolore, la temperatura esterna e corporea, l’ipocalcemia e altro. Tutti aspetti che si manifestano attraverso gli atteggiamenti individuali della bovina, nonché attraverso quelli di interazione sociale.
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