Gestione mandria
Poca spesa e massima resa con il nostro siloerba
Per conservare le proprietà nutrizionali e organolettiche dell'insilato, i fratelli Robiola di Caluso (To) hanno scelto i teli a barriera di ossigeno SealPlus
Un piccolo pezzo di Irlanda con vista sulla collina di Superga. È questa la prima impressione che suscita la visita alla Società agricola dei fratelli Lorenzo e Paolo Robiola di Caluso (To). Una realtà sicuramente sui generis, in cui l’erba dei 200 ettari di prati stabili a conduzione biologica viene efficientemente trasformata dalla mandria di Pezzate Rosse (210 vacche in mungitura) in preziosi chili di latte biologico e biodinamico. Il tutto grazie a un insilato d’erba di altissima qualità, che viene prodotto, raccolto e conservato secondo quanto suggeriscono le migliori pratiche agricole e zootecniche.
La Società agricola dei fratelli Lorenzo e Paolo Robiola di Caluso (To)
“Dalla campagna 2019 – ci spiega Lorenzo – realizziamo il programma Dairy Self dell’Ara Piemonte, portato avanti dagli alimentaristi Ernesto Tabacco e Luciano Comino. Si tratta di un piano di gestione agronomica e di alimentazione del bestiame che punta sull’impiego in razione di ottimi insilati per limitare l’apporto di alimenti costosi come potrebbero essere, nel nostro caso, i mangimi biologici. Così, dalla primavera dell’anno scorso ci siamo messi a produrre questo meraviglioso insilato d’erba al 17-18% di proteina grezza, che oggi costituisce la base della dieta delle nostre bovine. È profumatissimo, ben appetito dalle bovine e ne produciamo in quantità: sei tagli nel 2019”.
Da destra: Lorenzo con il fratello Paolo e con il papà Sergio Robiola, medico veterinario
Grazie all’inserimento in razione del loro siloerba di qualità, i fratelli Robiola oggi utilizzano minori quantità di alimenti costosi
Oltre alla distribuzione e alla compattazione omogenea della massa, i fratelli Robiola ripongono la massima attenzione anche alle operazioni di copertura: “Sigilliamo l’insilato con il telo SealPlus a barriera di ossigeno da 110 micron sulle pareti, e con una doppia copertura sopra alla massa: il telo SealPlus da 150 micron resistente agli UV e poi la rete di protezione SealPlus. Il tutto viene ricoperto da un generoso strato di ghiaia, che serve a far aderire bene la massa alla doppia copertura”.
Alcune delle trincee dove viene stoccato il siloerba
All’apertura della trincea il risultato è garantito: l’insilato è ricco di preziosi nutrienti e conserva intatte le sue proprietà organolettiche. Conti alla mano, investire nei teli a barriera di ossigeno della 2Gamma è una scelta che ripaga: “Prima di passare all’insilato d’erba – riflette Paolo – la mandria veniva alimentata a fieno e mangimi biologici, e producevamo di media 17 kg di latte per vacca al giorno. Adesso la razione ci costa meno, perché l’unifeed è costituito da insilato d’erba, farina di mais e al limite un po’ di soia nel gruppo più produttivo, ma in compenso la produzione media di stalla è aumentata, arrivando a 21 chili di latte”. “E la mandria – interviene Sergio Robiola, papà di Lorenzo e Paolo e di professione medico veterinario – non ha alcun problema di salute e di fertilità”.
La copertura ermetica, mantenuta dai teli a barriera di ossigeno, è decisiva ai fini della qualità del foraggio offerto alle lattifere
Chiamatela efficienza in versione bio: la produzione di latte sarà anche modesta per quantità, ma costa poco e viene valorizzata bene, molto bene. Tutto il resto è poesia: le vacche che ruminano tranquille, il latte biologico, i prati e il sole che adesso tramonta dietro la Basilica di Superga.
La Società agricola dei fratelli Lorenzo e Paolo Robiola di Caluso (To)
“Dalla campagna 2019 – ci spiega Lorenzo – realizziamo il programma Dairy Self dell’Ara Piemonte, portato avanti dagli alimentaristi Ernesto Tabacco e Luciano Comino. Si tratta di un piano di gestione agronomica e di alimentazione del bestiame che punta sull’impiego in razione di ottimi insilati per limitare l’apporto di alimenti costosi come potrebbero essere, nel nostro caso, i mangimi biologici. Così, dalla primavera dell’anno scorso ci siamo messi a produrre questo meraviglioso insilato d’erba al 17-18% di proteina grezza, che oggi costituisce la base della dieta delle nostre bovine. È profumatissimo, ben appetito dalle bovine e ne produciamo in quantità: sei tagli nel 2019”.
Da destra: Lorenzo con il fratello Paolo e con il papà Sergio Robiola, medico veterinario
Protezione SealPlus
Naturalmente – prosegue Lorenzo – per ottenere un prodotto ricco di nutrienti nobili, il prato deve essere sfalciato precocemente, alla prima fioritura (quest’anno il primo taglio è stato effettuato il 10 aprile: ndA), quando la pianta è alta 30-40 cm, e ad un’altezza di 5-10 cm dal suolo per minimizzare i residui di terra. “L’appassimento in campo – aggiunge il nostro interlocutore – deve essere il più breve possibile per minimizzare la perdita di sostanze nutritive. Poi via subito alla fase di insilamento in trincea, nei confronti della quale le nostre cure diventano maniacali”.Grazie all’inserimento in razione del loro siloerba di qualità, i fratelli Robiola oggi utilizzano minori quantità di alimenti costosi
Oltre alla distribuzione e alla compattazione omogenea della massa, i fratelli Robiola ripongono la massima attenzione anche alle operazioni di copertura: “Sigilliamo l’insilato con il telo SealPlus a barriera di ossigeno da 110 micron sulle pareti, e con una doppia copertura sopra alla massa: il telo SealPlus da 150 micron resistente agli UV e poi la rete di protezione SealPlus. Il tutto viene ricoperto da un generoso strato di ghiaia, che serve a far aderire bene la massa alla doppia copertura”.
Alcune delle trincee dove viene stoccato il siloerba
All’apertura della trincea il risultato è garantito: l’insilato è ricco di preziosi nutrienti e conserva intatte le sue proprietà organolettiche. Conti alla mano, investire nei teli a barriera di ossigeno della 2Gamma è una scelta che ripaga: “Prima di passare all’insilato d’erba – riflette Paolo – la mandria veniva alimentata a fieno e mangimi biologici, e producevamo di media 17 kg di latte per vacca al giorno. Adesso la razione ci costa meno, perché l’unifeed è costituito da insilato d’erba, farina di mais e al limite un po’ di soia nel gruppo più produttivo, ma in compenso la produzione media di stalla è aumentata, arrivando a 21 chili di latte”. “E la mandria – interviene Sergio Robiola, papà di Lorenzo e Paolo e di professione medico veterinario – non ha alcun problema di salute e di fertilità”.
La copertura ermetica, mantenuta dai teli a barriera di ossigeno, è decisiva ai fini della qualità del foraggio offerto alle lattifere
Chiamatela efficienza in versione bio: la produzione di latte sarà anche modesta per quantità, ma costa poco e viene valorizzata bene, molto bene. Tutto il resto è poesia: le vacche che ruminano tranquille, il latte biologico, i prati e il sole che adesso tramonta dietro la Basilica di Superga.