Recinzioni, istruzioni per l’uso

I recinti fissi senza cani custodi sono trappole mortali

Gestione mandria

Recinzioni, istruzioni per l’uso

La progettazione e il montaggio di un recinto per proteggere il bestiame dall’attacco dei predatori è materia di professionisti. Cosa spetta fare all'allevatore

Si sente spesso parlare dei presidi minimi e indispensabili atti a mitigare il conflitto predatori/allevatori, ed ormai dovrebbe essere chiaro il concetto che un solo tipo di intervento/azione si rivela praticamente sempre infruttuosa, anzi spesso addirittura dannosa, non solo dal punto di vista economico.
Le recinzioni zootecniche elettrificate mobili in assenza di cani custodi (all’interno e/o all’esterno a seconda del caso) vengono abbattute dagli animali spaventati ad arte dai lupi, che utilizzano il trucco di far ammassare le prede le une sulle altre spaventandole: la ressa e l’effetto della calca fanno il resto.
I recinti fissi senza cani custodi sono trappole mortali in cui i predatori entrano per poi far scempio di ogni animale vivo che incontrano secondo la dinamica ben nota dell’overkilling. Essa si verifica quando un predatore si trova di fronte a una massa di prede impossibilitate a fuggire; l’azione della fuga innescherebbe in lui le normali dinamiche di “spegnimento” della sua spinta all’uccisione. In assenza di prede che fuggono o qualche elemento esterno che lo interrompa, il predatore uccide tutte le prede senza fermarsi, finché ce ne sono.
 

Senza confini

D’altro canto, la gestione di una muta di cani senza un limite territoriale netto e chiaro quale è un recinto, diventa spesso una escalation di vari problemi. La presenza stessa dei cani guardiani che pattugliano anche in casa altrui crea seri rischi non solo per l’incolumità dei cani stessi, ma anche per la viabilità delle strade. L’accessibilità di un gregge da parte di cani estranei (da compagnia, da tartufo o da caccia che siano) è praticamente sempre causa di morti violente di questi sventurati intrusi, e di lunghe e dispendiose cause legali.
In assenza di cani guardiani a protezione, i danni possono essere del gregge, che, spaventato dai succitati cani di passaggio, si getta giù da qualche rivo oppure finisce in mezzo ad una statale causando gravissimi incidenti. Gli esempi qui elencati fanno parte della mia esperienza personale, ma non sono certamente gli unici di quel che può succedere quando le soluzioni si trasformano in problemi maggiori di quelli che avrebbero dovuto prevenire o mitigare.

predazione, bestiame
Il lupo è un predatore astuto, che in assenza di cani custodi all’interno o all’esterno del recinto, spaventa ad arte le sue prede, costringendole ad ammassarsi. Per effetto della calca la recinzione può crollare
 

Roccaforte difendibile

È ormai acclarato che avere solo cani, anche se in numero sufficiente alla pressione locale dei predatori, diventa un rischio di impresa alla luce dei reali incidenti con turisti, fungaioli, tartufai, cacciatori, ecc. Quindi la presenza di recinti (fissi e/o mobili) è il metodo più sicuro per creare una barriera, sia fisica che psicologica, per la nostra muta di cani guardiani. La zona recintata diventa la “roccaforte” difendibile dei cani contro i loro mortali nemici; aiuta i cani a capire quale è il loro posto, sfruttando la pack mentality o “mentalità di branco” (quella che caratterizza i predatori “sociali”, lupi in primis, ed è insita nella psicologia canina e lupesca). Essa spinge le femmine a pattugliare accuratamente un territorio stanziale dove accudire e proteggere la prole.
Con questo sistema, anche quei cani guardiani che non avessero ancora sviluppato il legame col bestiame, lo proteggeranno di fatto per salvaguardare la loro discendenza, e si innescherà nella generazione successiva quel magnifico rapporto simbiotico che caratterizza i veri cani custodi di armenti (quale che sia la loro genealogia o provenienza geografica).
Un altro fattore positivo dell’uso corretto del recintare, consiste nel circoscrivere e tenere unite le greggi, così da poterle controllare e proteggere al meglio; contemporaneamente poniamo un limite concreto alle smanie di bighellonaggio che alcuni soggetti possono avere (specialmente i giovani maschi in cerca di avventure “romantiche”).
 

A tuo rischio e pericolo

Ennesimo punto a favore del recintare è la presenza di una vera limitazione a chiunque voglia entrare in contatto col bestiame: che tu sia un bambino in gita con la scuola, un pensionato a spasso con il suo inseparabile bastone da trekking, che tu sia un esuberante (ed incosciente!) cane cittadino venuto per “sgambare libero nei prati”, o anche un feroce predatore.
Quando un recinto – magari elettrificato – ben fatto e ben gestito si para davanti, diciamo che sei costretto a pensare al da farsi e non puoi finire “accidentalmente” nei guai. Se entri in un recinto scavalcandolo o abbattendolo, sai che stai entrando in casa di qualcuno… e non è sempre saggio farlo. 

predazione, bestiame
L’esperienza insegna che è opportuno abbinare adeguate recinzioni alla presenza di una muta di cani custodi
 

Progettazione e montaggio

Per far sì che una recinzione mobile o fissa possa esprimere il suo reale potenziale positivo, va progettata adeguatamente, valutando un gran numero di fattori direttamente correlati con la zona geografica in cui si trova l’appezzamento da recintare, e valutando accuratamente ogni fattore presente in loco (dal tipo di terreno, alla pendenza, alla prossimità e al tipo di vegetazione, ecc.). Insomma, è un lavoro serio e non semplice, che va affrontato con professionalità, altrimenti diventerà solo l’ennesima spesa superflua.
Progettazione e montaggio vanno dunque fatti da qualcuno che abbia reali competenze professionali in questo settore. Come approccio, diffiderei di chi vi dice: “tranquillo, è una cavolata!”, perché se è vero che magari il preventivo che questo signore vi presenta sarà più conveniente in termini di euro, dovrete poi fare i conti con problemi da risolvere (di tasca vostra e con vostre ore lavoro) una volta che il recinto è sui vostri terreni e coi vostri animali da reddito dentro.
 

Manutenzione

Superato lo step progettazione e montaggio in modo corretto, bisogna poi calcolare che qualsiasi recinto, che sia elettrificato o meno, richiede manutenzione costante e accurata.
Nel caso di recinti fissi, dovrà essere verificata ciclicamente la tenuta dei pali, perché sia il bestiame selvatico (cinghiali in primis) che quello domestico possono scalzarli usandoli come punti per grattarsi. Nel caso di recinti elettrificati bisogna eseguire uno sfalcio almeno due volte l’anno lungo tutto il perimetro (esterno almeno) per creare quella fascia di pulizia che impedisca alla vegetazione di far scaricare la tensione rendendo il recinto inefficace.
Questi sono solo due esempi, ma ci sono molti aspetti da presidiare; come regola aurea, più è complesso il tipo di recinto ed il territorio in cui lo si mette, maggiori saranno le spese di manutenzione ordinaria (non parliamo poi di quella straordinaria, tipo quando gli animali le sfondano tutte, in preda al panico durante una predazione).

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La manutenzione di un recinto elettrificato comporta anche l’esecuzione di uno sfalcio almeno due volte l’anno lungo tutto il perimetro quanto meno esterno. Questo per impedire alla vegetazione circostante di far scaricare la tensione
 

Casi difficili

Parlando di prevenzione e riduzione dei danni è imprescindibile, a mio parere, fare una specifica: azzerare le perdite è praticamente impossibile, tranne che per chi gestisce gli animali in stalla al 100% tutto l’anno. Anche in questo caso però, per onestà intellettuale, va considerato che hanno un peso non indifferente le perdite a causa delle maggiori cariche batteriche, le spese maggiori per le profilassi veterinarie, le ore lavoro in più per la gestione e la pulizia delle stalle, e i costi per il nutrimento degli animali che non possono far pascolo. Molto spesso il tutto diventa anti-economico.
Proseguo il ragionamento facendo notare che in molti contesti rurali e territorialmente complessi (quindi il 90% dei territori marginali italiani vocati all’allevamento vagante) è estremamente difficile installare recinzioni, non solo per l’orografia del terreno, ma per la parcellizzazione delle particelle catastali. Basti pensare alle zone montane o ai terrazzamenti liguri e lombardi ad esempio. In altri casi è impossibile proprio, perché i terreni di pascolo sono in affitto temporaneo (alpeggi estivi), oppure appartengono a più proprietari che hanno diritto di passo o accesso, ed è impensabile iniziare una causa legale per poter mettere un recinto.
Per concludere invito quindi i benpensanti che tagliano corto dicendo “basta prender due cani e recintare” a mettersi una mano sulla coscienza, e l’altra sulla bocca! 


di Roberto Maviglia – Ovinicoltore, Menconico (PV)