Premi sempre alti con il bilancio aminoacidico

Azienda Boldini: tanto lavoro in stalla e benessere animale al top per produrre quantità e qualità

Gestione mandria

Premi sempre alti con il bilancio aminoacidico

Visita all’azienda agricola Boldini di Gallignano (Cr) dove gli investimenti sulla qualità della razione e sulla componente proteica hanno dato ritorni ottimi

Mario Boldini è un allevatore a cui piace pensare con la propria testa, e dipendere il meno possibile da terzi. Per accorgersene basta fare un giro per il suo allevamento di vacche da latte: ecco il mangimificio, i capannoni per le bovine in mungitura e i box di gruppo per i vitelli (su grigliato e con mini-cuccette): tutte strutture fai-da-te, costruite letteralmente in casa. Ecco anche l’avveniristica arla, acquistata per effettuare in completa autonomia i pareggi funzionali. E che dire della trincea di silomais, alloggiata all’interno di una rimessa, per impedire che gli agenti atmosferici deteriorino la massa? O della stagionalizzazione dei parti, in modo tale di non avere delle asciutte in estate?

Boldini, Adisseo, metionina protetta, Mazzoleni, Smartamine
Mario Boldini è titolare dell’azienda insieme al padre Simone

Ma è dialogando a tu per tu con questo bravo imprenditore della rigogliosa campagna intorno a Soncino (Cr) che si colgono gli aspetti più interessanti del suo modo di interpretare la produzione di latte, ancorati a una strategia di base: piuttosto che ingrandire la mandria, dover ampliare le strutture e assumere nuovo personale, meglio puntare alla massima efficienza in stalla e in campagna, dando valore a quello che c’è in azienda. La formula tattica è consolidata: tanto lavoro in stalla e benessere animale al top per produrre quantità e qualità. “Il veterinario dice che le mie vacche stanno bene e finché il direttore della banca non mi chiama – scherza Mario – vuol dire che anche i conti sono in buona salute”.

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Con 20 ettari di campagna lavorati con efficienza, l’azienda è autosufficiente per la quota foraggera della dieta
 

Qualità del latte

Qualche numero può rendere meglio l’idea: bastano 20 ettari di campagna, coltivati in parte a medica (6 ha) e in parte a triticale e frumento foraggeri di primo raccolto e a mais da trinciato di secondo raccolto, per assicurare all’azienda la piena autosufficienza foraggera.

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Nella razione c’è un’abbondante presenza di fieni e fasciati, affiancati da quantità di silomais tutto sommato modeste

Nel 2019, annata di per sé non particolarmente felice, la mandria di 100 vacche in mungitura (90% Frisone, 10% Brune e incroci) ha raggiunto una media produttiva di 104 quintali. Ma da qualche anno a questa parte, è soprattutto la qualità del latte ad andare a gonfie vele: nei primi 3 mesi di quest’anno, ad esempio, la proteina ha totalizzato un 3,64%, la caseina un 2,87% e il grasso un 4,28%, con le cellule ferme a 54mila unità/ml e la carica batterica totale a 6.178 Ufc/ml. “Con le proteine del latte – sottolinea Mario con motivato orgoglio – siamo arrivati anche a un valore record di 3,8%, e con la caseina al 3%. E ho la sensazione che con entrambi potremmo andare anche più su”.

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Durante il preparto la razione è costituita dall’unifeed di base dell’asciutta, a cui viene aggiunta due volte al giorno una miscela contenente anche Smartamine®, fondamentale in questa fase per l’avvio della lattazione

Quando gli chiediamo quali siano i principali fattori che lo hanno aiutato a tagliare certi traguardi, Mario punta il dito sull’alimentazione: “La genetica – premette – non può aver influito più di tanto, perché scelgo da sempre tori equilibrati per i vari caratteri, e ultimamente tendo a privilegiare più che altro arti e piedi. Anche l’età media della mandria conta fino a un certo punto, visto che in stalla ho anche capi di 7 anni e passa. È che non seleziono le vacche in base all’anzianità: le manze vanno a sostituire gli animali-problema”. Per quanto riguarda invece il capitolo dieta, Mario individua diversi elementi che hanno giocato a suo favore: “A mio modo di vedere – ci dice – il fatto di alimentare la mandria senza ricorrere all’acquisto di miscele commerciali di concentrati mi permette di avere il controllo sui cambiamenti in razione, potendoli adeguare tempestivamente in funzione della risposta degli animali. Un ulteriore contributo al miglioramento della qualità è derivato dalla sostituzione nel piano colturale del loietto con il triticale da foraggio, scelta intrapresa per la maggiore degradabilità della fibra riscontrata. Ma l’elemento determinante è stato senza dubbio il lavoro di bilanciamento aminoacidico realizzato dal mio alimentarista”.

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Da sinistra: Claudio Vezzani di Adisseo, Piero Ranzani ed Efrem Mazzoleni di Mazzoleni Spa, Mario Boldini e Luca Epis del team Mazzoleni

“In questa stalla – ci spiega infatti Piero Ranzani di Mazzoleni Spa – utilizziamo da più di 3 anni la metionina protetta di Adisseo (Smartamine®, ndA) per soddisfare il fabbisogno di questo fondamentale aminoacido. Ma nell’ultimo anno abbiamo esteso il bilanciamento anche ad altri aminoacidi limitanti per la vacca da latte, come ad esempio la lisina, e agli acidi grassi essenziali (EPA e DHA) con ottimi riscontri sulla mandria, sia a livello riproduttivo che immunitario. E a breve, sempre grazie alla collaborazione con Adisseo, faremo nuove analisi delle materie prime, in modo tale identificare con maggiore precisione l’effettivo contenuto aminoacidico degli alimenti offerti alla mandria ed effettuare un bilanciamento ancora più completo”.

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Il mangimificio aziendale
 

Costi e benefici

Per effetto di questa strategia, il costo del litro di latte è cresciuto un po’ arrivando a 18 centesimi (+4 cent), ma i miglioramenti nella qualità del latte e in particolare nel tenore proteico hanno più che compensato l’investimento.

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“Destino il prodotto a latte alimentare – conclude infatti Mario – e sebbene il livello di caseina non mi venga riconosciuto ai fini del pagamento, i premi erogati dalla mia latteria sono comunque buoni. Sono basati per circa il 50% sul contenuto proteico del latte e mi valgono sempre quei 35-40mila euro all’anno. A marzo di quest’anno, per esempio, il prezzo base era di 38,5 centesimi, ma con i premi ho incassato 3 centesimi in più”. Chi non risica non rosica, dice il detto.